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Il 15 agosto del 1936 moriva Grazia Deledda, la sua Sardegna la celebra a Nuoro

80 anni fa moriva Grazia Deledda, scrittrice Premio Nobel, icona del Verismo e grande conoscitrice dell’anima.
A cura di Silvia Buffo
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Un ritratto di Grazia Deledda
Un ritratto di Grazia Deledda

Sono trascorsi 80 anni dalla esatti dalla morte di Grazia Deledda, il cui anniversario ricorre ogni Ferragosto: la scrittrice si spense a Roma, città in cui si trasferì col marito Palmiro Madesani, il 15 agosto del 1936 e la sua città natale la celebra per ricordare le sue narrazioni, pietra miliare della letteratura italiana, grazie alle quali nel 1926 si guadagnò il Premio Nobel. In occasione dell'anniversario sarà inaugurata la statua di bronzo realizzata da Pietro Costa, monumento dedicato alla scrittrice, posizionato nel punto in cui termina la via Majore, all'entrata del quartiere di Santu Predu. Sebastian Cocco, assessore alle cultura del Comune di Nuoro spiega in merito al significato e alla posizione della statua:

L'opera ha un forte valore simbolico proprio per il luogo in cui è installata. Nessun cartello, nessuna indicazione, segnerebbe con altrettanta forza il passaggio fisico nel regno della Deledda, il quartiere in cui è nata e si è formata la sua personalità. Un microcosmo che mantiene molte caratteristiche dell'epoca, dalle architetture ai rapporti umani, familiari e di vicinato. Perché se è vero che alcuni romanzi sono ambientati in luoghi riferibili ad alcuni paesi del circondario, è il mondo di Santu Predu che si riflette in tutti i suoi libri e personaggi.

"I viaggi letterari", in onore di Grazia Deledda

In tarda mattinata, dopo l'inaugurazione della statua, l'evento omaggio alla scrittrice si sposterà sul teatro con i "Viaggi letterari", promosso dall'associazione, "I Segni delle Radici". L'appuntamento si terrà nella chiesa della Solitudine, dove riposano le spoglie di Grazia Deledda. Ma in linea con la tipica leggerezza del Ferragosto ed i piaceri della tavola, i ristoratori locali stanno preparando menù ispirati ai romanzi della scrittrice. L'originale commemorazione per gli 80 anni dalla morte di Grazia Deledda, anniversario che si rafforza anche coi 90 anni dal conferimento del Nobel, si chiuderà in serata con "Note di Grazia" in piazza Satta, che vedrà protagonisti due nuoresi illustri, il musicista Gavino Murgia e lo scrittore Marcello Fois. La Sardegna è parte integrante dell'animo e della letteratura della narratrice, il luogo più calzante per celebrarla. La scrittura di Grazia Deledda, affonda le sue radici nella conoscenza della cultura e della tradizione sarda, in particolare della Barbagia. L'isola nella sua letteratura è percepita come luogo mitico e archetipo di tutti i luoghi, "terra senza tempo e sentimento di un tempo irrimediabilmente perduto, spazio ontologico e universo antropologico in cui si consuma l'eterno dramma dell'esistere". Il legame con la terra natia è il fondamento primordiale di molti suoi scritti.

Grazia Deledda, oltre il Verismo una spiccata propensione per il genere umano

Ma chi è veramente Grazia Deledda? Oltre all'icona del Verismo– Borgese la definiva "degna scolara di Giovanni Verga"- la sua grandezza letteraria si eleva sulla sua naturale propensione nel trattare problemi e sfaccettature tipicamente umane. Lo conferma bene la celebre motivazione per il conferimento del Premio Nobel:

Per la sua potenza di scrittrice, sostenuta da un alto ideale, che ritrae in forme plastiche la vita quale è nella sua appartata isola natale e che con profondità e con calore tratta problemi di generale interesse umano.

Ma nonostante l'evidente appartenenza alla scuola verista molte sfumature discostano la scrittrice sarda dal clima delle poetiche naturalistiche e dai canoni del Verismo, lo spiega bene Emilio Cecchi nel 1941 scrive:"Ciò che la Deledda poté trarre dalla vita della provincia sarda, non s'improntò in lei di naturalismo e di verismo… Sia i motivi e gli intrecci, sia il materiale linguistico, in lei presero subito di lirico e di fiabesco…" e lo conferma Natalino Sapegno: "da un'adesione profonda ai canoni del verismo troppe cose la distolgono, a cominciare dalla natura intimamente lirica e autobiografica dell'ispirazione, per cui le rappresentazioni ambientali diventano trasfigurazioni di un'assorta memoria e le vicende e i personaggi proiezioni di una vita sognata. A dare alle cose e alle persone un risalto fermo e lucido, una illusione perentoria di oggettività, le manca proprio quell'atteggiamento di stacco iniziale che è nel Verga, ma anche nel Capuana e nel De Roberto, nel Pratesi e nello Zena."

Una letteratura che si tinge di Decadentismo

La forte connotazione intimistica della letteratura di Grazia Deledda, fa sì che i suoi scritti si colorino spontaneamente di sfumature esistenziali e toni decadenti. La migliore narrativa deleddiana ha per oggetto la crisi dell'esistenza, che coincide inevitabilmente con la fine dei valori della cultura ottocentesca, di cui la Deledda è una testimonianza di un passaggio epocale dal vecchio al nuovo secolo, di un ‘900 che le cui istanza, si innescano e percepiscono nel clima decadentistico dei suoi personaggi smarriti e inquieti, emblema umano della nuova era novecentesca.

Le ispirazioni di Grazia Deledda, dalla Sardegna patriarcale ai valori assoluti

L'autrice di "Canne al Vento", de "La via del mare" e de "L'edera" non solo ha condotto un'indagine nei valori della Sardegna patriarcale ma anche in quelli universali e assoluti, toccando sempre l'aspetto più intimo e selvaggio dell'esistenza umana, spesso in preda all'inscampabile forza del ‘fato'. Proprio in "Canne al Vento", l'esistenza è vincolata a forze superiori, le vite degli uomini sono fragili come canne frastornate dal vento, la forza del destino intesa "malvagia sfinge". In questa dimensione fatalistica il peccato e la colpa sono i punti cardine del proprio destino, così come i valori assoluti del bene e del male, su cui si edifica una natura umana lacerata dai poli opposti della coscienza, dalla predestinazione e dal libero arbitrio di una vita che appare come una scacchiera bicolorore.

Il paesaggio dell'anima

Immergersi nella letteratura di Grazia Deledda è come intraprendere una conoscenza dell'anima, luogo di un'esperienza interiore, di profonda inquietudine e impulsi proibiti, di angoscia e costrizione. La penna dell'Io narrante, si muove in un delicato gioco di equilibri, tra pulsioni istintive e la censura della realtà esterna e della società stessa. La scrittrice è un ‘arbitro e osservatore neutrale', un testimone della complessità umana stemperata nei suoi personaggi in balia del destino "che recitano il loro dramma in un cupo teatro dell'anima". Immergersi nella narrativa di Grazia Deledda significa perdersi fra i gli slanci e gli abissi dell'animo umano.

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