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I Beni culturali diventano S.p.A: più risorse per la cultura o nuovo carrozzone?

Il Ministero ha annunciato un importante cambiamento nel modo di gestione dei siti culturali e archeologici: la svolta riguarda i servizi connessi ai siti. Ristorazione, vendita di cataloghi e gadget nei musei e biglietterie, che solitamente vengono gestiti da società private, ora torneranno nelle mani del Mibact. Una fetta importante del Pil nazionale (quasi 81 miliardi) tornerà ad essere disponibile nelle casse dello Stato: dunque più risorse per la gestione dei siti d’interesse culturale?
A cura di Federica D'Alfonso
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Il Ministero ha annunciato, l'altro ieri, un cambiamento nel modo di gestione di un aspetto per nulla marginale dei siti culturali e archeologici: un cambiamento che a molti potrà sembrare irrilevante, ma che in realtà risulta essere di notevole importanza per il Mibact. Un nuovo importante passaggio della riforma Franceschini: la svolta questa volta riguarda i servizi connessi ai siti, come ristoranti, caffè, shop, che solitamente vengono gestiti da società private, e che ora torneranno nelle mani dello Stato. Come? Il governo ha cambiato il raggio d'azione dell'Ales S.p.A. (società che gestisce il personale e i servizi): si occuperà anche di ristoranti, gadget e altre attività. Una grossa fetta del mercato entrerà quindi nelle tasche del Mibact, e ci si chiede: come verranno reinvestiti gli introiti di questa manovra? Si tratta di un intervento utile ai fini di un accrescimento di risorse e di fondi, riutilizzabile per gli interventi più urgenti in materia di Beni culturali, oppure si tratta dell'ennesimo carrozzone destinato a creare incertezze sullo sviluppo e l'incremento delle attività culturali?

Dal privato al pubblico

"Grazie a questa operazione vengono razionalizzate le società in house del Mibact per assicurare al meglio l’erogazione di servizi culturali, le attività di valorizzazione del patrimonio e le attività di fund raising": queste le parole tratte dal comunicato del Ministero dei Beni Culturali.  Il ministero si impegna, con questa nuova manovra, ad incrementare i servizi aggiuntivi che rendono il funzionamento e l'affluenza nei musei notevolmente più alti: l'Ales, la società in house del Mibact, assumerà il controllo di tutti gli aspetti legati ai musei: biglietterie, gadget, cataloghi e ristorazione.

L'Ales è una società partecipata al 100% dal Ministero dei Beni culturali, e da alcuni anni è il braccio operativo dei siti nazionali. Si occupa principalmente di personale e di servizi, ma con la nomina del nuovo consiglio d'amministrazione (amministratore delegato di Ales sarà Mario De Simoni, attuale direttore generale del Palaexpo) gli verrà assegnato un futuro da protagonista proprio nella gestione diretta di bar, ristorazione, vendita di cataloghi e gadget nei musei, biglietterie, insomma di tutto il panorama di servizi forniti fino ad ora da società private e realtà sedimentate da molti anni.

Un passaggio epocale dalla gestione privata a quella statale, che avverrà gradualmente: man mano che i contratti di gestione ad oggi attivi arriveranno a scadenza, il "pubblico" riprenderà in mano i settori che permettono remunerazioni molto più alte degli introiti garantiti dai soli ingressi del pubblico.

Più risorse per la cultura?

Le conseguenze concrete di questo passaggio sono ancora poco chiare, o comunque, solo ipotizzabili. Per un occhio poco attento, nulla cambierà probabilmente: servizi come bar e ristoranti e gli shop dei musei verranno forse ridisegnati, ma resteranno probabilmente gli stessi in termini di accessibilità.

Ma con questa decisione, di rendere “pubblico” il servizio che prima era privato, il Mibact verrà non solo a contatto con un mercato forte, impegnativo, ma anche molto, molto remunerativo. Le casse del Ministero s'ingrosseranno parecchio: secondo Repubblica, si tratterebbe di un giro d'affari di 81 miliardi, una fetta rilevante del Pil nazionale. Secondo il rapporto 2013 "Io sono cultura. L'Italia della qualità e della bellezza sfida" elaborato da Fondazione Symbola e Unioncamere, la cultura produce un valore aggiunto pari al 6% del Prodotto interno lordo.

Arricchire con questa nuova risorsa le casse del Mibact vorrà dire più soldi per la cultura, per la gestione dei siti archeologici da mettere in sicurezza o per la tutela delle opere? Al momento nessuna risposta è ancora stata data.

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