Giornata Mondiale del Teatro: il perché della giornata e le iniziative, fuori e dentro il palcoscenico
“Creare momenti di verità, di ambiguità, di forza, di libertà nel mezzo della grande precarietà”: con queste parole il regista e drammaturgo cubano Carlos Celdràn ha descritto l’irripetibile esperienza del palcoscenico, nel messaggio che ogni anno accompagna le celebrazioni per la Giornata Mondiale del Teatro. Un appuntamento che ogni anno, dal 1961, apre le porte dei teatri di tutto il mondo per tornare a riflettere sul ruolo attivo che questi luoghi ricoprono all'interno della nostra cultura. Anche quest’anno sono numerosi gli eventi organizzati, anche in Italia: e proprio nel nostro Paese, precisamente a Pesaro, si tiene la cerimonia d’inaugurazione. In un luogo molto, molto particolare.
La Giornata Mondiale del Teatro venne istituita su proposta del drammaturgo finlandese Arvi Kivimaa, durante il IX Congresso mondiale dell’International Theatre Institute. Da allora ogni anno, grazie ai centinaia di Centri Nazionali dell’ITI, ogni 27 marzo i teatri di tutto il mondo, ma anche gli attori, i registi e il pubblico, prendono parte attiva alla promozione dell’arte drammaturgica in tutte le sue forme, come strumento di diffusione culturale e di dialogo interculturale.
Carlos Celdràn: "Il teatro è forza e libertà"
Uno dei momenti più attesi è senza dubbio quello della pubblicazione del Messaggio che accompagna, ogni anno tramite una voce diversa, la Giornata: il primo a parlare di teatro in occasione della Giornata fu Jean Cocteau nel 1962. Negli anni molte altre voci si sono aggiunte alla sua per ribadire, in modo personale, il valore universale del teatro: Pablo Neruda, Luchino Visconti, Eugène Ionesco, Peter Brook e anche Dario Fo, a cui venne affidato il messaggio per la Giornata Mondiale del 2013.
Quest’anno è stato Carlos Celdràn a parlare del profondo valore unificante del teatro, raccontandolo non soltanto come strumento di comprensione di se stessi, ma anche e soprattutto degli altri: “un momento di incontro con un altro nel buio di un teatro, senza ulteriore protezione se non la verità di un gesto, di una parola rivelatrice”. Un momento che trascende i luoghi fisici e i confini, che trasforma il teatro in un luogo “orizzontale” dove non esistono posizioni privilegiate o differenze: luogo segnato da una geografia invisibile, come un territorio che copre tutto il mondo e in cui non esiste nient’altro che il viaggio attraverso il cuore e la soggettività dell’Altro.
La mia vita è fatta di questi momenti unici, in cui smetto di essere me stesso, di soffrire per me stesso, e rinasco e capisco il significato della professione teatrale: vivere istanti di pura, effimera verità, dove sappiamo che ciò che diciamo e facciamo, lì sotto le luci del palcoscenico, è vero e riflette la parte più profonda, più personale di noi stessi. Il mio paese teatrale, mio e dei miei attori, è un paese intessuto di questi momenti, in cui mettiamo da parte le maschere, la retorica, la paura di essere ciò che siamo, e uniamo le nostre mani nel buio.
La cerimonia nel carcere di Pesaro
Il profondo messaggio scritto da Carlos Celdràn e diffuso dall'International Theatre Institute trova il suo compimento nell'evento di inaugurazione della Giornata, che si è tenuto oggi, martedì 26 marzo, a Pesaro. Quest’anno l’ITI ha abbandonato i luoghi istituzionali e le ufficialità di rito per condividere il suo messaggio unificatore con i detenuti e le detenute della Casa Circondariale di Villa Fastiggi: un momento unico, profondamente in linea con il senso della giornata, che ha riflettuto sul valore del teatro anche come strumento di reinserimento all'interno della società.