I 5 libri indispensabili per capire la Liberazione
La festa della Liberazione è una delle ricorrenze più sentite e ancora oggi più profondamente significative dal punto di vista storico e politico. È un giorno fondamentale per la storia d'Italia in quanto ricorda la lotta di resistenza partigiana contro le forze militari fasciste e l'occupazione nazista, e celebra l'anniversario del giorno in cui venne proclamata l'insurrezione in tutti i territori ancora occupati dai nazisti, la presa di potere in nome del popolo italiano e la condanna a morte di tutti i gerarchi fascisti. Sono passati settant'anni dal 25 aprile 1945, ma alcune storie parlano ancora: ecco alcuni dei romanzi che la raccontano.
1. La Storia di Elsa Morante
Ambientato nelle borgate romane della seconda guerra mondiale e dell'immediato dopoguerra, il romanzo apre la sua fitta e complessa trama con la violenza che Ida subisce da parte di Gunther, un militare tedesco che vaga per le strade, ubriaco, solo e amareggiato. Da quest'unione forzata nascerà Useppe, protagonista tragico ed emblematico della Storia di un popolo, che, cresciuto fra gli stenti di una Roma occupata e di salute cagionevole, morirà di malattia a soli cinque anni. Una morte che porterà Ida alla follia, la follia di una madre alla quale il figlio è stato imposto e con altrettanta brutalità, tolto, mentre in un'Italia ormai liberata storie come questa hanno continuato a testimoniare la miseria e i controsensi della Storia. Sarebbe impossibile sintetizzare le quasi 700 pagine del capolavoro della Morante, un magnifico affresco di un'Italia contraddittoria, povera e quasi ridotta alla follia dall'occupazione forzata che la scrittrice romana, in poco più di tre anni, riesce a mettere insieme. Nel sottotitolo di copertina della prima edizione, la stessa autrice parla così: «Uno scandalo che dura da diecimila anni». Pubblicato nel giugno del 1974, dal romanzo nel 1986 è stato tratto il film omonimo di Luigi Comencini, con una magnifica Claudia Cardinale nel ruolo di Ida.
2. Il sentiero dei nidi di ragno di Italo Calvino
È il primo romanzo di Italo Calvino, scritto e pubblicato fra 1946 e 1947, e racconta attraverso gli occhi del piccolo Pin l'esperienza partigiana in un piccolo paese ligure, San Remo. Il romanzo ha subito diverse revisioni e riscritture, fino a vedere quella definitiva solo nel 1964, a testimonianza del suo carattere complesso seppur estremamente semplice nella forma. Nella prefazione scritta da Calvino per l'edizione definitiva, si legge: «quello di cui ci sentivamo depositari era un senso della vita come qualcosa che può ricominciare da zero, una nostra capacità di vivere lo strazio e lo sbaraglio; ma l'accento che vi mettevamo era quello d'una spavalda allegria. Molte cose nacquero da quel clima, e anche il piglio dei miei primi racconti e del primo romanzo». Non a caso, quando si parla di Neorealismo, oltre ai registi, si pensa subito all'opera e al pensiero del Calvino di questi anni. Pin è orfano di madre, del padre nessuna notizia, costretto a vivere con una sorella che per tirare avanti, fa la prostituta. Un romanzo di formazione e una testimonianza storica insieme: quando, per dimostrare ai più grandi la sua forza, Pin ruba una pistola dalla fondina di un militare tedesco che s'intrattiene con la sorella, cessa di essere un bambino e diventa un piccolo uomo. Ancora inconsapevole e beffardo, inizierà un percorso che lo porterà fin sulle montagne, fra i partigiani, dove la lotta per la sopravvivenza è la più dura.
3. Uomini e no di Elio Vittorini
Quando viene scritto, le vicende narrate sono ancora in pieno svolgimento. Siamo nel 1944, e il testo sarà pubblicato solo nel 1945. Vittorini racconta le vicende del capitano dei GAP di Milano, Enne2, fra amori e azioni partigiane, con uno stile molto lontano dal realismo letterario di regola in quegli anni. Un'opera complessa e piena di richiami non solo ai fatti storici della resistenza, ma alla continua ed inesorabile scelta di fronte alla quale l'uomo si trova, quella fra bene e male: scegliere di essere uomini oppure no, scegliere di rispondere a quella voce di verità che continuamente si oppone a quella che grida silenzio. Essere pienamente umani nonostante le contraddizioni, questo il significato ultimo del romanzo che per primo in assoluto ha parlato della Resistenza.
4. Cristo si è fermato a Eboli di Carlo Levi
Il romanzo di Levi è interamente autobiografico e racconta gli anni di confino in Lucania che lo scrittore visse fra 1935 e 1936 a causa della sua attività antifascista. Un altro scrittore come Rocco Scotellaro ha detto del libro: «Cristo si è fermato a Eboli è il più crudo e appassionato memoriale del nostro paese». Raccontando la realtà contadina del Mezzogiorno, la gente di Gagliano e una Storia che col suo progresso e le sue brutture si è fermata a Eboli, come il titolo del romanzo suggerisce, il libro ha raccontato per la prima volta un'altra faccia dell'Italia partigiana, quella di confine, ed è stato lo spunto per adattamenti cinematografici come quello di Francesco Rosi del 1979 interpretato da Gian Maria Volonté.
5. Il partigiano Johnny di Beppe Fenoglio
È considerata una delle più importanti testimonianze della Resistenza italiana, anche se questo romanzo non fu mai pubblicato dall'autore ancora in vita, e lo stesso titolo appartiene in realtà ai curatori della prima edizione Einaudi del 1968. È il racconto, solo in parte autobiografico, della scelta da parte del protagonista di lasciare la piccola cittadina piemontese di Alba e di unirsi ad un gruppo di partigiani che incontra nelle Langhe. La storia di coraggio di Johnny finisce con la storia della guerra; a due mesi dalla liberazione infatti, in un finale forse volutamente aperto e incompiuto, trova la morte in un conflitto a fuoco.