“Home restaurant”, l’ultima bocciatura dell’Accademia della Crusca ed è subito polemica
L’Accademia della Crusca boccia il nome “home restaurant” e invita a prediligere denominazioni italiane, come appunto "ristoranti domestici". L'occasione è stata fornita dalle discussioni sulla nuova legge, appena votata alla Camera, che regola le attività di ristorazione svolte in casa. La presa di posizione è a cura del gruppo "Incipit" dell’Accademia, di cui fanno parte Michele Cortelazzo, Paolo D’Achille, Valeria Della Valle, Jean-Luc Egger, Claudio Giovanardi, Claudio Marazzini, Alessio Petralli, Luca Serianni e da Annamaria Testa.
Perché usare un anglismo, quando si potrebbe usare la denominazione di "ristorante domestico"?
L'incarico assunto dai linguisti in questione è proprio quello di esaminare neologismi e forestierismi, i cosidetti "incipienti", che si insinuano gradualmente fino a farsi strada nell'ambito della vita civile e sociale. La fase in cui questi nuovi nomi si affacciano alla nostra lingua è delicata poiché indurrebbe gli italiani a facili ‘sostituzioni', a volte evitabili. In merito si è così espressa la Crusca:
È sorprendente che per definire tale attività il legislatore italiano debba ricorrere all’anglismo “home restaurant”, quasi che l’arte culinaria casalinga del nostro Paese abbia origini oltre Manica e la lingua italiana non disponga di un termine per designare ciò che si potrebbe senz’altro denominare “ristorante domestico”. Questo termine risulta non solo immediatamente comprensibile per tutti, ma riunisce semanticamente tutti gli elementi della definizione che il testo di legge fornisce dell’attività in questione.
La protesta degli imprenditori delle home restaurant
Apprezzabile l'analisi linguistica e le valutazioni dei nostri più importanti accademici. C'è, però, un punto di intersezione in questa storia fra due ambiti che non vanno molto di pari passo. Da un lato, l'approccio accademico e la conservazione della lingua, dall'altro il business e nuove denominazioni, che in questo settore vengono convenzionalmente ad indicare nuovi scenari di mercato, ed avviene a livello mondiale, con i soliti, imperanti anglismi. A farlo notare sono proprio i diretti interessati, cioè chi, ad esempio, in Italia svolge questo tipo di attività, un business che cresce facendo leva suoi social network. È la sharing economy a generare queste nuove opportunità, oppure vogliamo chiamarla "economia della condivisione" o "economia condivisa"? Da tempo il marchio "Home Restaurant" è stato registrato presso il ministero dello Sviluppo Economico, pertanto gli operatori in questo segmento di mercato si appellano al presidente del Senato. Non solo la burocrazia e gli interessi della ristorazione ad agire sui nuovi scenari di mercato, anche i linguisti fanno la loro parte. Nel bene e nel male.