I Medici 2: chi è Simonetta Vespucci, la Venere amata da Botticelli e Giuliano de’ Medici
Una storia che affonda le sue radici nella leggenda quella raccontata dalla serie tv "I Medici 2" in onda in queste settimane su Rai Uno e che sta replicando il successo della scorsa stagione. È quella di Simonetta Vespucci, nata nel 1453 col cognome di Cattaneo, nobildonna del Rinascimento che probabilmente ispirò alcuni dei più famosi dipinti del Botticelli. Secondo alcune fonti potrebbe essere la Dea nella Nascita di Venere oppure una delle Tre Grazie nell'allegoria della Primavera.
Chi era Simonetta Vespucci
Anche Giuliano de' Medici, il fratello minore di Lorenzo il Magnifico ucciso nella Congiura dei Pazzi, la amò, probabilmente in modo platonico, come Sandro Botticelli che ne fece la sua Musa, motivo per cui l'amicizia tra i due a un certo punto (come si racconta anche nella serie Tv in onda) s'incrinò. D'altro canto, la bellissima fanciulla era già sposata. Simonetta Cattaneo era nata a Genova (o a Portovenere) ed era discendente da una grande dinastia ligure, sposata a soli 15 anni al potente Marco Vespucci, lontano cugino dell’esploratore Amerigo che dette il nome al continente americano. Successivamente con suo marito si traferì a Firenze. Qui fece il suo ingresso nella grande Storia. Conobbe il Botticelli e Giuliano de' Medici.
I Medici: una tragica storia d'amore e politica
Purtroppo però pochissimo tempo dopo il suo arrivò nella città de I Medici, la bellissima Simonetta, cantata anche nei versi del Poliziano, spirò a causa della tubercolosi, a soli 23 anni. Era il 26 aprile 1476. Narrano le fonti che durante il corteo funebre, la bara della giovane donna fu tenuta aperta, e tutto il popolo ammirò per un’ultima volta la dolcezza della bella Simonetta. La cattiva sorte purtroppo raggiunse anche Giuliano, infatti appena due anni dopo la morte della sua amata, nel 1478, fu ucciso nell’agguato ordito dai Pazzi per eliminare la famiglia medicea, l’obiettivo principale era Lorenzo, ma fu il minore a soccombere alle ferite di pugnale inflitte da Francesco dei Pazzi e Bernardo Baroncelli. In memoria della dea Venere, Lorenzo scrisse un sonetto “O chiara luce” dove immagina una nuova stella lucentissima che simboleggia l’eternità di Simonetta.