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Il 2 luglio moriva Ernest Hemingway. La sua letteratura fra la vita e gli abissi

Una vita in bilico fra la grande letteratura e l’inquietudine esistenziale. 5 tappe per ricordare lo scrittore statunitense Ernest Hemingway.
A cura di Silvia Buffo
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Un ritratto di Ernest Hemingway
Un ritratto di Ernest Hemingway

Il 2 luglio di 55 anni fa moriva Ernest Hemingway, uno dei più grandi scrittori della letteratura mondiale, che con il suo talento, e forse inconsapevolmente, pose le basi per costituzione del romanzo del XX secolo. Mai parole più calzanti furono usate per descrivere la personalità di questo scrittore come quelle pubblicate da Mondadori per la collana Verdi colline d'Africa, che gli fu dedicata: «Personaggio affascinante, le sue pagine – profondamente ispirate a uno stile di vita – sono pervase da un senso assoluto della vigoria morale e fisica, dallo sprezzo del pericolo, ma anche dalla perplessità davanti al nulla che la morte reca con sé» .

1. Una vita fitta di eventi, racconti, romanzi

In queste parole si individua, con una certa naturalezza, un'essenza, un'interiorità che rimanda al tormentato mare di contrasti che abitano l'animo inquieto dello scrittore per il quale vale, senza ombra di dubbio, la constatazione che seppur non ebbe la più lunga delle vite, la sua esistenza fu indubbiamente intensa e sfaccettata, dalla ‘generazione perduta' di cui faceva parte a Parigi, negli anni giovanili trascorsi fra gli espatriati americani, a combattente in Europa durante la prima guerra mondiale, dall'amore per Cuba fino al Nobel con Il vecchio e il mare, premio che non ritirò mai personalmente dichiarando che era ‘troppo tardi', aneddoto rivelatorio del velo di malinconia che ha sempre caratterizzato l'indole più intima di Hemingway.

2. I quarantanove racconti: il meglio della narrativa americana

I quarantanove racconti, raccolti in un volume nel 1938, sono forse fra gli scritti più emblematici dello scrittore statunitense e dell'intera narrativa americana. Sono stati consacrati dalla critica tra i capolavori più significativi della letteratura: Hemingway, con approccio empirico, qui restituisce un'umanità eterogenea e vibrante accomunata da un unico fine: uomini, donne e adolescenti sono chiamati tutti a misurarsi con la durezza dell'esistenza, che li mette alla prova. Tipico nello scrittore è presentare personaggi che in una dimensione di disagio sono pronti a spiccare attraverso l'esternazione della propria ‘grazia'. Sono racconti di straordinaria bellezza e profondità che «quando tu hai finito di leggerne uno ti sembrerà che tutto quanto sia accaduto a te e, dopo, tutto quanto ti appartiene: il bene e il male, l'estasi, il rimorso, il dolore, la gente, i posti e il tempo che faceva» – è con queste suggestive parole che li ha descritti Einaudi.

3. Il vecchio e il mare, l'amore per Cuba e il Nobel

Il vecchio e il mare, ispirato da un amore immenso per Cuba, non poteva che essere il romanzo del Nobel, quello dai toni universali che tanto stavano a cuore allo scrittore, come il coraggio, la tenacia dell'uomo di fronte alla Natura. In quella breve storia di un vecchio che lotta con un pesce spada c'è tutta l'epica di Hemingway. Non è un caso che alcuni critici lo abbiano definito il suo Moby Dick, ma Hemingway bandiva la ricerca di simbologie nei suoi libri, negò sempre l'allegoria. Il panismo, la fusione dell'uomo con la natura, non richiede simbologie, è già forte e maestoso di per sé. La bellezza di tutto il romanzo sta nel sentimento di cui è mosso il vecchio: da un rispetto profondo e toccante per quel pesce che in modo nobile lottava contro la determinazione del pescatore e quanta dolcezza nel vigore di questa immagine.

4. Ernest Hemingway, la depressione e la malattia

E dalla forza, piena di ogni più sensibile valore etico, che si poteva rintracciare in quell'atto di pesca, la vita dello scrittore non tardò a ripiegarsi su se stessa, nel 1957, l'anno in cui Hemingway iniziò a soffrire di una forte depressione e in cui scrisse un solo racconto, Un uomo di mondo. Anche la sua vecchia Cuba la vedeva con occhi diversi, aveva perso il suo fascino a causa dei grattacieli che affollavano le spiagge. Tutto comincia a incupirsi nella sua vita fino a condurlo sulla scia di crisi maniaco-depressive lungo tutto il suo ultimo decennio di vita, in cui sono emersi in maniera netta i contrasti che forse e infondo hanno caratterizzato il suo animo da sempre, fra malinconia e gioia di vivere, inquietudine e passione, non è un caso che sin da giovane tendeva a non farne un tabù dei suoi lati più oscuri, in una lettera scritta ai genitori il 18 ottobre 1918, si pronunciò con queste parole:

Morire è una cosa molto semplice. Ho guardato la morte e lo so davvero. Se avessi dovuto morire sarebbe stato molto facile. Proprio la cosa più facile che abbia mai fatto… E come è meglio morire nel periodo felice della giovinezza non ancora disillusa, andarsene in un bagliore di luce, che avere il corpo consunto e vecchio e le illusioni disperse.

5. Colline come elefanti bianchi fra ermetismo ed etica

La percezione profonda della realtà è nitida, lucida così come in uno dei suoi racconti più emblematici, Colline come elefanti bianchi, il titolo sembra così ermetico invece cela un significato profondissimo, gli animali erano un dono regale ai cortigiani, animali sacri per i quali le famiglie erano disposte ad andare in rovina pur di mantenerli in vita. Da qui nasce una delle riflessioni contemporanee più filosofiche ed etiche, quella dei bambini mai nati. Ecco il valore simbolico del titolo, gli elefanti bianchi sono i bambini mai nati. La loro esistenza dovrebbe essere preziosa. Per la loro esistenza si dovrebbe decidere di andare anche in rovina, come per gli elefanti bianchi ma lo si può fare mentre il mondo va da un'altra parte?
Per poterlo fare è necessario che la certezza di trovarsi di fronte a qualcosa di prezioso sia condivisa. Ecco l'immensità di Ernest Hemingway, un gigante delle piccole cose.

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