Lo scellerato, secondo il dizionario Larousse citato in esergo dell'inedito romanzo (almeno in Italia) di Frédéric Dard – probabilmente il più prolifico scrittore francese, persino più di Georges Simenon – è colui che è "colpevole o capace di crimini". Del filone noir alla francese che ha reso celebre Dard nel suo Paese, grazie al personaggio del commissario San Antonio, detto Sanà, per oltre mezzo secolo fino alla morte dell'autore, ne "Gli scellerati" appena pubblicato da Rizzoli c'è quasi nulla.
O meglio: il nero resta come schema, come anima profonda, intelaiatura dei colpi di scena su cui si snoda la storia della giovane Louise, che abbandona la fabbrica del triste quartiere parigino di Léopoldville per prendere servizio come domestica dai Rooland – Thelma e Jess – coppia di americani dalla vita apparentemente serena e luminosa, che si è trasferita in quel sobborgo per ragioni di lavoro. Non tarderà ad arrivare un tragico mistero da svelare, ma il cuore della vicenda sta altrove. Nel cuore, appunto, dei protagonisti di questa storia. Innanzitutto, di Louise.
Il punto di vista della svagata, timida e sfrontata diciassettenne è il contraltare ironico di un contesto cupo, triste, noir. Léopoldville è, infatti, l'altra grande protagonista della storia, che da località rurale e agricola (che puzza maledettamente di cavoli) si sta trasformando nei primi anni Cinquanta – non senza shock – in una zona industriale che fabbrica desideri e modelli di consumo – primo fra tutti, quello americano che trova qui il suo simbolo più evidente nelle auto sportive, nella splendida Dodge di Jess – e aliena l'individuo isolandolo dalla sua comunità, fino a ridurlo a un atomo di solitudine e desideri incapaci di venir fuori per il giusto verso. Lo scontro tra le due voci del romanzo – la divertente sfrontatezza di Louise e l'incombente, minaccioso paesaggio del sobborgo industriale – è lo spartito su cui va in crescendo questa storia che contempla al suo interno una forte dimensione teatrale.
Il triangolo tra i tre personaggi, attorno a cui gravita la meschinità dei familiari di Louise, sua madre e il patrigno alcolizzato e comunista, oltre alla pletora di personaggi illustri del plumbeo sobborgo, è solo lo schema narrativo, la cornice entro cui far esplodere un romanzo piccolo e perfetto, scritto in modo semplice, capace di raccontare le zone d'ombra dell'umanità che lo attraversa attraverso una gestione sapiente ed avvincente dei tempi narrativi e dei caratteri dei protagonisti. Anche se non è un noir, ma proprio come in un noir, infine, "Gli scellerati" non va raccontato nei suoi elementi di trama se non appena introdotti. Perché la sorpresa è dietro ogni pagina, fino all'ultima, per la precisione, e non va assolutamente svelata.