I Finley sono tornati: “Ci serviva una scintilla, dovevamo scappare da noi stessi”
A quasi 19 anni dall'uscito del loro disco d'esordio Tutto è possibile, i Finley sono ritornati lo scorso 17 maggio con il nuovo album Pogo Mixtape Vol.1. Un progetto da 14 tracce, con altrettante collaborazioni, tra cui J-Ax, ma anche Rose Villain, i Dari e i Punkreas. L'album, anticipato dai singoli Porno con Naska e Politically Correct con Benji, vede anche la partecipazione di due autori spagnoli: il gruppo La La Love You, ma anche la star Walls. Un progetto che accompagnerà il pubblico della band fino al 16 ottobre, data cerchiata in rosso per il concerto al Forum di Milano. Qui l'intervisto a Marco "Pedro" Pedretti, frontman della band.
Cos'è che ha spinto un ritorno dei Finley, con un progetto da 14 tracce?
Era parecchio tempo che non pubblicavamo un album e per questo non ci volevamo accontentare di 9-10 pezzi risicati, come ormai si fa: avevamo bisogno di qualcosa di importante, di ambizioso. L'album è nato con la prima spallata di Porno con Naska a febbraio 2023, a cui se ne sono aggiunte nel tempo altre.
Aprirsi a nuovi mondi musicali?
Nuovi stimoli, nuove generazioni, ma soprattutto nuove teste. Ci ha portato a dire "perché non continuare?", ha smosso i nostri equilibri e ci ha fatti mettere in discussione: ci mancava da tempo questa situazione, quell'elettricità. Da lì poi è arrivato il pezzo con Benji l'estate scorsa e poi è cominciato il tran tran di incontri meravigliosi con gli ospiti del disco.
Con qualcuno è stato il primo incontro in studio?
Sì, per esempio Divi dei Ministri. Ci conoscevamo da un sacco di tempo, io ho ascoltato sempre la loro musica, ma non eravamo mai andati in studio assieme. Ci deve essere estrema fiducia e in queste 14 collaborazioni abbiamo trovato tanta bellezza, tanta magia. Alcuni avevano anche il nostro poster in camera.
Tipo?
Come Naska, Sethu, ma anche Benji stesso. Anche Rose Villain aveva il nostro poster in camera, questa roba mi fa uscire pazzo. È stato difficile avere la bocca chiusa per tanto tempo, non poter comunicare al pubblico l'orgoglio per ciò che stavamo facendo.
Vi siete chiesti perché è mancata per alcuni anni questa scarica elettrica per un nuovo disco?
Per anni siamo stati un gruppo underground: quando si registrava un disco si chiudevano le porte dello studio per concentrarsi. In questo caso, abbiamo fatto il contrario: le abbiamo aperte e abbiamo fatto entrare tantissime persone di talento. Bisognava prendersi delle scappatelle, farci contaminare da altre situazioni. Avevamo bisogno di tempo, ma nel settore in cui siamo, nel momento in cui abbiamo fatto dischi che hanno venduto meno dei primi, abbiamo avuto la possibilità di crescere con più calma. Abbiamo lavorato sulla nostra cultura, siamo ripartiti da piccoli club che non avevamo visto all'inizio. Non avevamo fatto quasi la gavetta.
Com'è stato fare un singolo con i Dari, a quasi 20 anni di distanza, dall'esplosione delle due band?
Secondo me è stata una bella rivincita, abbiamo tirato fuori una bella magia. Anche perché Perdonaci è un brano che è lo specchio dei millenials, della nostra generazione, cresciuti in maniera precaria, in costante cambiamento e senza un minimo di certezza. È un brano in cui cerchiamo di spiegare che noi musicisti, diventati ormai ragazzotti di quasi 40 anni, siamo sempre gli stessi. Dentro di noi, c'è ancora quel ragazzo spaventato, ma che al tempo stessa, cerca di scoprire cose nuove.
Invece il brano con i Punkreas?
Loro sono le leggende del punk italiano. Siamo cresciuti ascoltando la loro musica, e per noi, collaborare con loro, è un incredibile orgoglio. Forse è il brano più leggero del disco, ma ci siamo accorti, che quando li abbiamo incontrati, vedevamo dei ragazzi di 50 anni che giocavano ancora tra di loro. Si facevano gli scherzi come una scolaresca e questo è il segreto, il succo della musica. Poi nella seconda strofa hanno citato anche un pezzo nostro, è stato veramente un bellissimo scambio.
E a ottobre si ritorna al Forum.
Sarà una festa bellissima, un punto d'arrivo, ma anche un punto di partenza. Abbiamo visto sempre il Forum come un obiettivo, ma negli ultimi anni è diventato sempre più evanescente. Non era facile da scorgere e abbiamo pensato al Forum come una possibilità. Abbiamo lavorato molto sodo nell'ombra, soprattutto dal punto di vista live. Quando lo abbiamo annunciato, siamo rimasti sorprese dalle migliaia di persone che hanno già acquistato il biglietto. Sicuramente avremo ospiti, ma soprattutto torneremo a vibrare, innamorati della musica che abbiamo fatto.