Gabriele Basilico al MAXXI: fotografie e architetture per abitare la città
Una mostra fatta con passione, partecipazione e commozione, quella che il Museo MAXXI di Roma dedica a Gabriele Basilico, il fotografo milanese di fama internazionale scomparso lo scorso febbraio all’età di 68 anni.
Una mostra organizzata e curata da chi Gabriele lo ha conosciuto bene; perché lui era ‘amico del MAXXI’, suo appassionato frequentatore, suo assiduo collaboratore, precoce sostenitore del progetto, culturale e architettonico, della Fondazione capitolina. Le fotografie di Basilico rientrano nel primissimo nucleo di opere acquisite dal museo, essendo state comprate sin dal 2003. Quelle fotografie, insieme ad altre acquisite nel corso degli anni, sono ora esposte nella mostra con cui il museo omaggia l’artista: sono 70 le opere selezionate dalle collezioni del MAXXI e presentate al pubblico da oggi fino al 30 marzo; tutte di grande formato, raccontano la storia della felice collaborazione tra il museo e il suo fotografo.
Non è un caso, infatti, se la mostra si apre con le immagini del cantiere del MAXXI: scatti ormai noti, essi documentano con curiosità e consapevolezza la nascita di un edificio che, tra gru e cumuli di materiali da costruzione, si preparava ad entrare nella storia dell’architettura. Come racconta la curatrice Francesca Fabiani, Gabriele ha saputo individuare i punti salienti della struttura di Zaha Hadid prima che essa fosse conclusa, riuscendo a cogliere l’essenza dell’architettura a lavori ancora in corso. Era proprio questa la capacità di Basilico, la sua missione, la sua passione: cogliere l’essenza dei luoghi attraverso la fotografia; documentarne l’esistenza, sì, ma soprattutto interpretarli, offrire suggestioni, fissare nuove visioni.
Basilico era un architetto donato alla fotografia, ma la sua fotografia ha sempre guardato all’architettura: “camminatore instancabile” e “osservatore degli spazi metropolitani”, ha visto nel mezzo fotografico uno strumento per comprendere la complessità dei luoghi, in particolare per decodificare lo spazio urbano e le sue metamorfosi; quello sguardo sulla città, lucido, oggettivo, e insieme poetico e sofisticato, aveva una funzione documentaria ma, come ha scritto l’artista, aveva a che fare inevitabilmente con la bellezza, “con un’esigenza visiva di interpretazione formale, di una traduzione estetica del mondo”.
Dunque alla ricerca della bellezza, Basilico ha realizzato la sua corposa produzione, lavorando spesso e volentieri su commissione: era stato per esempio il Museo stesso a richiedere la campagna fotografica sul MAXXI in progress, ed è stato sempre il Museo a commissionare al fotografo un lavoro dal forte rigore compositivo sulle architetture di Luigi Moretti a Roma, oppure un progetto su alcuni edifici della seconda metà del ventesimo secolo, o anche i vertiginosi scatti di Atlante italiano, con cui l’artista ha indagato poeticamente le sponde dello Stretto di Messina. Il prodotto di queste numerose ricerche, entrato poi nelle collezioni del MAXXI Architettura, oggi è presentato al pubblico.
Dalle collezioni del MAXXI Arte proviene invece lo straordinario gruppo di 15 fotografie che formano la sezione di mostra dedicata alle Città. “Quello che mi interessa in modo costante, quasi ossessivo, è il paesaggio urbano contemporaneo, il fenomeno sociale ed estetico delle grandi, rapide, incontenibili trasformazioni in atto nelle città del pianeta”. Con i loro agglomerati urbani o le strade desolate, con gli edifici moderni affiancati ai monumenti antichi, con le tracce del passato e gli indizi del futuro, protagoniste sono sempre le città. Dalla natia Milano, a Roma, passando per Genova, fino a Napoli e Palermo, in mostra si gira l’Italia con lo sguardo privilegiato dell’artista, e si arriva fino a una drammatica Beirut appena distrutta dalla guerra civile, che nelle fotografie di Basilico riesce quasi a ritrovare una sua forma.
Sempre in bianco e nero, tra giochi di luce, di pieni e di vuoti, in una costante armonia compositiva, le visioni dell’autore sono emozionanti, familiari e ignote insieme, imponenti e intime nello stesso tempo, disinvolte e silenziose.
Valore aggiunto della mostra al MAXXI, la proiezione di un film-documentario di Amos Gitai che presenta per la prima volta al pubblico la sua lunga conversazione con il fotografo milanese, registrata durante la Biennale di Architettura del 2012. Infine, tra fotografie e film, c’è anche un libro: edito da Contrasto e curato da Giovanna Calvenzi, il volumetto Abitare la metropoli riporta un articolato scritto di Basilico, un testo che era per lui “occasione per dare forma e ordine a riflessioni che da tempo, in modi diversi, stava organizzando”.
Immagine principale: Gabriele Basilico, Napoli, 1982, stampa fotografica b/n ai sali d’argento, cm 90×110. Courtesy Fondazione MAXXI