I cinque film della mia vita. Parola di scrittore
Quali sono i tuoi cinque film preferiti? Sappiamo tutti che dietro questa domanda apparentemente innocente, di hornbiana memoria (vedere alla voce: “Alta fedeltà”), si nasconde in realtà un potenziale micidiale di litigate furibond
Quando si tratta di cinema o di libri è sempre così: i migliori critici e scrittori possono enumerare amicizie finite e contrasti mai sopiti su qualcosa che in fondo, ci definisce come persone più di ogni altra cosa, cioè le nostre passioni. Per cinefili e librofili “Il paradiso dei lettori innamorati”, nuovo libro di Antonio Monda, scrittore, regista, docente alla New York University nonché animatore culturale di uno dei salotti più frequentati della Grande Mela, e cioè il suo, è un must-have di curiosità e segreti. Quali sono i film che hanno segnato la vita di scrittori come Jonathan Franzen, Paul Auster, Don De Lillo, Chuck Palahniuk e tanti altri? Sono intervenuti a discuterne, alla Feltrinelli di Piazza dei Martiri a Napoli, il critico cinematografico Valerio Caprara ed una guest star dal mondo del rock, Edoardo Bennato.
La presentazione, inevitabilmente, si è trasformata in uno scontro tra titani. Nel citare i film della vita, Caprara e Monda si sono contesi più di un capolavoro, come ad esempio “Il Sorpasso” di Dino Risi e “La donna che visse due volte” di Hitchcock, che insieme al “Mucchio Selvaggio” di Sam Peckinpah e “C’era una volta in America” di Sergio Leone costituiscono “gli imprescindibili” per il primo, mentre per l’autore dei romanzi “L’America non esiste” e “Assoluzione”, è quasi impossibile scegliere tra intere cinematografie di grandi maestri. Il rocker dei Campi Flegrei esce dal dovere di proporre i “soliti” grandi capolavori e, dopo aver citato "West Side Story" e, per ovvie ragioni "Peter Pan", ricorda un film come “Crossroads”, diretto da Walter Hill nel 1986: sarà che nel cast figura anche il guitar hero Steve Vai?
Tra curiosità, allegri accenni a polemiche (tra cui l’evergreen sull’ultima produzione felliniana: a chi è
piaciuta davvero?) si parla anche di creatività in generale, con un intervento in cui Bennato ricorda Massimo Troisi. “Se volete fare cinema, dovete restare a Napoli. Tutti i grandi artisti del Sud si trasferiscono a Roma, ma è una città che può toglierti la poesia. Quando Massimo vi si è trasferito, mi disse che tornava a San Giorgio a Cremano per riprendere fiato, perché vivere nella capitale era come vivere in apnea”. Detto da un musicista che ha conseguito vari record senza mai lasciare la sua città, è forse qualcosa su cui soffermarsi. “Il paradiso dei lettori innamorati” offre anche uno spunto per riflettere sulla questione della critica e del tempo, attraverso una delle domande che Monda rivolge a tutti gli intervistati: qual è il “capolavoro” che ritieni più sopravvalutato? Nel totale, emerge una grande diffidenza nei confronti del cinema di Jean Luc Godard: “À bout de souffle” (Fino all’ultimo respiro) a parte, molti scrittori sembrano concordi nel ritenere che il maestro della nouvelle vague sia stato tale nel proporre un nuovo modo di fare cinema, ma molto meno nell’esito dei suoi stessi film.
Se volete fare cinema, dovete restare a Napoli. Roma è una città che può toglierti la poesia – Edoardo Bennato
Indagare i confini temporali di un classico del cinema non deve essere ritenuto un sacrilegio. Tenere aperta una discussione su filoni, scuole, cineasti di culto che magari hanno intercettato il gusto o le esigenze di alcuni tempi, ma non di tutti, è sempre utile al dibattito cinematografico. Ci sono altre occasioni sono più gustose su cui azzuffarsi, come ad esempio la fatidica interrogazione a proposito dei guilty pleasures, cioè gli inconfessabili film del nostro cuore, sui quali tutti stentano a rivelarsi, anche durante la presentazione. Del resto, c’è ancora qualcuno che ascrive a questa categoria “Dirty Dancing” e “Pretty Woman”? Come giustamente ci fanno notare dal pubblico, “Pretty woman è un capolavoro, e basta!” Parola di cinefili innamorati.