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“Giovedì in CAMERA”: la fotografia sulla scena del crimine in mostra a Torino

Un doppio percorso alla scoperta del legame fra fotografia, società e verità: lo scorso gennaio CAMERA, il Centro Italiano per la Fotografia di Torino, ha inaugurato un’esposizione dedicata all’affascinante mondo della fotografia forense dall’Ottocento ai giorni nostri. Un tema approfondito anche nella serie di incontri “Giovedì in Camera”, un progetto ideato per mettere in contatto il grande pubblico con la valenza non solo artistica, ma soprattutto politica e sociale della fotografia, come linguaggio di ricostruzione della realtà.
A cura di Federica D'Alfonso
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Il CAMERA Centro Italiano per la Fotografia di Torino inaugura oggi, giovedì 4 febbraio, "Giovedì in Camera", un ciclo di incontri sul mondo della fotografia e sul suo impatto sulla società contemporanea: una riflessione che intende mettere in luce la funzione della fotografia non solo come mezzo di espressione artistica, ma anche politica, e come fondamentale documento storico. Il calendario sarà articolato in due incontri mensili, il primo riservato agli approfondimenti sulle mostre in corso a CAMERA, l'altro dedicato all’universo della fotografia non solo dal punto di vista strettamente professionale, ma anche e soprattutto per un pubblico più ampio. Ad aprire il calendario d'incontri "L’immagine alle origini del crimine", pensato in continuità con la mostra "Sulla scena del crimine. La prova dell’immagine dalla Sindone ai droni": un percorso che indaga l'affascinante mondo della fotografia forense.

All'incontro partecipano Nello Balossino, vicedirettore del Centro internazionale di Sindonologia e docente in Tecniche investigative dell’università di Torino, insieme a Luce Lebart, storica della fotografia e co-ideatrice della mostra: l'incontro indagherà il mistero legato al lenzuolo più famoso del mondo, e insieme i due esperti presenteranno undici casi studio che servono da pretesto per analizzare il percorso evolutivo del medium fotografico in ambito forense, dalle origini fino agli esempi più recenti.

Una mostra senza opere e senza artisti

Lo scorso 27 gennaio il Camera ha inaugurato "Sulla scena del crimine. La prova dell’immagine dalla Sindone ai droni": un'esposizione curata da Diane Dufour, e nata dalla collaborazione fra Le Bal di Parigi, la Photographers' Gallery di Londra e il Netherlands FotoMuseum di Rotterdam. Fino al primo maggio il Centro proporrà un viaggio lungo un secolo nella fotografia forense, partendo dai primi scatti usati in tribunale fino alle foto satellitari che hanno permesso agli attivisti dei diritti umani di denunciare l’uccisione di civili colpiti dai droni. Una mostra "senza opere e senza artisti", che sottolinea la stretta connessione fra immagini e attualità, e soprattutto il forte valore non solo artistico del medium fotografico.

La fotografia soprattutto come scienza: dalla fine dell’Ottocento in poi infatti, le immagini ha giocato un ruolo fondamentale nella ricostruzione della verità e continua a farlo anche oggi, nonostante la consapevolezza acquisita sull’ambiguità delle immagini. Tra gli esempi più interessanti quello delle fotografie metriche ideate dal francese Alphonse Bertillon all'inizio del Novecento: rappresentazioni di scene di crimine che, unendo alla fotografia l’uso di misurazioni, calcoli e planimetrie determinarono un miglioramento significativo dei metodi investigativi, fornendo una una ricostruzione permanente della scena del crimine.

Ma il caso più emblematico è senz'altro quello della rappresentazione della Sacra Sindone, il lenzuolo di lino che secondo la Chiesa reca le impronte del corpo di Gesù Cristo. Durante l’ostensione pubblica del 1898 il fotoamatore torinese Secondo Pia viene invitato dai sacerdoti a scattare le prime fotografie della storia. La scoperta che ne segue è sorprendente, come rivelano le parole dello stesso autore: "rinchiuso nella camera oscura e assorbito dal mio lavoro, fui molto commosso quando vidi il Santo Volto apparire lentamente sulla lastra nel corso dello sviluppo".

Giovedì in Camera

"Giovedì in Camera" prosegue il 25 febbraio, sempre alle ore 19, con "Citizen Journalism: la notizia fotografata dai testimoni diretti", al quale interverranno Alfredo Cramerotti, Curatore e Direttore della MOSTYN Gallery e Olivier Laurent, Photo Editor del Time. Il 10 marzo sarà la volta di “Kabul+Baghdad. Fotografare l’attualità: politica, progetto, rappresentazione”, con la partecipazione dell'architetto Joseph Grima, del fotografo Antonio Ottomanelli e Francesco Zanot, Curatore del Centro Italiano per la Fotografia. Per finire il 17 marzo insieme a Stefano Carini e Dario Bosio, fondatori di Metrography, la prima agenzia fotografica in Iraq, si discuterà di fotografia e attualità politica con l'incontro "Map of Displacement. Le immagini e le storie della diaspora irachena verso il Kurdistan in fuga dalla violenza di ISIS".

Il Camera è situato all'interno del complesso dell'Isolato di Santa Pelagia, nell’edificio in cui fu aperta la prima scuola pubblica del Regno d’Italia: sotto la guida di Lorenza Bravetta, giovane direttrice che dal 2011 al 2014 è già stata responsabile di Magnum Photos per l’Europa continentale, il CAMERA è al centro della vita culturale torinese, a due passi dal Museo Nazionale del Cinema, Palazzo Reale, il Museo Egizio e numerose gallerie private.

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