I registi del video di Liberato: “Napoli ormai è vista e rivista, ecco come l’abbiamo stravolta con l’AI”
Inaspettato, rumoroso e controcorrente. È questo il modo in cui il 1 gennaio, poco dopo la mezzanotte, mentre tutti brindavano al nuovo anno, Liberato ha annunciato su Instagram l'uscita del suo nuovo album: Liberato III. "Liberato canta ancora", questa la didascalia – semplice e concisa – a corredo del post-manifesto. Dopo la copertina dell'album, nel carosello a due l'artista ha condiviso il video di Turnà, un progetto ideato e realizzato da Gabriele Ottino e Akasha (Riccardo Franco-Loiri), in collaborazione con Francesco Lettieri, storico regista di Liberato. Si tratta di un videoclip realizzato con Sora, un prodotto di OpenAI che permette di creare filmati realistici. Da San Gregorio Armeno, al Vesuvio, al sangue di San Gennaro: il filmato riprende tutto ciò che rappresenta Napoli, attraverso l’intelligenza artificiale. A Fanpage, i tre spiegano il perché di questa scelta: "Siamo partiti da riprese reali, poi processate con l'AI. Abbiamo voluto creare un flusso continuo, per presentare la città come una specie di creatura vivente". E sul futuro di Liberato: "Oggi chi non è di Napoli canta in napoletano per avere successo, lui non si staccherà mai dalla città e dalla sua lingua".
Quello di Turnà è il primo videoclip realizzato in Italia con Sora. Perché avete scelto di usare l'intelligenza artificiale?
Lettieri: Con i video di Liberato abbiamo sempre cercato di sperimentare, di aprirci a nuove frontiere. Avevo visto i lavori di Ottino a Akasha e hanno catturato la mia attenzione, l'interesse verso questo nuovo strumento è partito da lì. Abbiamo combinato l'uso dell'AI generativa con il girato, una tecnica che è ancora in fase sperimentale, è stato interessante proprio per questo.
Ottino: Io e Akasha abbiamo iniziato a collaborare anni fa per la realizzazione di un video chiamato Hint. Inizialmente, per Liberato volevamo usare la stessa tecnica di AI usata in quel progetto, la Stable Diffusion. Poi, però, OpenAI ha permesso a noi e altri pochi eletti di usare in anteprima Sora, e abbiamo pensato che potesse essere più interessante usare uno strumento che ancora nessuno aveva utilizzato. Qualcuno direbbe che siamo stati irresponsabili a puntare su un software nuovo, che non eravamo sicuri di poter controllare, ma è stato proprio questo il bello.
Il video è realizzato totalmente con l’AI o ci sono anche spezzoni reali?
Akasha: È basato su riprese reali, che sono state la tessitura iniziale, ma che poi sono state processate con l'intelligenza artificiale. Abbiamo voluto creare un flusso continuo, che passasse dal reale al generato artificialmente e che mescolasse Napoli ai nostri personaggi. L'intento era quello di presentare la città come una specie di creatura vivente, in grado di parlare attraverso le sue strade.
Nei video di Liberato, Napoli emerge in tutta la sua crudezza e realtà. Avete percepito il rischio di non riuscire a restituirne l'identità, usando l'intelligenza artificiale?
Ottino: Ci ha aiutati il fatto di essere guidati da Francesco Lettieri e da Liberato stesso, che con Napoli hanno una connessione profonda, per noi sono stati una sorta di guida spirituale. Inoltre, il fatto di decidere di partire da una base di materiale reale ci ha permesso di non staccarci troppo dall'anima della città, visto che l'AI spesso rischia di farti perdere quegli errori, quei dettagli di imperfezione che ne formano l'insieme.
Lettieri: La prima cosa che ci siamo detti è stata proprio che fosse necessario girare delle riprese, partire dalla realtà per poi trasformarla. Oggi, l'immaginario di Napoli è super rappresentato in fiction, film, nei miei stessi video per Liberato. Con Turnà volevamo proprio giocare su questo immaginario, su questa città ormai vista e rivista e deformarla, renderla astratta, perfino mostruosa in alcuni momenti. Il gioco è stato proprio questo, utilizzare uno strumento per deformare l'immaginario stravisto di Napoli.
Con Turnà avete presentato un videoclip completo, ma i video degli altri brani dell'album si basano su loop tratti dallo stesso filmato. È una scelta definitiva o vedremo altri video autonomi per questi brani in futuro?
Lettieri: Liberato vorrebbe realizzare video per tutte le canzoni che produce ma, visto che spesso non è possibile, si accontenta di qualche loop o di qualche inquadratura fissa a corredo del video principale. In questo caso lo abbiamo dedicato a Turnà, perché ci sembrava il pezzo che più potesse regolare il disco. Un messaggio chiaro di appartenenza a Napoli, anche per chi ci vive distante. Non a caso, nel 2025 il suo unico concerto in Italia sarà a Roma, al Circo Massimo, il 31 maggio.
C'è un filo conduttore narrativo che collega i protagonisti di questo video con quelli dei brani degli altri album?
Lettieri: No, al contrario l'idea era quella di rivoluzionare e di cambiare l'immagine di Liberato, che è sempre stata molto legata alla narrazione di storie d'amore. Questo è il primo video non narrativo e più psichedelico, più astratto.
Quello dell'intelligenza artificiale è stato un esperimento unico o sarà presente anche in futuro nella videoproduzione musicale di Liberato?
Lettieri: Chi lo sa. Forse sarà presente in modo automatico in qualsiasi cosa, in qualsiasi lavoro che faremo da oggi in poi. Ma non ho una risposta precisa a questa domanda, visto che nella produzione artistica di Liberato, spesso le cose sono decise all'ultimo.
Ogni filmato di Liberato sembra farsi portavoce di un messaggio implicito attraverso le immagini. Qual è quello di Turnà?
Ottino: Uno è sicuramente quello dell'attrazione, del magnetismo che la città di Napoli esercita, sia su un perfetto sconosciuto che su chi ci è nato e ha voglia di tornarci.
Akasha: Ci sono state delle parole che ci suonavano in testa costantemente, nella realizzazione del filmato. Una di queste era "ambiguità". Lo vediamo nelle figure stesse che sfilano per le strade di Napoli, un po' tragiche e un po' comiche: le maschere, i dottori della peste, Pulcinella. Tutti personaggi che, nella loro dicotomia, possono sembrare reali e artificiali, inquietanti e amichevoli. È un po' anche il cuore di Napoli, questo.
Liberato non è presente nel video, perché?
Lettieri: Non è presente attraverso il solito personaggio dell'incappucciato, ma ci sono tanti personaggi mascherati che lo ricordano, come il dottore della peste, il pulcinella o anche lo sciatore volante che compare sul finale. Loro lo incarnano, nella sua versione AI.
Con il terzo album, Liberato conferma di non volersi staccare da Napoli, sia nei testi che nella riproduzione video dei suoi brani. Si allontanerà mai da questo tema?
Lettieri: Negli anni Novanta c'era l'urgenza di cominciare a cantare in napoletano, per poi andare fuori e proporsi a un pubblico più grande. È quello che ha fatto anche Pino Daniele, ad esempio. Oggi, questo problema non esiste più e, al contrario, anche chi non viene da Napoli canta in napoletano per avere successo. Non credo, quindi, che proprio lui si staccherà mai dalla sua città e dalla sua lingua. In futuro, però, potremmo raccontare storie non per forza ambientate a Napoli, ma il suo resterà sempre un progetto legato alla città, col suo mare, le sue strade e il suo tifo.