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Gli Scarabocchi di Maicol&Mirco in libreria: “Così sui social racconto vita e morte a fumetti”

In libreria sta per arrivare la seconda raccolta degli Scarabocchi di Maicol&Mirco, un unico fumetto chilometrico fatto di migliaia di episodi di una sola pagina postati quasi quotidianamente sulle sue seguitissime pagine social. Abbiamo incontrato l’autore per parlare del suo lavoro e di come cambia passando dal web alla carta.
A cura di Valerio Renzi
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Il prossimo 26 settembre uscirà "SOB" il secondo volume di raccolta degli Scarabocchi di Maicol&Mirco, grazie ai tipi di Bao Publishing che si stanno prodigando nella titanica impresa di mettere una dietro l'altra la chilometrica storia a fumetti raccontata una vignetta dopo l'altra dall'artista, al secolo Michele Rocchetti, sulla pagina Facebook degli Scarabocchi. Una raccolta che, se mai vedrà la luce per intero, nelle intenzioni dell'autore "sarà composta da almeno una ventina di libri": migliaia di vignette per raccontare una storia che esce a puntate quasi ogni giorno su Facebook e Instagram, diventando spesso virale.

Come stanno gli appassionati gli Scarabocchi di Maicol&Mirco hanno due diverse possibili modalità di lettura. Ogni riquadro sembra una battuta o una freddura, una riflessione comica o amara sui fatti della vita che sembra conclusa in sé, e in effetti al termine di ogni vignetta troviamo la scritta "fine". Ma leggendo le vignette una dopo l'altra si scopre un secondo livello di lettura, e scopriamo quanto gli Scarabocchi assomigliano a una strip, come i Peanuts di Schulz, Mafalda, Dilbert, The Boondock e così via: si imparano a riconoscere i personaggi, ad amarli, si vedono crescere e cambiare.

Ma com'è passare dalla distribuzione su web, alla raccolta in un libro? Una domanda a cui Maicol & Mirco risponde così: "Passare dalle vignette online alla raccolta è un passaggio fondamentale per far capire cos'è Scarabocchi. Diventa così una storia, con un suo ritmo, i suoi personaggi, i suoi temi di fondo. Una trama fatta di percorsi e divaricazioni". "Mi sono accorto che aveva questa potenza narrativa – prosegue – quando ho visto gli Scarabocchi rappresentati a teatro. Mi accorgevo che le parole le sapevo tutte ma il discorso no, avevo detto delle cose senza neanche rendermene conto razionalmente".

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Il successo degli Scarabocchi viene spesso messo in relazione alla profondità dei temi sollevati, e c'è chi lo ha paragonata alla filosofia e alla poesia più che al fumetto. Ma Maicol&Mirco non la vede proprio così: "Che sia un fumetto non c'è dubbio, io faccio fumetti. Il fumetto è un'arte con il suo linguaggio. Ma è vero che è una storia fatta soprattutto di domande, ma sicuramente non è filosofia a fumetti o poesia a fumetti". "L'equivoco nasce perché il fumetto nasce come prodotto d'evasione – prosegue – e anche quando è stato accettato come letteratura si possa occupare di alcune cose e di altre no. Io invece penso che il fumetto possa parlare di tutto, come per tutte le arti il problema è assicurarsi di trovare il modo giusto per farlo: per questo fa strano a molti che i personaggi di Scarabocchi discutano di morte, suicidio, blasfemia e quant'altro".

L'autore fiuta anche l'etichetta di ‘fumetto cinico', anzi è convinto che Scarabocchi sia "un fumetto empatico", come l'ha definito Alessio Trabacchini (editore ed esperto di comics che cura anche l'introduzione della seconda raccolta in uscita). "Se andiamo a vedere infatti non è vero che muore un personaggio a ogni vignetta (ride), perché rimane impresso quando un personaggio si suicida sparandosi in testa, o quando compare la morte", vignette che si fissano nella memoria del lettore perché "sono temi che non sono quasi mai trattati" e che soprattuto vengono "trattati su Facebook, inserendo contenuti complessi tramite un mezzo di comunicazione popolare". E qui esce fuori il rapporto che Maicol&Mirco cerca con il suo lettore, diretto ma non brutale: "I lettori non vanno portati per mano, non sono bambini, ci si può dialogare e proporre qualsiasi contenuto, anche quello più difficile. In tanti li trattano invece come stupidi".

Il contrappunto che colpisce di più negli Scarabocchi è la semplicità del disegno (uno scarabocchio appunto) utilizzato per raccontare temi complessi. Ma Michele va anche oltre raccontando il suo lavoro, spiegando come "forma e contenuto non sono scindibili", in quanto "il testo è disegnato quanto il disegno è scritto" tanto che "se Scarabocchi fosse tradotto dovrei fare nuovamente tutte le vignette perché il lettering è disegnato: forma e dimensione delle parole danno il timbro e lo stato d'animo dei personaggi che le pronunciano".

E leggendo gli Scarabocchi difficilmente si riesce a smettere, rimanendo piano piano affascinati dal racconto che si dipana sotto i nostri occhi e, piano piano, cominciamo a trovarci dentro il flusso di riflessioni e storie.

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Giornalista pubblicista e capo area della cronaca romana di Fanpage.it. Ho collaborato prima prima di arrivare a Fanpage.it su il manifesto, MicroMega, Europa, l'Espresso, il Fatto Quotidiano. Oltre che di fatti e politica romana mi occupo di culture di destra e neofascismi. Ho scritto per i tipi di Edizione Alegre "La politica della ruspa. La Lega di Salvini e le nuove destre europee" (2015) e per Fandango Libri "Fascismo Mainstream" (2021).
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