"Pensare a quelli che sono andati è un incubo. Come non sentirsi colpevoli? Quando comincio a ridere mi fermo con stupore. Mi vergogno. Ma non posso piangere tutto il tempo. Non servirà a nessuno se restiamo cupi come adesso. Non prendertela, Kitty! Quest’incubo finirà. Sono sicura che le risate ricominceranno a farsi sentire". Così scriveva Anne Frank nel suo Diario, pubblicato dal padre Otto due anni dopo la fine della guerra e poi tradotto in oltre settanta lingue. Oggi il celebre Diario di Anne Frank ritorna per le Edizioni Star Comics, in un’epoca in cui sempre meno sono coloro che possono portare la propria testimonianza di persona si fa urgente più che mai la necessità di prendersi cura della memoria, sotto le sembianze di un graphic novel con l’adattamento di Ozanam e i disegni di Nadji, due tra i più apprezzati autori della bande dessinée franco-belga. Così un classico imprescindibile assume la forma del graphic novel per raccontare, ai ragazzi come agli adulti, la drammatica storia di Anne Frank. Di seguito l'intervista a Ozanam, classe 1970, sceneggiatore, scrittore autore di cronache per la radio.
Come avete deciso di trasformare il diario di Anne Frank in un graphic novel?
L’idea è arrivata dal curatore di collana Jean Wacquet, presso l’editore Soleil. Mi ha proposto di fare l’adattamento, e di cercare un disegnatore che corrispondesse a quella che era la mia visione del libro. Io non sono sempre a favore dell’adattare libri in graphic novel, però ho pensato che in questo caso potesse essere utile per portare questa storia a una quantità di persone più alta, raggiungendo alcuni che ancora non la conoscevano. Se il messaggio continua a essere diffuso, allora io ne sarò più che contento.
Il rapporto tra immagini e memoria è un rapporto complicato, spesso un tabù a proposito del nazismo e della Shoah: vi siete posti questo problema e in che modo lo avete affrontato nel rapporto tra sceneggiatura e disegni?
Trovare il disegnatore giusto non è stato affatto semplice. Quando ho cominciato a rifletterci, sapevo che avrei voluto un disegno “spontaneo” per rispecchiare bene il senso di un diario segreto. Volevo anche qualcosa di abbastanza sintetico, per non avere l’aspetto un po' “freddo” che arriva dal realismo. La cosa più importante per me era rendere l’ambientazione, le sensazioni. Per fortuna, conoscevo già Nadji, e abbiamo potuto parlarne molto a lungo. Ha fatto numerose prove, prima di trovare questa sintesi, così “semplice”, perfetta per rendere l'atmosfera che cercavo. Spesso, suggerire è più importante che disegnare. Ed era fondamentale ridurre gli effetti “cinematografici”, facendo spesso inquadrature frontali. Pochi campi e contro-campi. Penso che questo aiuti a entrare bene in sintonia con Anne e la sua famiglia.
Avete scoperto qualcosa di nuovo della figura di Anne Frank rileggendo il Diario?
Come molti tra noi, avevo letto il Diario quando andavo a scuola. Avevo dimenticato il lato molto moderno dei suoi pensieri. Nel rileggerlo e lavorarci, mi sono molto avvicinato a mia nonna: ora sapevo che a suo tempo lei aveva avuto le stesse preoccupazioni di qualunque adolescente. A parte questo, siccome avevo già lavorato su questo periodo storico, non ho scoperto altre cose che non sapessi già. Però, sì: sono stato sorpreso, nel lavorare alla timeline presente a fine volume, accorgendomi che gli ultimi occupanti dei campi a morire sono morti dopo Hitler. E penso che questo spieghi bene l’ampiezza dell’orrore che è stato.
La maggior parte di noi, almeno in Italia, legge il "Diario di Anne Frank" da ragazzi: pensate che il fumetto possa aiutare i più giovani a comprendere la tragedia del nazismo e della Shoah?
È esattamente questo il motivo per cui ho accettato di lavorare a questo adattamento. Non solo: ho realizzato, dopo l’uscita del libro, che il fumetto viene letto dai giovani lettori più di quanto non sia letto il libro. E questo è senza dubbio “pesante”, in senso positivo, da un punto di vista delle emozioni. L'idea di vedere anche i luoghi, la planimetria della casa, del nascondiglio, rende tutto molto più concreto. Abbiamo lavorato davvero tanto sulla configurazione e l'arredamento della casa di Anne Frank (ne abbiamo fatto anche una ricostruzione 3D).