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I cent’anni della Sagra

Nel 2013 si celebra il centenario della prima rappresentazione de “La sagra della primavera”, il capolavoro di Stravinsky che ha rivoluzionato il ‘900. Ecco un’utile guida per avvicinarsi a questo gioiello della musica moderna.
A cura di Luca Iavarone
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Quando La Sagra della primavera di Stravinsky andò in scena il 19 maggio 1913 al Teatro degli Champs-Elysées di Parigi, in pochi si accorsero della portata radicalmente rivoluzionaria di quella che sarebbe stata ritenuta, poco dopo, una delle partiture più importanti del ‘900, una pietra miliare della storia della musica al pari dell'Eroica e del Tristano. Pochi se ne accorsero, dicevamo, perché, come notò Gertrude Stein, regina di un parterre di ospiti (solo stavolta è il caso di dirlo) d'eccezione (Debussy, Cocteau, Poulenc, Malipiero, Casella), «per tutto lo spettacolo non si riuscì letteralmente a sentire la musica». Non che ci fossero problemi d'acustica: il teatro era nuovo, in buone condizioni ed era già stato collaudato da Schönberg e Debussy.

Gertrude Stein ritratta da Picasso

E, a dire il vero, così racconta anche la fascinosa ricostruzione di Alex Ross, la prima parte del concerto messo in piedi dal brillante impresario Diaghilev era filata liscia come l'olio, merito di uno Chopin ben sperimentato e senza sorprese. Giunti alla fine dell'intervallo, però, una scossa attraversò il teatro sull'avenue Montaigne, generando schiamazzi, fischi e, a prestar fede alle cronache dell'epoca, vere e proprie colluttazioni. Le coreografie di Vaslav Nijnsky erano scomposte, tremanti, impetuose, con danzatori che si scatenavano selvaggiamente e pestavano i piedi, prede di un invasamento orgiastico. Ma la cosa più sconvolgente e inaspettata fu sicuramente l'esplosione di ritmi e armonie inaudite che Stravinsky aveva confezionato per il balletto.

Coreografia orignale del 1913, ricostruita dal Joffrey Ballet's nel 1987. Foto di Herb Migdoll

Trentacinque minuti di musica nuova e poderosa, in cui si concentravano e si sovrapponevano ritmi e modi complessi, con aperti richiami a melodie popolari tradizionali e ad antichi riti pagani russi. La lenta introduzione era partita con un assolo di fagotto in un registro estremamente acuto, talmente acuto da poter essere considerato quasi un errore di orchestrazione se, l'errore in questione, non fosse stato prodotto con una tale consapevolezza timbrica da lasciare sbalorditi. A posteriori possiamo segnalare come, dunque, già dalla primissima nota la Sagra si fosse candidata ad essere la capostipite di tutta la musica del secolo appena iniziato, e ciò proprio grazie a questo interesse spiccato per il ‘timbro' che farà la fortuna di intere scuole di composizione, non ultima quella degli spettralisti francesi.

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Capostipite ma anche, come si usa dire, "spartiacque": rispetto al mondo musicale precedente, quello wagneriano e postwagneriano della spasmodica ricerca dei confini più estremi della tonalità, ma anche quello successivo. Quando Adorno sceglierà di scagliarsi contro la Sagra in favore della dodecafonica, si creerà, infatti, una frattura insanabile tra le composizioni strutturaliste e il resto della musica erede del capolavoro russo. E quando il giovane Pierre Boulez, futuro coriaceo serialista integrale, nel 1945 avrà l'ardire di fischiare la Sagra auspicando la nascita di una musica nuova, tanto controllata quanto algida, lo farà con l'ingenuità di chi non poteva immaginare che di lì a qualche decennio ne sarebbe diventato uno degli esecutori più accreditati.

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In realtà, però, Stravinsky non fonderà mai una scuola. Il suo stile sarà sempre diverso e via via cangiante. O meglio: Stravinsky avrà una sua propria cifra, non fondata su un determinato stile compositivo, ma, bensì, connotata dalla sua attitudine all'uso del riciclo, del collage, delle melodie riassemblate, dei ritmi compositi, e soprattutto di qualsiasi tipo di materiale sonoro si potesse considerare storicizzato. Emblematico il fatto che, a distanza di trent'anni dalle accese polemiche con i serialisti, lui stesso si sia poi voluto cimentare nella scrittura di opere seriali, una volta assodata e data per conclusa l'esperienza innovativa della serie. Dunque, ancora una volta, emerge con evidenza la figura di Stravinsky come di un precursore di vie novecentesche; potremmo azzardare: pioniere perfino del postmodernismo.

