Gli effetti della crisi sulla cultura: tagli e controtendenze delle città italiane
Attraverso openbilanci.it si può constatare come molte città italiane, in seguito alla crisi e per far fronte ai tagli ha inevitabilmente sacrificato le spese per attività artistiche e culturali. Ma, osservando il bilancio, assistiamo ad un bella eccezione, come Firenze, e spostandoci più a nord, vediamo come anche Trieste abbia investito in cultura. Scendendo a Sud, in Sicilia vediamo che anche Palermo ha aumentato le proprie spese destianate alla cultura.
Il divario Nord- Sud si riconferma ampio anche per i tagli alla cultura
Il nostro vasto patrimonio culturale, distribuito fra pubblico e privato, non è gestito solo dallo stato, ma anche dai comuni per la valorizzazione e promozione dei beni culturali. Ai comuni spetta, infatti, la conduzione di eventi e manifestazioni, la tutela di biblioteche, teatri e musei. E in questo senso il primo dato che emerge dall'analisi dei bilanci è il divario tra nord e sud, che si riconferma, poiché le città del Meridione sono agli ultimi posti delle classiche, relative alla crescita degli investimenti culturali.
Le città in controtendenza che hanno reagito bene alla crisi
Sempre osservando openbilanci.it, vediamo come tra le 14 principali città italiane, ve ne siano 6 che durante la crisi hanno incrementato gli investimenti in ambito culturale, oltre a Firenze e Trieste, e al Sud Palermo, vi sono anche Bari, Catania e Napoli. Inoltre, ricordiamo come Palermo nel 2018 sarà capitale italiana della Cultura, ponendosi come la città che ha aumentato di più la spesa in cultura tra 2010 e 2014 (+ 81,8%) , a seguire Firenze (+ 80%). Aumenti degni di nota sono stati riscontrati anche per le città di Bari (+ 25%) e Catania (+ 16,7%). Sono dati, che se sommati a quelli di Napoli, indicano una controtendenza dell'area del Mezzogiorno in confronto ai tagli sulla cultura delle altre importanti città italiane.