Galileo Galilei fu anche artista e poeta: una mostra rivela l’altra faccia dello scienziato
Raccontare sette secoli di arte attraverso lo sguardo rivoluzionario di uno degli intellettuali più importanti d'Europa: è questo l'obiettivo della mostra “Il cielo stellato sopra di me. Galileo e le Arti” che inaugurerà il prossimo 18 novembre al Palazzo del Monte di Pietà di Padova. Una prospettiva del tutto nuova sulla figura e sull'opera di Galileo Galilei, che attraverso alcuni capolavori artistici dal Seicento ai giorni nostri intende indagare lo stretto legame fra il genio galileiano e l'arte.
Non poteva che essere Padova la città destinata ad ospitare la mostra: qui Galileo visse per ben 18 anni, lavorando incessantemente alle teorie che porteranno alla pubblicazione del “Sidereus Nuncius” nel 1610 e alla costruzione del suo primo cannocchiale. Un periodo fecondo e intenso, quello padovano, arricchito dalla frequentazione dell'Università e di alcuni degli intellettuali più importanti dell'epoca come Cremonini e Sarpi. A sottolineare il fondamentale contributo di Galileo alla crescita culturale della città, alla mostra verranno affiancate tutta una serie di iniziative ed approfondimenti organizzati dall'Università degli Studi di Padova.
Il genio di Galileo nell'arte
La mostra, ideata da Giovanni Carlo Federico Villa e aperta al pubblico fino al 18 marzo 2018, apre un dialogo ricco ma ancora poco indagato sul complesso legame che l'opera di Galileo ha avuto con lo sviluppo di un nuovo modo d'intendere il mondo e la sua rappresentazione. Perché parlare di Galileo vuol dire parlare di un'intera epoca che fu profondamente rivoluzionaria per l'uomo: ispirati dai suoi studi naturali, ma con una sensibilità del tutto rinnovata e inattesa, anche artisti, pittori e poeti suoi contemporanei si faranno autori di un cambiamento epocale.
Oltre a raccogliere alcuni acquerelli e schizzi realizzati dallo stesso Galileo, la mostra espone alcuni dei capolavori più importanti del Seicento sottolineando l'influenza che le sue teorie scientifiche ebbero nel campo delle arti: importantissima in questo senso la “Fuga in Egitto” di Adam Elsheimer, dove si ammira la prima raffigurazione pittorica della Via Lattea. Seguono poi una serie di dipinti che sottolineano il nascente interesse degli artisti per la natura: dalle stelle alla natura morta, gli stili propri dell'epoca sembrano andare di pari passo con le scoperte scientifiche di Galileo.
Altro pezzo centrale della mostra sarà l'Endimione dormiente del Guercino, che contiene una delle prime rappresentazioni del cannocchiale, insieme ad alcune opere della “bottega” galileiana: da Artemisia Gentileschi a Stefano Della Bella un'intera generazione di artisti fu legata alle lezioni dello scienziato, fino a giungere alle soglie dell'Ottocento quando Galileo divenne un vero e proprio mito da celebrare. Una sezione sarà dedicata invece al contemporaneo: in mostra anche opere di Previati, Balla e Anish Kapoor, a sottolineare un legame mai interrotto con il genio galileiano.