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Giornalista si masturba su Zoom: da Philip Roth ad Alda Merini, l’onanismo è libertà

Ha fatto il giro del web la notizia che ha visto coinvolto Jeffrey Toobin, giornalista del New Yorker e commentatore della CNN, colpevole di aver dimenticato la telecamera accesa e di essersi masturbato in videoconferenza con i colleghi. Ma da “Lamento di Portnoy” di Philip Roth alla poesia di Alda Merini, l’onanismo è spesso metafora dell’emancipazione degli individui.
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Quale pensiero deve aver attraversato la mente di Jeffrey Toobin, giornalista del New Yorker e commentatore della CNN, prima che decidesse di approfittare di un momento di stanca dall'ennesima riunione su Zoom per oscurare la videocamera del proprio personal computer e iniziare a masturbarsi? Non lo sappiamo e non lo sapremo mai. Possiamo però leggere "Lamento di Portnoy" di Philip Roth, opera celebre dalla cui pubblicazione è ormai passato mezzo secolo, ma che sul tema ha detto tutto. O quasi. Così come lo ha fatto Alda Merini con quel suo celebre aforisma: “C'è chi si masturba per non perdere l'orientamento”. Di certo, in attesa che la letteratura ci venga in soccorso, sappiamo che Toobin ha dimenticato di oscurare per davvero la videocamera e i colleghi lo hanno visto, scatenando il putiferio sui mass media di mezzo mondo. Motivo per cui è diventato un caso celebre che passerà agli annali come "giornalista che si masturba durante una riunione su Zoom" Poveretto.

Peraltro il giornale per cui lavora lo ha sospeso e anche la CNN ha deciso di concedergli un periodo di riposo in vista delle elezioni presidenziali USA. Il giornalista si è subito scusato. “Ho fatto un errore imbarazzante credevo di aver spento la telecamera, non pensavo di essere in onda. Mi scuso con mia moglie, la famiglia, gli amici e i colleghi” ha dichiarato. Brutta, brutta storia. Probabilmente non gli servirà a nulla, ormai la frittata è fatta.

La masturbazione in letteratura: il Lamento di Portnoy di Philip Roth

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Per fortuna, in difesa del povero Toobin e del suo momento di debolezza, c'è tutto l'armamentario letterario possibile. Dettaglio che ci permette di guardare questa vicenda anche da un altro punto di vista. E cioè, leggendo Marcel Proust, Philip Roth ma anche alcune poesie di Alda Merini, potremmo addirittura scoprire un'altra versione di questa vicenda, non meno imbarazzante, certo, ma di sicuro più interessante. E se l'atto onanistico di Toobin contenesse in sé qualcosa di rivoluzionario? Le stupende pagine di Philip Roth sull'argomento ci dicono proprio questo.

Alda Merini: "C'è chi si masturba per non perdere l'orientamento"

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Resterà un faro letterario, infatti, la scena di "Lamento di Portnoy" in cui il piccolo Portnoy si masturba dietro un cartellone pubblicitario con un pezzo di fegato. Un pezzo di fegato rigorosamente kosher, una regola alimentare su cui la famiglia ebrea non transige. Qui il processo di liberazione dalla cappa di oppressione familiare e culturale di Portnoy passa, come ogni processo di liberazione, dal sesso e dalla propria sessualità.

Forse Toobin ha fatto, a suo modo, lo stesso. A sessant'anni, nel pieno di una pandemia mondiale, costretti come siamo a trascorrere le nostre giornate dietro uno schermo, tra una "call" e un'altra, deve aver pensato di non riuscire più a sopportarlo. E lo ha fatto. Ha cercato di liberarsi, di opporsi a questa vita inumana che stiamo vivendo. Ha cercato di non perdere l'orientamento, ha usato (per errore) una videoconferenza come il suo pezzetto di fegato kosher.

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Scrittore, sceneggiatore, giornalista. Nato a Napoli nel 1979. Il suo ultimo romanzo è "Le creature" (Rizzoli). Collabora con diverse riviste e quotidiani, è redattore della trasmissione Zazà su Rai Radio 3.
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