Igor Stravinskij omaggiato al Teatro Alla Scala con “Petruska” e “La sagra della primavera”
Non ci poteva essere migliore debutto per Zubin Mehta! La bacchetta indiana dirigerà infatti da stasera l'orchestra del Teatro Alla Scala di Milano nella "Serata Stravinskij", opportunamente allestita per omaggiare il compositore più significativo del Novecento. E non deve sorprendere il fatto che il suo nome sia sempre associato alle coreografie della prima metà del secolo scorso, non tanto per una questione cronologica ma, soprattutto, per l'inevitabile attrazione che lo legava indissolubilmente all'esperienza del Ballets Russes. Il ventennio di Serge Diaghilev alla guida della compagine ha assunto sin da quegli anni il ruolo di locomotiva dell'arte e della cultura a tutto tondo, con il coinvolgimento dei più grandi nomi del mondo appannaggio di una vera e propria rivoluzione. Ed Igor Stravinskij ha inscritto il proprio nome tra i tanti che hanno reso grandiosa la stagione diaghileviana del balletto in Europa e nel mondo.
E dall'esperienza dei Ballets Russes alla "Serata Stravinskij" di questa sera il passo è davvero breve. A centotrentacinque anni dalla nascita del compositore di Lomonosov, poi naturalizzato francese e statunitense, al Teatro Alla Scala si è rivolto uno sguardo scrupoloso al passato glorioso della storia della danza, scegliendo due tra i titoli più significativi del repertorio dei Ballets Russes e di Igor Stravinskij stesso. Un repertorio variegato accompagnato dall'immancabile musica strumentale del compositore, nato sulle rive della baia della Neva nel golfo di Finlandia a non molti chilometri di distanza da San Pietroburgo. Partito dai quarantamila abitanti della sua Lomonosov ha trovato fortuna con l'impresario cosmopolita Serge Diaghilev e la consacrazione artistica e personale nei lidi francesi e statunitensi.
Da staserà si godrà di un omaggio alla genialità del compositore esaltata dalla direzione di Zubin Mehta, per la prima volta con il balletto scaligero, in una serata che evoca il fermento creativo dell’alba del secolo scorso. Igor Stravinskij, Serge Diaghilev, Vaslav Nijinskij e Mikail Fokine, "La sagra della primavera" e "Petruska": riti pagani e folklore russo, storie ancestrali, universali, capolavori assoluti, simboli e testimoni, alla loro nascita, di un nuovo corso nella storia della musica e del balletto. Con queste rappresentazioni "Petruska" tornerà in scena nella versione storica, con la coreografia di Mikail Fokine e l’allestimento di Aleksandr Benois. Rappresentata invece al Teatro Alla Scala nel 1981, ma creata nel 1974, "La sagra della primavera" di Glen Tetley si sgancia invece dai riferimenti storici per concentrarsi sulla potenza quasi tellurica e sulle emozioni suggerite dalla musica, evocando con costumi astratti e senza tempo i cicli di vita e morte, secondo l’alternarsi delle stagioni, affidando a un ballerino il ruolo dell’Eletto. Con questa versione il grande coreografo fece il suo primo ingresso nel repertorio scaligero, e con questa versione tornerà, nel 2017, a dieci anni dalla sua scomparsa.
Nel corso dei festeggiamenti per il Carnevale, un vecchio ciarlatano presenta al pubblico tre automi, Petruska, la Ballerina e il Moro, nei quali egli ha magicamente infuso sentimenti e passioni umane. Petruska, infelice e malinconico, cerca di trovare consolazione alla sua triste condizione nell’amore della Ballerina, ma questa lo sfugge, preferendo danzare con il Moro. Folle di gelosia, Petruska si frappone tra i due, ma viene brutalmente scacciato dal rivale. Mentre la festa per il Carnevale sta per giungere al suo culmine, il Moro, dapprima trattenuto a stento dalla Ballerina, rincorre Petruska e lo uccide con un colpo di scimitarra. Richiamato dalla folla che ha assistito all’omicidio, il vecchio ciarlatano rassicura i presenti: non si tratta di un essere umano, bensì di un automa senza vita propria. Ma quando la folla si disperde, il fantasma di Petruska appare beffardo e minaccioso.
"La sagra della primavera" di Igor Stravinskij è una musica dedicata alla terra, dotata di una forza profondamente sconvolgente. Di solito in passato la coreografia ha esaltato una figura femminile, fin dalla prima rappresentazione parigina del 1913 al Theatre des Champs-Elysees dove il nome del coreografo Vaslav Nijinskij si impose definitivamente sulle scene di tutto il mondo. Da allora in molti hanno ripreso quell'audace idea ma Glen Tetley, con la sua sagra maschile, resta senz'altro uno dei migliori autori di questo contestato titolo in scena al Piermarini fino al primo marzo prossimo.