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Giuseppe Verdi, è giallo sulla sparizione dell’ultima lettera: furto o smarrimento?

L’ultima lettera autografa di Giuseppe Verdi è scomparsa un mese fa dagli archivi del Comune di Prato. Il grande compositore l’aveva scritta il 18 agosto del 1900, poco prima di morire. Potrebbe essere stata rubata o semplicemente smarrita.
A cura di Redazione Cultura
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Giuseppe Verdi Verdi ritratto nel 1886 da Giovanni Boldini
Giuseppe Verdi Verdi ritratto nel 1886 da Giovanni Boldini

L'ultima lettera autografa di Giuseppe Verdi è scomparsa lo scorso 2 novembre dagli archivi del Comune di Prato. Il grande compositore italiano l’aveva composta di sua mano il 18 agosto del 1900, poco prima di morire.

La denuncia della scomparsa è dell'assessore alla Cultura del comune di Prato, Simone Mangani, che ha presentato anche un esposto in procura, e che ora sta indagando sul presunto furto di questa lettera autografa, donata al Comune dal musicologo Goffredo Gori nel 2013. Nella lettera, Verdi commentava la morte di Umberto I ucciso il 29 luglio dall’anarchico pratese Gaetano Bresci.

La sparizione del documento, risalente esattamente a un mese fa, sarebbe una perdita gravissima. Apparteneva all’archivio che Gori aveva donato alla città insieme ad altri 143 cimeli e spartiti musicali. Documenti che dovevano essere allestiti in una mostra permanente alla scuola comunale di musica intitolata al genio di Busseto.

Ma un'altra ipotesi, oltre quella del furto, si sta affacciando nei palazzi del comune di Prato. Probabile, infatti, tra uno spostamento e l'altro del prezioso documento, che la lettera di Verdi sia stata smarrita. Il che, da un certo punto di vista, sarebbe altrettanto, se non più grave.

«Si stanno facendo verifiche con la speranza che il documento, che è stato più volte spostato, non sia stato rubato ma solo smarrito» ha spiegato Diana Toccafondi, direttrice della Sovrintendenza archivistica della Toscana. La lettera, che ancora deve essere catalogata dalla sovrintendenza e dunque non ha ancora un attribuzione ufficiale, secondo l’assessore Mangani è il documento più importante della collezione di Goffredo Gori ed era stato richiesto anche dal museo della Scala di Milano.

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