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Esami di Maturità 2024

I consigli di Viola Ardone per la Maturità: “Pensate a voi e datevi la possibilità di sbagliare”

Viola Ardone, scrittrice e insegnante, ha parlato dell’esame di Maturità 2023 e dato qualche consiglio agli studenti.
A cura di Francesco Raiola
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Viola Ardone
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Mancano pochi giorni all'inizio degli esami di maturità, che porterà migliaia di studenti per l'ultima volta a confrontarsi coi programmi delle superiori prima di cominciare un nuovo percorso. Il 21 giugno si terrà la prima prova e Fanpage.it ha chiesto a Viola Ardone, una delle nostre migliori e più rinomate scrittrici di questi anni, grazie a libri come "Il treno dei bambini" – che è stato un vero e proprio caso editoriale – e "Oliva Denaro" (2021), entrambi pubblicati per Einaudi, di parlarci di cosa significhi l'esame e dare qualche consiglio agli studenti. Ardone, infatti, è anche un'insegnante, benché quest'anno sia libera dalla maturità: "Gli esami non li faccio, ho le classi del Biennio" spiega a Fanpage.

Esistono consigli da dare ai ragazzi?

L'esame di Maturità rimane qualcosa di importante per i ragazzi ed è giusto che ci sia. Negli ultimi anni, col Covid, si è parlato di eliminarli, riformarli, di renderli più facili, addirittura il Ministro Valditara ha provato a dire che il colloquio disciplinare non avesse molto valore, invece secondo me ha senso perché rappresenta un lavoro finale, è una summa di ciò che uno ha fatto durante quegli anni, oltre a essere un passaggio simbolico. Detto ciò, i ragazzi spesso ci arrivano con molta ansia da prestazione – l'ansia è diventata sempre più, in questi anni, una loro caratteristica – ma il consiglio è di arrivare lì con l'idea di fare qualcosa per se stessi più che per gli altri: dare a se stessi una prova di quello che si è fatto, di ciò che si sa fare, anche perché questo è un primo incontro con il mondo dei grandi: chi andrà all'Università, per esempio, gli esami dovrà farli e questo vale anche per il mondo del lavoro. Per questo dovrebbero viversela come un momento proprio in cui misurare con se stessi le proprie capacità, dandosi la possibilità di sbagliare. Anche perché sbagliare l'esame non pregiudica niente.

Pensi, quindi, che ci sia più ansia rispetto alle generazioni precedenti?

Sì, li caratterizza di più, ho come l'impressione che per la nostra generazione il rapporto con la scuola e i professori fosse una cosa privata, personale, mentre oggi sono esposti al giudizio dei genitori, degli amici, sono più esposti a livello social, con questo registro elettronico che gli permette di pubblicare un bel risultato o una media, che diventa qualcosa di cui vantarsi, ma diventa anche una vetrina, qualcosa di instagrammabile.

Diventa troppo performativa?

In qualche modo sì. Invece il mio consiglio resta di farne una cosa personale, e se sfida deve essere che sia con se stessi più che con la scuola, i prof o i genitori. È un momento vostro, godetevelo.

Nella tua esperienza, quali sono le prove preferite dai ragazzi?

Il tema di attualità viene sempre visto come una scappatoia, perché approcciabile da tutti e preferito perché non presuppone competenze specifiche. Resta rischioso perché potresti scrivere delle banalità, finire nei luoghi comuni, per questo bisogna fare un po' d'attenzione. Il tema di Letteratura spesso è preferito perché sono cose che sono state studiate, quindi fanno parte del programma canonico e molti lo scelgono soprattutto quando esce un autore noto, che hanno studiato bene durante l'anno. Poi verte molto sull'analisi del testo, quindi se conosci l'autore, sai contestualizzarlo e hai il brano ecco che riesci a fare un lavoro bello o quantomeno dignitoso. Tra le varie prove il tema d'italiano è il preferito da molti perché è un modo per raccontarsi, anche se non è un tema personale, però quando scrivono, i ragazzi tendono a raccontarsi un po', quindi quello è un momento in cui possono metterci qualcosa di proprio.

A proposito di analisi del testo, negli ultimi 20 anni non è uscita un'autrice donna…

Non ci avevo fatto caso, ma so perché: fino al primo 900 di scrittrici e poetesse ce ne sono pochissime, mentre al secondo Novecento non ci si arriva con i programmi, quindi non sono autrici proposte perché si corre il rischio che scrittrici come Natalia Ginsburg, Elsa Morante e Anna Maria Ortese non siano state studiate, quindi i ragazzi vanno in difficoltà. Bisognerebbe allungare l'onda, anche perché le scrittrici arrivano dopo.

Sono decenni, però, che parliamo di allungare quest'onda ma poco cambia: tu, da insegnante, dove vedi questa complessità?

Il programma è rimasto lo stesso, vale anche per la Storia d'Italia che finisce, se tutto va bene, agli anni '60, e questo è grave proprio dal punto di vista umano, perché i ragazzi non conoscono la Storia contemporanea.

Tu riesci a integrarla in qualche modo?

Ho cercato di approfittare del biennio, in cui non si studia Storia della Letteratura, per fare un modulo sulla Letteratura dal 1945 a oggi e far studiare autori più contemporanei, perché sono scrittori e scrittrici che i ragazzi non riusciranno a recuperare a meno che non si iscrivano a Lettere. Oggi la Letteratura finisce con Pirandello, Svevo e poco altro.

Scatta qualche forma di curiosità quando scoprono che oltre a essere un'insegnante sei una scrittrice nota?

Diciamo che lo sanno, ma in classe sono la prof, la rompiscatole, quindi non si crea questo doppio ruolo. Poi capita che a volte mi vedano in tv o mi ascoltino per radio ed è come se ci fosse uno sdoppiamento, ma dura poco. Io però sono contenta che il mio ruolo sia quello di prof in classe e non altro.

Mi chiedevo se questa cosa, anche in riferimento al modulo che fai, li incuriosisce rispetto alla Letteratura contemporenea.

Sì, perché propongo autori e autrici viventi e spesso hanno la possibilità di mandare loro anche un feedback. A volte faccio da tramite per mandare messaggi su ciò che pensano del loro libro e quando arriva la risposta per loro è una festa perché è come se quelle pagine prendessero vita, si sentono gratificati dal fatto di aver letto un autore o un'autrice che riceve un loro commento e risponde con un vocale. Poi questa cosa fa sì che vedano la Letteratura non solo come una cosa sclerotizzata ma come qualcosa di vivente.

Le nuove tecnologie hanno cambiato qualcosa?

Li ho fatti giocare un po' con ChatGPT, quest'anno, abbiamo fatto una prova: gli ho chiesto di interrogare l'AI per creare trame. Quando abbiamo letto in classe i lavori che erano usciti, però, abbiamo concluso che era un po' una schifezza perché su trenta ragazzi avevamo tutte trame stereotipate, in cui alcuni elementi si ripetevano, pur essendo state diverse le interrogazioni che loro hanno fatto e quindi criticamente abbiamo cercato di capire che questi strumenti vanno utilizzati, studiati e la creatività resta, almeno per adesso, una cosa del tutto umana.

Se avessi un autore o un'autrice che spereresti ti capitasse per l'analisi del testo, chi sarebbe?

Direi Natalia Ginzburg, perché è un'autrice che è anche vicina alle loro corde, che ha un lessico familiare che può essere sentito dai ragazzi.

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