Heartman in Boys Don’t Cry: “Gli uomini hanno difficoltà a esprimere i propri sentimenti”
Boys Don't Cry è il primo progetto di Heartman, nome d'arte di Heartman Kouame, pubblicato lo scorso 6 dicembre. L'Ep arriva dopo una grande visibilità raggiunta sui social, che lo ha portato anche a collaborare con uno delle figure storiche della scena hip-hop italiana: Mondomarcio in Fai L'Uomo. Tra le fasi salienti del disco, l'intro Barbershop/Sensibile, in cui si introduce uno dei temi del disco: la comunicazione della propria sensibilità. Proprio su quest'argomento, Heartman nell'intervista spiega: "Sono una persona che parla poco di sé, lascia parlare la sua musica. E questo è uno dei problemi che affliggono gli uomini. Abbiamo difficoltà a esprimere i nostri sentimenti, a manifestare ciò che proviamo: è una cosa che ci viene quasi imposta sin da piccoli". Qui l'intervista a Heartman.
Com'è nato Boys Don't Cry?
I brani sono nati verso aprile, avendo già un'idea di quello che sarebbe stato il concept del progetto, anche per poter scegliere il titolo e il numero di tracce all'interno. Poi in quel momento abbiamo cercato di fare nuovi brani che potessero entrare nella tematica del progetto.
Com'è stato lavorare con la pressione di dover affrontare un pubblico più largo, almeno rispetto a quello di altri esordienti della scena RnB italiana?
È stato difficile, anche perché ho vissuto in maniera conflittuale il successo che mi era arrivato. Diciamo che sono entrato in contatto con la fama, vedendone le due facce. Da una parte ci si aspetta di essere acclamati, dall'altra porta le persone a interpretare ciò che dici, perché non ti conoscono, creando quasi un'immagine distorta.
Com'è cambiata la tua vita dalla firma con una major e come ti sei adattato al mondo che circonda l'industria musicale?
In un solo anno credo di aver incontrato già delle persone che hanno cercato di farmi dei brutti scherzi. Ciò che non mi piace maggiormente è la poca genuinità, anche dal punto di vista artistico.
In Barbershop/Sensibile, c'è un audio che fa riferimento all'essere uomini, legato all'aspetto di "cacciare le palle". Una tesi che però ribalti subito nella seconda parte del brano con Sensibile. Come si legano questi due aspetti della tua persona?
Sono una persona che parla poco di sé, lascia parlare la sua musica. E questo è uno dei problemi che affliggono gli uomini. Abbiamo difficoltà a esprimere i nostri sentimenti, a manifestare ciò che proviamo: è una cosa che ci viene quasi imposta sin da piccoli.
Come questo aspetto ha cambiato anche il modo di comunicare la tua sensibilità?
Credo di aver fatto passi in avanti, iniziando a comunicare di più con le persone che avevo attorno: è una cosa che abbiamo iniziato a fare all'interno del team. Aiuta non soltanto a consolidare i rapporti con le persone vicine, ma soprattutto ti aiuta come persona a poterti esprimere.
E invece come ti sei avvicinato alla musica RnB?
È sempre stato tra i miei generi preferiti, soprattutto per lo stile in cui riesce a mostrare la mia sensibilità, la mia vulnerabilità. È uno strumento che assume ancora più valore durante i live.
C'è qualche riferimento italiano?
Sicuramente Tormento, ma anche Big Fish: sono delle pietre miliari, anche se la maggior parte dei miei ascolti erano indirizzati in America: da The Weekend a Chris Brown.
Si ritorna molto sul concetto di vulnerabilità: c'è qualcosa in questo disco che ti ha reso più vulnerabile?
Credo sicuramente la sensibilità, proprio nell'intro del progetto. Ho avuto difficoltà, non tanto nello scriverlo, ma nel riascoltarlo, perché mi descrive dalla A alla Z. Per adesso ho ancora pochi pezzi dove parlo di me stesso realmente, e credo siano i più difficili da scrivere. Bisogna essere onesti, senza giri di parole.
Credi ti manchi ancora qualcosa per fare quel passo definitivamente?
Sicuramente ho bisogno di fare un percorso con me stesso, mettendomi completamente a nudo senza aver paura del giudizio degli estranei.
Come ti sei invece avvicinato alla musica?
Uno dei primi ricordi credo siano stati i saggi a scuola: mi venivano a chiamare per cantare in chiesa. La musica c'è sempre stata nella mia vita e poi dal 2017 mi son detto che avrei voluto farla in maniera seria.
Come hai affrontato l'esperienza di Sanremo Giovani, uno dei primi grandi palchi?
È stato interessante vedere il dietro le quinte, la preparazione a un mondo totalmente distante dal mio.
È una cosa che ti allontanerebbe anche dall'idea di partecipare ai talent?
No, mi piacerebbe decisamente. Ovviamente bisogna essere contestualizzato anche il messaggio che voglio trasmettere con la mia partecipazione. Mi piacerebbe molto comunque.
Che significa avere nel proprio disco una parte della storia del rap in Italia come MondoMarcio?
È sempre stato uno dei miei artisti preferiti, quindi averlo nel disco per me è stato un onore.
Com'è nata?
Io ho condiviso un pezzo che stavo ascoltando in quel periodo, che era il suo Tieni Duro. Mi ha risposto e mi ha chiesto di vederci in studio. Poi da lì è stato naturale proporgli un brano, ma l'esperienza migliore è stato stare in studio con lui. È incredibile la sua meticolosità e mi ha fatto capire quanto bisogna sempre mettersi alla prova.
Com'è il tuo rapporto con TikTok per la comunicazione della tua musica?
Credo sia uno strumento utile, ma non il messaggio. Bisogna tutelare la propria arte, e spetta anche a noi far capire il contenuto, anche se cerchiamo di abbellirlo.
Credi ci sia stata l'intenzione di qualcuno di creare musica ad hoc per quella piattaforma?
Non è nelle nostre intenzioni, anche perché credo diventerebbe la maniera più disonesta di fare musica.
Come nei mesi passati per Lorenzza, anche tu hai vissuto delle critiche di essere un "industry plant". Come hai vissuto quel momento e credi il pubblico si sia "incattivito" nei confronti dei giovani artisti?
Penso che qualcuno si sia insospettito che grandi pagine o artisti avessero condiviso la mia musica e in quel momento le critiche ti infastidiscono perché negano l'impegno costante e la dedizione al lavoro che hai avuto per essere lì.
C'è qualcosa che ti auguri nel futuro prossimo?
Stare molto di più in pace con me stesso. Senza aver troppe pressioni, cose di cui aver paura: dal futuro alle opinioni altrui. Camminare per stada senza aver alcun tipo di vergogna: è proprio l'apice della felicità che spero un giorno poter di poter raggiungere.