Il 1 marzo nasceva Botticelli: la sua Venere lo ha reso immortale
È il 1482-1485circa l'anno in cui Sandro Botticelli diede vita alla meravigliosa e ormai immortale tela "La Nascita di Venere", la cui dea è divenuta icona indiscussa di bellezza universale. Realizzata per la villa medicea di Castello, è oggi ammirabile nella Galleria degli Uffizi a Firenze. Osservando l'opera si scivola in una dimensione contemplativa, godendo di un'armonia quasi ipnotica che stendhalianamente ci rende quasi incapaci di pensare davanti al suo folgore estetico ed emozionale. Il dipinto si intesse di dettagli particolareggiati che lo caricano di significato mitico e letterario.
Venere regale appare, avanza leggera fluttuando nuda su una conchiglia
Lungo la superficie del mare increspata dalle onde, e sopra di lei nelle cime degli alberi e sul suolo, sotto i suoi piedi, si distende la nuova terra nella sua splendida fioritura. Viene sospinta e riscaldata dal soffio di Zèfiro, il vento fecondatore, abbracciato a un personaggio femminile con cui evoca l'atto d'amore, che muove Venere col vento della passione. Sulla riva una fanciulla, una delle Ore che presiede al mutare delle stagioni in particolare a Primavera, porge alla dea un magnifico manto rosa ricamato di fiori per proteggerla. L'opera simbolo del Rinascimento italiano e della stessa Firenze, forse anticamente coordinata all'altrettanto celebre Primavera, rappresenta una delle creazioni più elevate dell'estetica botticelliana, oltre ad un ideale universale di bellezza.
Ma cosa si nasconde dietro a tanta enigmatica bellezza?
La Nascita di Venere è da sempre considerata l'apoteosi della femminilità nell'arte, ma dietro al sapiente risultato ultimo di quelle forme e di quel contesto di assoluta armonia, si cela un'appassionata ricerca letteraria. Interessante sapere come il consigliere di Sandro Botticelli, fosse lo scrittore Angelo Poliziano: a scoprire l'intrigo intellettuale fu lo storico Amy Warburg. La Venere nel poema di Poliziano, sorgente dal mare, è sospinta dallo zèffiro verso terra, dove la accolgono le Dee delle stagioni.
Il leggero movimento dei capelli apre le porte alla modernità nell'arte
Così in Botticelli, dove il leggero movimento dei capelli e dei vestiti, lascia libero sfogo alla fantasia ed è proprio qui il grande elemento rivoluzionario, il particolare, che apre le porte alla modernità. È qui quel delicato ma immenso passaggio dalla dimensione contemplativa, quasi apollinea dell'arte- in cui uomini e dei erano sullo stesso livello di perfezione, tipico dell'arte classica e dell'ideale olimpico- al più dionisiaco pathos di quella moderna.
Per la prima volta l'osservatore partecipa col suo sguardo ad una percezione attiva dell'opera
Proprio grazie al dinamismo dei venti che la rendono quasi tangibile, movimentata. Il vento leggero e mai innaturale, che smuove le vesti della fanciulla e i capelli della Venere, è una ‘sopravvivenza', come ama definirla Warburg, dei versi del poema Stanze per la giostra, in cui Poliziano ritraeva la sua Venere condotta da uno zèffiro delicato e soave alle rive di Cipro.
Una donna non con uman volto
Da' Zefiri lascivi spinta a proda
Gir sopra un nicchio; e par che ‘l ciel ne goda
Vera la schiuma e vero il mar diresti,
E vero il nicchio e ver soffiar di venti:
La dea negli occhi folgorar vedresti,
E ‘l ciel ridergli a torno e gli elementi
L'Ore premer l'arena in bianche vesti,
L'aura incresparle e'crin distesi e lenti:
Non una, non diversa esser lor faccia,
Come pare che a sorelle ben confaccia
Le migrazioni letterarie del mito di Venere, da Ovidio a Poliziano
Ecco gli incantevoli versi de Le stanze di Poliziano, ma scavando ancora più a fondo nelle ‘sopravvivenze', troveremo le radici nell'inno omerico ad Afrodite, passando poi per le Metamorfosi di Ovidio. Questo testimonia come il mondo dell'arte sia antico, primordiale, intricato e come le icone della bellezza migrino nei secoli della storia.Botticelli è attenzione al particolare, il cui dettaglio più sublime resta lo sguardo placido e trasognato della Venere, quasi appena destata dal sogno, lasciandolo ancora intravedere e facendo sconfinare chi la osserva in altri mondi, al di là dei suoi occhi.