Il 10 aprile chiude al Piccolo Bellini di Napoli la rassegna di danza contemporanea
La lunga vita della rassegna di danza contemporanea del Piccolo Bellini di Napoli, voluta fortemente dal coreografo Antonello Tudisco, ha prodotto ben diciannove titoli in una scena quasi sempre da sold out. Si sono alternati fin qui coreografi più o meno noti al grande pubblico campano, spesso provenienti da esperienze di carattere nazionale e con uno sguardo sempre rivolto alla ricerca ed alla sperimentazione. Il Piccolo Bellini ha potuto annoverare in questi mesi compagnie piccole impreziosite da coreografie e scenografie spesso minimaliste, nonché un pubblico per lo più di addetti ai lavori ed appassionati di una danza ben lontana dai circuiti commerciali più accreditati dalla stampa e dagli sponsor. In questi termini, ed a queste condizioni, scopriamo le ultime proposte coreografiche di questi giorni, in una carrellata scorrevole di sensazioni, suggestioni, impressioni e relazioni coreutiche che scrutano l'animo umano e l'esistenza in tutte le sfaccettature possibili. A cominciare da Eleonora Chiocchini che con i suoi Frame e Home ha inaugurato lo sprint conclusivo della rassegna, accogliendo in Home a braccia aperte il concetto dell'inclusione e dell'ospitalità, tanto in auge in questi tempi, in una casa comune a tutta l'umanità.
Stasera in scena Damarù di Maria Grazia Sarandrea
La coreografa e regista Maria Grazia Sarandrea piomba al Piccolo Bellini con uno strumento sacro associato indissolubilmente alla danza ed alla musica, scrivendone poche ma essenziali righe esplicative, rivisitando in chiave moderna antiche danze religiose. Il set di percussioni di Ciccio Merolla è infine un ibrido intervento musicale tra acustico ed elettronico, congeniale per presentarci il Damarù.
Damarù è il tamburo sacro che genera il suono primordiale, origine di tutto. È il ritmo della vita, il battito del cuore. È lo strumento con cui il dio Shiva danza per generare e rigenerare i cicli cosmici. Lo spettacolo Damarù ripercorre le tappe di un viaggio ciclico: la vita nelle sue trasformazioni è una rievocazione e, al tempo stesso, una liberazione di quelle energie ancestrali che vivono in noi, che a volte sono in luce, ma più spesso sono oscure. Musica e danza si fondono in un magico connubio tra i due artisti che trasportano il pubblico in colorate atmosfere, in un continuo alternarsi di linguaggi comuni a più culture, delle quali il suono universale del tamburo è protagonista assoluto.
Venerdì 8 aprile in scena La Follia di e con Gabriella Riccio ed Achille Succi
Come in altri titoli già visti al Piccolo Bellini di Napoli, anche ne La Follia esiste una progettualità nata dalle due personalità simbiotiche di Achille Succi e Gabriella Riccio, abili a sfidare le convenzioni per esplorare nuovi linguaggi e territori della contemporaneità nel dialogo storico tra musica e danza. In questo contest il corpo ed il movimento si fanno materia sonora mentre, di contro, il suono e la musica prendono corpo e si appropriano dello spazio. Proprio come l'ascolto ed il silenzio divengono la gestazione per il suono ed il movimento. Qui la musica non è accompagnamento alla danza ed allo stesso modo la danza non è interpretazione della musica, neppure si tratta o si cerca un dialogo tra musica e danza. Gli opposti si attraggono indissolubilmente in una coreografia che va concepita in un'accezione di rivalsa dell’impalpabilità del suono e della materia fisica del corpo nello spazio, in un continuum di giustapposizioni buio-luce, suono-silenzio, movimento-immobilità, anticipazioni, echi e risonanze. Un sottilissimo gioco di rimandi e sfide che passano da equilibri a disequilibri, da dominazione a sottomissione, dall’intesa al malinteso quale territorio fertile della rappresentazione.
Sabato 9 aprile Chiara Alborino presenta la Geisha che danza per amore
Prodotto dalla partenopea Danza Flux, questo titolo è ispirato al teatro giapponese ed in particolare alla figura della geisha, la cui drammaturgia è nata da un intenso processo creativo basato sulla danza contemporanea ed ispirato al teatro NO, al Kabuki ed alla lettura degli autori Kuki Shuzo, Murakami e Yasunari Kawabata, ma anche alla ricerca dei significati delle tradizioni e musiche giapponesi: dall'uso dei Sakura, i tipici fiori nipponici, al suono dello Shakuhachi, il caratteristico flauto dritto. La coreografa Chiara Alborino ci spiega che
questo progetto è frutto di un percorso pedagogico realizzato all'interno de La Scuola Elementare del Teatro, il laboratorio permanente di arti sceniche che Davide Iodice conduce presso l’ex Asilo Filangieri di Napoli con la collaborazione di Michele Vitolini, nell’intenzione di costruire un conservatorio popolare di arti sceniche accessibile alle fasce più disagiate. Avviato nell’ottobre 2013, il progetto è promosso e finanziato dall’associazione Forgat Onlus ed accolto e sostenuto da l’Asilo comunità di lavoratori dello spettacolo. I cicli di formazione e ricerca sono aperti ad allievi appartenenti a fasce disagiate dal punto di vista economico e sociale e si pongono come laboratori attenti alla disabilità fisica e intellettiva.
Domenica 10 aprile si chiude con Microstorie-Appunti sulla percezione di Fabrizio Varriale
Danza Flux si prende il tempo e lo spazio della chiosa di questa lunghissima rassegna di danza contemporanea, vissuta proprio come in una serie di microstorie a diciannove puntate con coreografi che hanno indotto il pubblico della danza a riflettere sulle tante sfaccettature coreografiche esistenti. Fabrizio Varriale, per nostra opportunista coincidenza, chiude la rassegna con Microstorie-Appunti sulla percezione che racchiudono scritture coreografiche e drammaturgiche ispirate ai temi della memoria, dei suoni del quotidiano e della proiezione dell'umano. Sono appunti che svelano la relazione con il tempo, lo spazio vissuto e l'immaginario che diventano fondamenta delle azioni sceniche, proprio come successo in quest'inverno al Piccolo Bellini di Napoli.