George Floyd: dagli Usa all’Italia la street art celebra la protesta: “I can’t breathe”
La street art del mondo per George Floyd. Dopo la morte dell'afroamericano, deceduto per soffocamento dopo essere stato essere preso in custodia della polizia di Minneapolis, la protesta è divampata in Minnesota e in tutti gli Stati Uniti. Molto si è parlato dei saccheggi e delle devastazioni di New York, dell'opposizione a Donald Trump, molto meno dell'arte prodotta in questi giorni dai manifestanti. Dietro la scia delle proteste, infatti, sono emerse anche diverse forme di espressione artistica dal basso, dalla street art alle t-shirt che hanno formato lo slogan "I can't breathe", fino ad arrivare ai danzatori di breakdance. Insomma, murales e graffiti, ma non solo. A Minneapolis e un po' ovunque nel mondo. Los Angeles, New York, e poi l'Europa. Da Berlino all'Italia, dove l'artista Jorit ha realizzato un murales dedicato a Floyd, non si contano le forme di espressione artistica dal basso. Questo, più delle vetrine rotte, è il modo universalmente riconosciuto e apprezzato dai manifestanti per portare avanti la propria causa.
Non è la prima volta che accade. Dopo ogni protesta, negli Stati Uniti, fioriscono le opere di street art dedicate a uno dei martiri della protesta. Accadde con Eric Garner, nel 2015, e succede oggi. Anche se molte cose sembrano cambiate da allora. È notizia di poche ore fa, infatti, l'appoggio alle proteste (pacifiche) di Barack Obama. L’ex presidente degli Stati Uniti, infatti, nel suo primo discorso trasmesso via streaming sui social attraverso un collegamento Zoom, ha invitato i sindaci degli Stati Uniti a rivedere l’uso della forza e a riformare la polizia, ma ha anche sottolineato che la mobilitazione dei giovani fa “ben sperare per il futuro”.