Oktaven audiO - Stravinsky - Le Sacre du Printemps

Chiariamo, ora, più a fondo contesto e struttura dell'opera in questione. In quello stesso anno, il 1913, in cui a Parigi venne messa in scena la Sagra, la temperie culturale circostante non mostrava certo segni d'immobilità: Rachmaninov stava terminando la sua seconda ‘Sonata per piano', Proust lavorava a ‘Dalla parte di Swaann', Mann aveva appena chiuso ‘La morte a Venezia' e Freud pubblicato ‘Totem e tabù'. La Russia, intanto, dichiarava guerra alla Bulgaria e di lì a poco sarebbero scoppiate la Grande Guerra e la rivoluzione bolscevica, dalla quale Stravinsky sceglierà di tenersi sempre a debita distanza, emigrando prima in Svizzera, poi in Francia e infine, definitivamente, in America.

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Saranno utili all'ascolto alcune informazioni preliminari. Inanzitutto un breve accenno alla trama. La Sagra della primavera, essendo un balletto, ha uno sviluppo sintetizzabile in pochi punti: si tratta del risveglio della natura dopo il letargo invernale, evidente metafora della scoperta della sessualità adolescenziale. L’azione descritta da musiche e coreografie è quella di un rito pagano di propiziazione. La Primavera, dopo il freddo e interminabile Inverno, per ridonare fertilità e vita all'arida terra russa richiede in cambio il sacrificio di una giovane fanciulla. Figure come quella del saggio, della vecchia, della schiera di fanciulle danzanti e dell’Eletta, destinata all'estremo sacrificio, popolano il balletto. Andamenti e temi dell'opera variano a seconda degli scenari proposti: si passa dalla pacatezza degli auguri, ai ritmi tribali delle danze, passando per la drammaticità delle evocazioni e dei riti di preparazione del sacrificio.

Russian Composer Igor Stravinsky, 1958

L'opera è strutturata in due macro-movimenti, ciascuno diviso in sei episodi:
Prima parte: L'adorazione della terra
1. Introduzione
2. Gli auguri primaverili – danze delle adolescenti
3. Gioco del rapimento
4. Danze primaverili
5.Gioco delle tribù rivali – corteo del saggio -adorazione della terra – il saggio
6. Danza della terra
Seconda parte: Il sacrificio
1. Introduzione
2. Cerchi misteriosi delle adolescenti
3. Glorificazione dell'Eletta
4. Evocazione degli antenati
5. Azione rituale degli antenati
6. Danza sacrificale dell’Eletta

Utile senz'altro uno sguardo anche all'organico strumentale previsto in partitura:
1 Ottavino (flauto piccolo)
3 Flauti (il terzo raddoppia un secondo ottavino)
1 Corno inglese
4 Oboi (il quarto raddoppia un secondo corno inglese)
1 Clarinetto piccolo in Re che raddoppia un clarinetto in Mi bemolle
2 Clarinetti in Si bemolle
1 Clarinetto basso in Si bemolle
1 Clarinetto in La che raddoppia un secondo clarinetto basso
1 Controfagotto
4 Fagotti (il quarto raddoppia un secondo Controfagotto)
8 Corni francesi (il settimo e l’ottavo raddoppiano una tuba tenore in Si bemolle)
1 Tromba piccola in Re
4 Trombe in Do (la quarta raddoppia una tromba bassa in Mi bemolle)
3 Tromboni
2 Tube basso
2 Tube tenori in Si bemolle
1 Sezione di Archi completa
1 Sezione di Percussioni composta da una grancassa, tam-tam, triangolo, tamburello basco, guiro, cimbali antichi il La bemolle e Si bemolle.
1 Set di Timpani composto da un timpano molto piccolo per ottenere sonorità acute fino al Si, due timpani piccoli e due grandi, per la maggior parte dell’opera viene impiegato un solo timpanista.

Per scoprire più da vicino la grandezza di questa pietra miliare della musica moderna abbiamo costruito il video-lezione che vedete incorporato nell'articolo, che si avvale del prezioso contributo del M° Mimmo Napolitano, nella speranza che la grande musica del Novecento possa diventare sempre più un patrimonio condiviso, in special modo dalle generazioni più giovani.

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