Hikaya, il podcast per raccogliere fondi a sostegno delle donne afghane
Ad agosto, la Fondazione Pangea Onlus ha lanciato una raccolta fondi per fornire sostegno economico le donne afghane vittime di violenza: per incentivarla, la società di produzione Nucleo Media Studio ha curato la realizzazione di "Hikaya: 4 donne dall'Afganistan", un podcast suddiviso in quattro episodi che raccontano altrettante storie di giovani donne afghane, ideate e sceneggiate dallo scrittore e copywriter Raffaele Cars.
Hikaya, il podcast che racconta le donne afghane
Nella prassi del mondo arabo, le hikayat sono racconti che vengono tramandanti oralmente di padre in figlio e che, spesso, si trasformano in memoria collettiva. Anche le storie raccontate nel podcast Hikaya sono animate da un'ambizione simile, ossia quella di non dimenticare mai le precarie condizioni in cui le donne di Kabul versano quotidianamente. Le 4 storie saranno narrate dalla voce dell'attrice Daniela Ioia, anche per la sua partecipazione nella serie “Gomorra” e nel film “Il Sindaco del Rione Sanità”. Un’idea nata appena la situazione sociale in Afghanistan è precipitata, e realizzata per agire concretamente in merito alla questione, attraverso la produzione di un podcast specificamente dedicato alle condizioni di vita delle donne afghane.
La raccolta fondi di Pangea per le donne Afghane
La Fondazione Pangea Onlus è un'organizzazione non profit che opera a Kabul da ormai diciotto anni, durante i quali ha coinvolto più di 7mila donne nei programmi in Afghanistan, che hanno intrapreso un percorso di crescita che le ha portate a diventare più consapevoli dei propri diritti e a raggiungere un’emancipazione sociale ed economica tramite il microcredito. Le attiviste hanno spiegato che "Con ‘Emergenza Afghanistan' Pangea vuole continuare a lavorare per le donne e i loro bambini. La priorità è quella di mettere in salvo lo staff afghano, donne che in questi anni hanno lavorato con coraggio per aiutare altre donne, che oggi sono ancora più soggette a eventuali violenze e abusi, rischiando anche la vita”.