Sbatti il mostro in prima pagina è un film del 1972 e racconta le vicende di Giancarlo Bizanti – un meraviglioso Gian Maria Volontè -, redattore capo del quotidiano borghese di destra Il Giornale, nella Milano degli anni di piombo.
Bizanti, su invito della proprietà, segue gli sviluppi di un omicidio a sfondo sessuale di cui è rimasta vittima una studentessa, allo scopo di incastrare un militante della sinistra extraparlamentare per strumentalizzare politicamente la vicenda. La feroce campagna mediatica riesce a far condannare il "mostro" di fronte all’opinione pubblica, senza che abbia subito alcun processo. E così la condanna, soprattutto morale, ha la possibilità di screditare la sinistra durante la campagna elettorale, nonostante poi Bizanti scopra che il ragazzo è assolutamente innocente.
Tutto questo per dire che è sorprendente come una meravigliosa pagina del cinema d’inchiesta di Marco Bellocchio, di cinquanta anni fa, si riveli attualissima e sembri raccontare perfettamente l’Italia di oggi.
Perché a quanto pare il nostro è un paese immobile che però conserva soltanto il peggio di sé.
In meno di una settimana dalla caduta del governo e dall’inizio della campagna elettorale, ha ripreso la sua falcata in doppia velocità, il meccanismo bestiale che aveva già permesso ad un partito del 4% – la Lega – di trasformarsi in meno di due anni nel primo partito del paese, almeno fino all’avvento di Fratelli d’Italia che ha poi di fatto compiuto lo stesso iter. Perché alla fine l’Italia è proprio questo: un continuo immobilismo che si rinnova con maschere nuove che celano vecchie facce logore. Eppure, anche se il meccanismo è sempre lo stesso, sembra che una buona parte dell'opinione pubblica non se ne accorga o perlomeno non voglia accorgersene.
Dopo mesi in cui il dibattito pubblico si era focalizzato sulla guerra in Ucraina e sul reddito di cittadinanza che, a quanto dicono, porta via manovalanza e lavoratori (altro mostro sbattuto di continuo in prima pagina), magicamente nelle prime apparizioni pubbliche del capitano, da front runner della coalizione di destra (il centro a quanto pare ormai esiste solo nelle dichiarazioni di Renzi e Calenda), si riaffacciano temi a lui carissimi: sicurezza, migranti e sbarchi incontrollati. Gender o non gender questo è il problema.
Ma le fake news hanno un antico nome che proviene da un'altrettanto antica e orribile storia: la propaganda. Il ministero della propaganda di Goebbels riuscì a convincere una grandissima parte dell'opinione pubblica tedesca prima e mondiale poi (fino ovviamente ahimé ai nostri giorni) che il popolo ebraico fosse un pericolo, un nemico. La macchina di propaganda nazista non si fermava mai e attraverso ogni mezzo a sua disposizione ha creato un nemico inesistente, un mostro da sbattere in prima pagina, uno spauracchio da tirar fuori all'occorrenza per far paura ai bambini e distrarre gli adulti. Distrarli da quanto accadeva intorno a loro.
Ed eccolo lì che, circondato da Madonne che nemmeno mia nonna ai tempi d'oro ne aveva in casa così tante, ricomincia la solita cantilena degli sbarchi e della sicurezza, pericoli che minacciano le nostre famiglie, le nostre case, i nostri figli, le nostre vite.
È un pò come quando il mago tira fuori il povero coniglio dal suo cilindro: noi sappiamo che c'è il trucco ma nonostante questo restiamo lì, a fissare il numero a bocca aperta, perché tutto sommato ci piace credere nella magia, ci piace farci distrarre. Panem et circenses solo che i saltimbanchi sono stati sostituiti dal circo dei social, dei commenti, delle notizia false, della rabbia vomitata di continuo e senza motivo.
Perché in definitiva le persone "preferiscono credere ai complotti piuttosto che occuparsi della complessità del reale", preferiscono credere alle sciii kimiche piuttosto che occuparsi concretamente e quotidianamente del problema ecologico a partire dal semplice gesto di riciclare in modo corretto anziché buttare tutto a cazzo per poi lamentarsi che non ci sono più le mezze stagioni, le persone preferiscono credere che il nemico venga da lontano per invaderci e rubarci "donne e lavoro" piuttosto che occuparsi dei "mostri che abbiamo dentro".
E tutto questo perché ci siamo persuasi – o siamo stati persuasi – che la normalità sia mediocrità, solo perché non vogliamo accettare le normali difficoltà delle nostre vite che sono uniche ed eccezionali anche nella loro "semplicità" e mai banalità.
Un film di cinquant'anni fa e la storia di oltre ottanta, dovrebbero ricordarci cosa non fare invece di raccontare quello che continuiamo a fare, ma evidentemente tutto questo continua a ripetersi perché forse l'Italia non è un paese normale.
L'Italia non è affatto un paese normale perché se lo fosse, in un paese nato sulle ceneri del fascismo, ma soprattutto ri-nato dalla Resistenza e dall'Antifascismo, a nessuno e nessuna forza politica passerebbe mai nemmeno per l'anticamera del cervello – come diceva sempre mio nonno, antifascista fino al midollo – di allearsi con un partito erede di tutta quella merda che ancora oggi ha sulla sua bandiera, all'interno del suo simbolo, quella fiammella ereditata dall'MSI e che trova origine nella fiamma che "arde immortale sulla tomba di Mussolini".
Nessuno si sognerebbe mai di andare al governo con un partito che al suo interno ha una fortissima presenza di fascisti irriducibili (qui un approfondimento dall'inchiesta di Fanpage.it), che inneggiano al duce, a Hitler perdio, alla pulizia etnica, come effettivamente accade in altri paesi dove sogna nemmeno lontanamente di allearsi con Le Pen in Francia o con VOX in Spagna..
Ma evidentemente non siamo affatto un paese normale e forse proprio per questo diventeremo, come dice David Broder, sul New York Times, il primo laboratorio per la creazione di un'estrema destra europea di governo.
Ma tutto sommato possiamo ancora sbugiardare il mago e salvare il coniglio dall'ennesimo cilindro, perché sì, sarà pure divertente guardare quel numero di magia, però immaginate di vederlo e rivederlo tutti i giorni della vostra vita senza accorgervi che è tutto un trucco: che palle! E soprattutto pensate un pò alla vita di merda che fa quel povero coniglio costretto a farsi tirare per le orecchie tutti i giorni più volte al giorno.
Quindi se vogliamo salvare il coniglio, se non vogliamo più farci prendere per le orecchie, allora alziamo la testa e facciamola noi la magia.
Qual è la magia? Ah boh io non lo so, sono solo uno che scrive e dice quello che pensa di fronte alla gente: di certo, un'Italia senza fascisti sarebbe già una gran bella magia.