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I tesori di Maya e Aztechi per la prima volta a Napoli: in mostra al Museo Archeologico

Le antiche civiltà precolombiane sono al centro di un’affascinante mostra al Museo Archeologico Nazionale di Napoli: tessuti, statue e maschere d’oro raccontano “Il mondo che non c’era”.
A cura di Federica D'Alfonso
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Statue della fertilità provenienti dall'Ecuador (V secolo a. C.)
Statue della fertilità provenienti dall'Ecuador (V secolo a. C.)

Il mondo che non c’era” è giunto a Napoli: la vita, i costumi e le divinità dell’antico mondo precolombiano sono gli affascinanti protagonisti della mostra inaugurata presso il Museo Archeologico Nazionale lo scorso giugno e aperta fino al 30 ottobre 2017. Tessuti, vasellame, maschere in pietra e molti oggetti in oro, simboli di una cultura ormai scomparsa che tanto affascinò i surrealisti sudamericani come Frida Kahlo e Diego Rivera, sono tutti riuniti nella grande esposizione che ha già fatto tappa a Roma riscuotendo un’importante successo.

La scoperta di un nuovo continente, l’evento più importante della storia dell’umanità secondo l’antropologo Claude Lévi-Strauss, è raccontato da 200 opere d’arte provenienti da Messico, Guatemala e da Panama: sono oltre 40 le culture precolombiane riunite in quest’esposizione, cinquemila anni di affascinanti civiltà rimaste sconosciute all’Occidente per secoli.

Vaso messicano (500 a. C.)
Vaso messicano (500 a. C.)

L’ampia collezione racconta la religiosità, i riti e le usanze di tutto il mondo precolombiano, di quell’affascinante universo che nel XVI secolo venne interamente distrutto dall'arrivo degli europei: grazie al lavoro archeologico nascosto dietro le meraviglie in mostra è stato possibile ricostruire la complessa società di popolazioni come gli Inca e i Maya, scoprirne le abitudini (fu da loro che gli spagnoli impararono a coltivare il pomodoro) e i passatempi (numerose sono le testimonianze circa un gioco molto simile a quello del calcio praticato da Inca e Aztechi).

Le meraviglie della Collezione Ligabue

La maschera di uno sciamano di Mezcala, Messico (300 a. C.)
La maschera di uno sciamano di Mezcala, Messico (300 a. C.)

La mostra, curata dallo specialista in arti pre-ispaniche Jaques Blazy e dall’archeologo peruviano Federico Kauffmann Doig, porta per la prima volta nel Sud Italia l’importantissima Collezione Ligabue: paleontologo e studioso di antropologia, Giancarlo Ligabue ha lavorato tutta la vita per documentare e comprendere lo straordinario mondo millenario nascosto oltre oceano. La Fondazione a lui intitolata e oggi diretta da suo figlio Inti ha organizzato centinaia di spedizioni archeologiche in tutto il mondo, di cui la mostra è uno dei più prestigiosi risultati.

Grazie al lavoro decennale di Ligabue i Maya, gli Aztechi e gli Inca sono oggi un passo più vicini: ed è anche questo l’intento dell’esposizione che, dopo Roma, arriva fra le statue classiche e i mosaici pompeiani conservati nel MANN. Vasi Maya riccamente decorati, statuette antropomorfe e sculture Mezcala sono solo alcuni dei pezzi presentati al pubblico: pezzo forte della raccolta la Grande Venere Zapoteca, simbolo di fertilità e vita, oltre alle altre numerose figure femminili provenienti dall’Ecuador e dai territori abitati dagli Aztechi.

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