C’era bisogno di Dinastia per ricordare a tutti che i Co’Sang sono stati uno dei migliori duo rap europeo
"Nun te commuovere, nun è nu piezzo triste, chisto è pe salutà chi c'ha voluto bene. È musica, nun è memoria, ‘a tuocche ancora ch"e mane, t'aiuta p"a vittoria, scorre ‘int'ê cose che faje". A 19 anni di distanza da Povere Mmano, uno dei capisaldi della discografia dei Co'Sang contenuta in Chi more pè mme, il duo napoletano formato da Luché (aka Luca Imprudente) e Nto' (Antonio Riccardi) raccoglie nelle ultime parole di Dinastia il testimone di una storia che ha rappresentato appieno il messaggio del gruppo. Ma anche la sua evoluzione: basti pensare a come originariamente, Povere Mmano, rappresentasse il saluto orgoglioso di un gruppo a chi non era riuscito a sopravvivere alla quotidianità dei primi anni 2000 nella periferia Nord Napoletana. Quasi 20 anni dopo, a 12 anni dalla separazione del gruppo avvenuta il 14 febbraio 2012, adesso si celebra la musica, i ricordi dei primi due album che hanno cambiato la geografia del rap italiano ed europeo, ma anche Dinastia, che finalmente darà l'opportunità al duo di ottenere il giusto riconoscimento, anche nella propria città. Se nell'atto pratico, questo si traduce con i due concerti in Piazza Plebiscito il prossimo 17 e 18 settembre, l'attesa del pubblico per il ritorno dei Co'Sang ha raggiunto negli anni sempre più adesioni. Come se il duo, poi separatosi, rappresentasse un'epica, anche nel racconto e nell'evoluzione della musica rap italiana, a cui era però stato tolta la possibilità di "riuscire", di essere "riconosciuti".
Finalmente la vittoria dei Co'Sang in Dinastia
E infatti Dinastia, come nelle reinterpretazioni più riuscite nella cultura pop, ha un vantaggio: non cadere nel tranello della nostalgia, non cadere nello scimmiottamento di ciò che è stato. I Co'Sang di Dinastia sono un gruppo maturo, anche a livello anagrafico, più ampio nelle tematiche del proprio racconto, uno degli elementi che avrebbe diviso la coppia nei primi anni. La "cruda" realtà del primo decennio del 2000 lascia lo spazio a più piani di racconto, cerca anche di raccontare nei testi le sensazioni del divorzio e di come abbia influito poi nella discografia da solista dei due artisti. A scanso di equivoci, protratti ormai da 12 anni e in cui la musica è più volta stata reinterpretata alla ricerca di messaggi nascosti tra i due, Dinastia non cerca la propria essenza nel gossip e nella nostalgia del passato. Anzi rivela l'impronta lasciata dai due autori nella nuova generazione, non solo di ascoltatori, ma anche di artisti. Senza tralasciare questa volta, l'esperienza umana della vittoria, della celebrazione di un percorso. Un tentativo già vissuto nella creazione di Vita Bona, seppur con argomentazioni completamente diverse. E forse Dinastia, rappresenta proprio l'ultimo tassello del viaggio dell'eroe compiuto dal gruppo, tra i pochi ad aver mantenuto un rapporto intenso con il proprio pubblico, soprattutto grazie all'assenza, alla sottrazione di episodi musicali e non, che avrebbero potuto rovinare l'epica di ciò che hanno rappresentato.
