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Helen Lewis: “Le donne che hanno lottato per il femminismo sono difficili e non piacciono”

La giornalista Helen Lewis spiega quali sono le “donne difficili” che hanno permesso di conquistare importanti battaglie civili alle donne.
A cura di Francesco Raiola
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Photo by Daily Express/Hulton Archive/Getty Images
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Le donne difficili sono quelle esigenti e ostinate che non "hanno bisogno di piacere alle persone, hanno dei principi e se c'è qualcuno che non è d'accordo con quello che pensano, loro mettono quei principi al di sopra del bisogno di piacere a quelle persone". Me lo dice Helen Lewis durante un'intervista su Zoom in cui abbiamo parlato del suo libro "Donne difficili", appunto, pubblicato da Blackie Edizioni, in cui la scrittrice e giornalista inglese racconta in undici battaglie la storia del Femminismo: il divorzio, l'aborto, il suffragio universale, l'amore, la sicurezza, tutti temi trattati a partire da storie di donne anche meno conosciute che hanno lottato perché lo spettro dei diritti si allargasse il più possibile. Donne che, appunto, erano considerate "difficili" perché non si adeguavano all'immagine che la società prevedeva dovessero avere: persone mansuete ed educate che avrebbero dovuto adeguarsi a un mondo disegnato dagli uomini.

Chi sono le donne difficili

Donne che, spiega Lewis, non sono per forza eroine, donne senza macchia, come spesso si vogliono far passare rendendole glamour, anzi, cancellando anche la patina di perbenismo di cui comunque i racconti contemporanei sono ammantati. Sono donne che hanno lottato, che avevano pregi e difetti, talvolta battagliavano per motivazioni personali, che a volte non guardavano per forza la totalità ma che comunque sono riuscite a mettere un mattone sulla storia del femminismo contemporaneo, cercando di evitare che la tradizione annebbiasse la vista e fermasse il processo di cambiamento: "Credo che se vuoi ottenere qualsiasi tipo di cambiamento sociale devi essere quel tipo di persona lì e questo è il lato difficile della questione, perché i movimenti sociali di tutti i tipi si basano su persone che sono goffe, ostinate, ossessionate, spesso sono piuttosto arroganti" e questa cosa crea enormi difficoltà dal momento che "è davvero difficile per le persone ascoltare le donne quando sono davvero schiette, perché si pensa che debbano essere gentili, premurose ed educate… Lo so non sono qualità particolarmente utili quando si chiede alla società un cambiamento radicale" dice Lewis.

Il femminismo contemporaneo

Nel libro si fa riferimento al femminismo contemporaneo non sempre con parole pacifiche, anzi: "Penso di aver scritto questo libro quando mi sentivo piuttosto depressa riguardo allo stato del femminismo e per ricordare a me stessa che il femminismo ha un ruolo enorme per quanto riguarda il voto delle donne, il loro posto all'interno dell'università, nell'avvocatura, nella Politica". Lewis spiega di non aver passato un bel momento scrivendo questo libro, come si vede, sottolinea sorridendo, ma che oggi la questione femminista è interessante anche perché chi ne scrive ci crede veramente, lo fa "perché ci sono cose che non vanno nel mondo e vogliono cambiarle".

I social e le battaglie per i diritti

Lewis parla anche dell'influenza dei social network sulla battaglia femminista, un ruolo ambiguo, talvolta: da una parte è stato importante, ad esempio, per il fiorire del movimento Mee too permettendo alle donne di poter parlare in maniera forte e dare vita al cosiddetto "Consciousness-raising, ovvero l'idea che le donne debbano parlare delle proprie esperienze. Questa è senza dubbio una delle cose belle del femminismo su internet, la possibilità di vedere altre donne raccontare le proprie esperienze e consentire agli uomini di vedere che a volte le loro esperienze sono completamente diverse da quelle delle donne. Spesso non hanno idea di cosa siano cose come il catcalling, le molestie sessuali per strada, non hanno idea del dolore provato dalla maggior parte delle donne che conoscono, perché queste cose non fanno parte della loro esperienza, non gli è mai capitato e quasi inorridiscono quando ne sentono parlare. Quindi Internet è stato molto utile per quella parte del femminismo. Ciò per cui è molto negativo però è l'altra metà, che è quella della costruzione del movimento e ciò che ha a che fare con la politica e le richieste di legge: se vuoi cambiare la legge devi sapere qual è la legge, appunto, come vuoi cambiarla, chi potrebbe stare dalla tua parte ma potrebbe non essere d'accordo con te su tutto il resto e queste cose sono molto difficili da fare esclusivamente su internet".

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Liberazione del corpo delle donne

Parlare di femminismo, comunque, è impossibile senza fare un discorso di liberazione del corpo delle donne, oltre che di liberazione economica: "Ho una visione del femminismo che è abbastanza influenzata dal marxismo, da Engels, in particolare, che scrive che il nucleo familiare è un po' come l'esportazione del proletariato da parte del Capitale, quindi dalle persone con i mezzi di produzione che esportano verso le persone che devono lavorare per mantenerli ricchi e la stessa cosa accadrà con i corpi delle donne nella storia. Se sei un re e ciò di cui hai bisogno sono figli, puoi essere il re più potente del mondo ma hai bisogno che una donna te ne dia, hai bisogno del potere riproduttivo delle donne; questo è stato un grande paradosso del potere maschile nel corso della storia, ovvero che l'uomo può fare tutto, governare ovunque, ma l'unica cosa che non può fare è avere bambini e quindi ha bisogno di controllare le persone che possono avere bambini. Penso che questo sia fondamentale per comprendere il femminismo".

Il femminismo è anche un problema di lotta di classe

Scrivendo della battaglia per far ottenere il voto anche alle donne Lewis scrive: "Le giovani delle classi medio-alte venivano educate a essere docili, a non creare problemi, invocando lo spettro delle turbolente donne della classe lavoratrice (…). L'uso della violenza, dunque, mirava a trasformare quelle raffinate signore in donne difficili". La lotta femminista, quindi, trovava un muro a causa delle problematiche economiche delle donne, e a causa delle implicazioni di classe: "A un certo punto per alcuni sembrava un po' antiquato parlare di donne come classe, ma questo dipende anche dal fatto che la politica moderna spesso non parla affatto in termini di classe: si parla di razza o genere o istruzione e meno di chi ha soldi e chi non li ha, ma diventa un problema reale se hai intenzione di provare a cambiare le cose. Il motivo per cui le donne non uscivano di casa nel 20° secolo era che non potevano andarsene, avevano paura del giudizio della società. Avere l'indipendenza economica era una delle chiavi per tenere accesa la battaglia del femminismo, e vale lo stesso per la contraccezione: se hai più bambini da sfamare e sei costantemente incinta le tue opzioni di vita sono davvero ridotte".

"Donne difficili" è un libro fondamentale per capire da dove nasce il femminismo contemporaneo, per comprendere quali sono state le battaglie per raggiungere i risultati a cui si è arrivati oggi, quali sono i problemi che ancora oggi bisogna affrontare – spesso ancora gli stessi, sempre gli stessi – per raggiungere una parità che sia sostanziale e non solo formale. Anzi, spesso neanche quello.

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