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Giorno della Memoria, 72 anni fa l’orrore dell’Olocausto. Non dimenticare è un dovere

Sono trascorsi 72anni dal 27 gennaio 1945 quando l’esercito dell’Armata Rossa entrò nel campo di concentramento di Auschwitz, in Polonia. Il mondo oggi si ferma e ricorda la più grande tragedia umana della storia.
A cura di Biagio Chiariello
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Sono passati 72 anni dal giorno in cui l’Armata Rossa entrò nel campo di concentramento di Auschwitz, in Polonia, scoprendo l’orrore della Shoah. Oggi, in tutto il mondo, si ricorda quella che senza dubbio è stata la tragedia umana più grande del Novecento, se non della storia dell’Umanità. Un ricordo che è tanto più sentito quanto più passa il tempo e scompare la generazione dei sopravvissuti e dei testimoni dell’Olocausto. Così il 27 gennaio anche nelle città italiane viene celebrata il Giorno della Memoria. Numerose le attese iniziative che anche quest'anno saranno volte a ricordare le vittime del nazismo.

Il Giorno della Memoria nella Costituzione italiana

La ricorrenza è stata sancita il primo novembre 2005 con la risoluzione 60/7 dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite. Gli articoli 1 e 2 della legge n. 211 del 20 luglio 2000 definiscono le finalità e le celebrazioni a memoria dello sterminio del popolo ebraico:

Art. 1

La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, “Giorno della Memoria”, al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, nonche’ coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.

Art. 2

In occasione del “Giorno della Memoria” di cui all’articolo 1, sono organizzati cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto e’ accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti in modo da conservare nel futuro dell’Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinche’ simili eventi non possano mai piu’ accadere. La presente legge, munita del sigillo dello Stato, sara’ inserita nella Raccolta ufficiale degli atti normativi della Repubblica italiana. E’ fatto obbligo a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge dello Stato. Data a Roma, addi’ 20 luglio 2000.

Non dimenticare è un dovere

Da quel 27 gennaio del 1945 è un dovere ricordare le barbarie dello sterminio e le persecuzioni volute da Adolf Hitler. Benché ricordare sia doloroso soprattutto per chi è stato protagonista di una vicenda storica di una ferocia inaudita, tutti abbiamo l’obbligo morale di contribuire con ogni mezzo ad educare al bene affinché non riviva la disumana follia del Nazismo. 72 anni sono passati da quell’orrore e, come detto, sono ormai pochi i sopravvissuti ancora in vita che portano impressa nella mente, ma anche sulla pelle la testimonianza della Shoah. Per non dimenticare, c’è chi ha deciso di compiere un gesto "estremo": farsi tatuare sul braccio il numero che era stato dei genitori, dei nonni, di un familiare. Del resto, una volta entrati in un campo di concentramento si perdeva lo status di persona e si diventava un numero. Uno dei più noti è sicuramente il 174.517:il numero tatuato sul braccio di Primo Levi nel febbraio del 1944, quando fu trasferito nel lager di Monowitz, a pochi chilometri da Auschwitz. In questa giornata vogliamo una delle pagine più drammatiche della storia dell’uomo con due sue frasi: “Resta solo una cosa da fare, portare testimonianza”. E ancora: “È avvenuto, quindi può accadere di nuovo: questo è il nocciolo di quanto abbiamo da dire”.

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