Co'Sang, il passato che ritorna e la storia con i Club Dogo
E riprendendo la "Riconoscenza" di Vita Bona, Dinastia non ha voluto lasciare fuori icone del passato. Come Peppe ‘O Red, aka Giuseppe D'Aniello, già figura centrale del Clan Vesuvio con Lucariello, che ha composto per i Co'Sang produzioni del calibro di Try Me, O Puorco, 80-90 in Vita Bona, ma anche Niente a Vede Cu Li Ati, in cui si può ascoltare il suo tag, che ri-appare anche in Carne e Ossa. Il viaggio ricomincia da quando "le rime non pagavano", un concetto espresso anche in Non è Mai Fernut: la canzone sembra uscire dallo scrigno dei ricordi di Quanno me ne so juto, una dedica all'hip hop e anche il tentativo di ridefinire uno dei messaggi principali dell'album. Dinastia è un album non solo "per noi stessi", come raccontano i due autori, ma anche un tentativo di celebrare la storia del rap italiano. Come avviene nel pezzo con i Club Dogo, su una produzione di Don Joe e Geeno che riprende il sample di Hate It or Love It di The Game con 50 Cent: A 14 anni da Anni Zero e 19 da You Know NA-MI, la voce che ha unito il nord e il sud del rap italiano, continua a splendere. Il tutto completato con una strofa di Guè che cita nella stessa strofa 99 Problems di Jay Z, ma anche i primi due album del gruppo campano. Un episodio accaduto più volte nelle collaborazioni tra il rapper milanese e i due autori napoletani, come in Bello contenuto in Malammore di Luché quando canta: "Bella Luchetto, fra', sono troppo fan, in macchina tengo L1, L2 e la discografia dei Co'Sang".
Il momento banger con Nu Cuofn ‘e sord e Carnicero con Marracash
E se gli episodi romantici del disco portano la firma di due delle nuove voci più rilevanti dell'ambiente musicale partenopeo, come Geolier in Perdere ‘a capa e Liberato in Sbagli e te ne vai, i Co'Sang non temono sicuramente il confronto. Dalle citazioni di Ntò a P t'ave, uno dei brani più riconosciuti della sua discografia da solista, il disco ci trasporta nel segmento banger del disco, forse il più atteso dai fan del duo campano. Nu cuofn ‘e sord e Carnicero con Marracash sono l'elemento più evidente di quanto i tre autori, guidato da Geeno, aka Guido Parisi, rappresentino l'eccellenza tra le penne del rap italiano. A distanza di anni, Nun me parlà e strada, ha passato il proprio testimone, celebrando anche il successo dei tre artisti nella carriera da solisti. Bisogna però ritornare a Marianella, al viaggio dell'eroe che i Co'Sang hanno compiuto: ci sono 4 brani che potrebbero descrivere al meglio le tappe di questo cammino. E se O primm post, ha raccontato la genesi, ma anche la paura di aver perso la propria ispirazione a causa delle condizioni di vita completamente alterate, Vincente riflette un messaggio chiaro del gruppo: essere usciti da un sistema che non perdona il successo. Un racconto che ricorda le difficoltà iniziali, ma che attraverso la musica, li vede adesso testimoni del proprio cambiamento. Tutto questo anche grazie all'amore di Napoli, che ritorna in uno storytelling in Comme na fede, dove i due autori dichiarano il proprio legame con la città. Ma anche la visione con cui sono cresciuti, in cui vengono abbassate sempre di più le aspettative, per non permettere ai più giovani di sognare. Una condizione che hanno vissuto anche i due autori, che hanno però raccontato il proprio quartiere, uno stimolo per la loro creatività, non solo una via di fuga.
I Co'San hanno superato l'esame del tempo e adesso sono "ricchi insieme"
Il viaggio si chiude con la titletrack del progetto, Dinastia. Difficile racchiudere una traccia in un disco, ma il lavoro che ha unito alcune fotografie del passato alla nuova vita dei due artisti, è il racconto di redenzione di cui tutti gli appassionati avevano bisogno. La rivincita dei due autori non sposta il focus su ciò che hanno rappresentato nei primi anni 10 del 2000 i due autori. Anzi li libera dal confine che li aveva portati a non condividere più una strada comune nel 2012, li proietta in una fase della vita del gruppo, che ha finalmente il tempo di esistere: la vittoria. Il racconto in bianco e nero di Int'O Rione non cambierà mai, ma oggi i Co'Sang hanno mostrato interamente la loro natura, senza la paura di scoprirsi e svelare altre parti di sè. E al momento dell'addio, dell'ultima (?) traccia del gruppo, c'è il saluto del gruppo, che riprende Fuje Tanno e Povere Mmano: "Sul na cos è cert, mo che amm scunfitt l'esam ro tiemp è meglio niente ‘nzieme ch'essere ricche sule, ma mo simmo ricche ‘nzieme".