I Co’Sang hanno abbracciato Napoli come una fede
"Ma tu hai abbracciato questa città come una fede, che vuole tutto e non accetta il tradimento perché vale il doppio quando si vince". Con il ritornello di Comme na fede, undicesima traccia dell'album Dinastia, si potrebbero raccontare alcune delle sfumature legate alla prima data dei Co'Sang a Piazza Plebiscito, a 12 anni dal divorzio della band. Anche perché, sarebbe difficile descrivere in altro modo quanto il pubblico, presente in una discreta percentuale sin dalle prime ore del mattino, abbia combattuto anche con le condizioni metereologiche, senza arretrare di un passo. In una Piazza Plebiscito gremita in ogni ordine di posto, è stato commovente l'atteggiamento del pubblico, sotto la pioggia, che ha accompagnato il duo di Marianella per oltre due ore e 20 di scaletta: 37 brani, un album dei ricordi da sfogliare tra Chi more pe mme, Vita Bona e Dinastia.
La paura che la pioggia potesse rovinare i brani, l'emozione per un concerto atteso dal pubblico, ma anche dagli autori stessi, per lunghi 12 anni, si è pagata solo nei primi minuti sul palco. Il duo ha avuto bisogno di calibrare la propria voce nei primi attimi di una serata che avrebbe ricongiunto l'idea, la storia di un gruppo, in una dimensione ancora sconosciuta. Infatti, Piazza Plebiscito è anche una conquista per i Co'Sang, un premio per gli sforzi del passato, un ricongiungimento con una storia che sembrava raccontare un mondo che non esiste più: ma non è così. E lo si sente già nella quarta traccia con Fin quanno vai ‘ncielo: nel video ufficiale della canzone del 2007 appariva Pino Mauro, deciso a supportare il duo in un nuovo racconto della città. Una scommessa vinta, 17 anni dopo, che rappresenta anche una chiave per raccontare ciò che avverrà dopo, nelle battute finali, con Geolier in Perdere ‘a capa. Nella pratica di successione del testimone della città, i Co'Sang hanno ricoperto più ruoli, segnale di quanto Ntò e Luché abbiano e stiano tutt'ora legando il proprio destino all città.
Uno degli aspetti, rimarcati anche sul palco dei due autori, perfettamente visibile dopo le prime canzoni, è stato il loro affiatamento. Ripeteranno durante il concerto quanto tempo sia passato dall'ultima volta, 12 anni, ma la complicità sembra non esser mai andata via. I due si seguono, quasi rincorrono sul palco, per cantare anche le strofe dell'altro: un affiatamento che racconta anche quanto entrambi desiderassero aggiungere un momento così alla storia del gruppo. Ma anche di quanto la storia del rap italiano sia passata anche attraverso la loro musica: basti pensare alla presenza dei Club Dogo sul palco per la doppia Cchiù tiempo e You Know NA-MI. Ma rimanendo al panorama napoletano, è arrivato anche il momento amarcord con i Fuossera, con cui si sono esibiti sulle note di Poesia Cruda, ma anche con Marvin Florian in Nun me parlà e strada. Senza dimenticare gli scretch di Geeno sulle note di Quanno Me Ne So Juto e la voce di Paola Imprudente, sorella di Luché, nel ritornello di Pomeriggio Pigro. Al revival partecipano anche Dj Uncino, che ha accompagnato negli anni Luché, ma anche Carmine De Rosa alle batteria e alle tastiere Salvatore Allozzi.
Ma arrivati al set finale del concerto, forse anche aiutati dal miglioramento delle condizioni metereologiche, arrivano Fuje Tanno e Casa Mia. I due brani, "i miei preferiti" come dirà Luché sul palco, raccontano il lungo viaggio di un ragazzo di periferia che ha dovuto lottare, magari anche abbandonare la propria casa, per raggiungere l'obiettivo. Un riflesso che si nota anche in Quanno me ne so juto, accompagnata anche dal pubblico, che canta per quattro volte il ritornello finale della canzone. Ma basta solo una nota, la prima di Int'o Rione, perché il pubblico cominci a cantare a cappella la canzone: è il brano più rappresentativo del gruppo e forse anche il giusto finale per ricongiungersi con loro. E se la rabbia di quel brano può trasmettere l'immaginario di quegl'anni, solo meglio può fare Riconoscenza e Vita Bona. La prima canzone è un regalo alla città, ai fan presenti a Piazza Plebiscito, una dichiarazione d'amore che ha pochi eguali nel panorama napoletano. La seconda, la canzone che chiude il concerto, era e rimane uno statement del gruppo: la ricerca di una vita migliore. E adesso che "abbiamo sconfitto l'esame del tempo, è meglio niente insieme che essere ricchi da soli, ma adesso siamo ricchi insieme".
La scaletta del concerto dei Co'Sang a Piazza Plebiscito
Nu creature int’o munno
Chello ca veco
Carne e ossa
Fin quanno vai ‘ncielo
Niente ‘a vedè cu’ ll’ati
Pe’ chi nun crere
Chi more e’mme
Che me dice
O primm post
Cchiù tiempo
You Know NA-MI
Pomeriggio pigro
Mantien a capa
Nu cuofn ‘e sord
Nun me parlà ‘e strada
Se La Scelta Fosse Mia
Carnicero
80 – 90
Vincente
Raggia e tarantelle
Amic nemic
Poesia cruda
Paura che passa
Povere Mmano
Riconoscenza
Comme na fede
Fuje tanno
Casa mia
Dinastia
Nun è mai fernut
Quanno me ne so juto
Perdere ‘a capa
Try me
Sbagli e te ne vai
Int’o Rione
Vita bona