Il 14 aprile è arrivato ma le librerie sono tutte chiuse
Il 14 aprile è arrivato e le librerie italiane sono tutte (o quasi) chiuse. Da Nord a Sud, tra ordinanze regionali specifiche e più restrittive, librai ribelli, tra coloro che si stanno ancora organizzando per riaprire e quelli che invece hanno deciso di riaprire solo per pochi giorni alla settimana, che sia simbolo o bene essenziale, la battaglia del libro non è nemmeno iniziata, perché i librai sono sostanzialmente tutti chiusi. Tanto rumore per nulla? Chissà. Forse nei prossimi giorni se ne riparlerà. Intanto il nuovo provvedimento del governo che doveva far ripartire gradualmente il nostro sistema economico e sociale, partendo da librerie e cartolibrerie, oltre che dibattiti e confusione, poco altro sta ottenendo.
Nelle regioni più colpite dal virus i governatori locali hanno emesso ordinanze che prolungano il lockdown. Resteranno chiuse le librerie in Lombardia, Piemonte, Campania, in buona parte dell’Emilia-Romagna (Piacenza, Rimini), in Trentino (qui però è consentita l’apertura delle cartolerie all’interno dei negozi alimentari) e in Sardegna. Nel Lazio invece la data è stata spostata in avanti al 20 aprile.
In Veneto, invece, data la nuova ordinanza che riapre parzialmente le attività, favorendo un lockdown soft: qui i librai potranno aprire per due giorni a settimana nei feriali, non nei festivi e nei prefestivi, oltretutto è vietata la ripresa delle attività per i negozi di libri interni ai centri commerciali. Cambiano, infine, da regione a regione i parametri per le distanze di sicurezza. In Veneto la distanza di sicurezza deve essere di almeno due metri. Anche la Toscana sceglie di aumentare la distanza di sicurezza tra persone da un metro e ottanta centimetri. Insomma, se volevamo l'Italia unita nel simbolo (o bene essenziale) del libro, se per carità di Patria non vogliamo chiamarlo flop, la partenza è quanto meno ritardata.