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Frida Kahlo, al Mudec di Milano la più grande retrospettiva dedicata all’artista messicana

Dal 1 febbraio e fino a giugno arriva al Mudec di Milano la più grande retrospettiva su Frida Kahlo. Oltre 70 dipinti, più 40 disegni e ben 150 tra lettere, oggetti e fotografie. Non ci saranno le due tele di proprietà di Madonna che ha negato il prestito: “Non mi separo mai dalle mie dos niñas”.
A cura di Redazione Cultura
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Per soli tre giorni coabiteranno a poca distanza, dopodiché domenica 4 febbraio la mostra "Dentro Caravaggio" chiuderà mentre quella al Mudec di Milano continuerà fino a giugno dopo l'apertura del 1 febbraio con la più grande retrospettiva dedicata a Frida Kahlo. La pittrice messicana sempre più icona pop del ventesimo secolo, venerata quasi come una santa nel suo Paese. Così, dopo la mostra alla Permanente del 2003, la sua opera torna a Milano con una retrospettiva firmata da Diego Sileo, curatore del Pac, specializzato in storia dell’arte latino americana, unico membro europeo, nel 2010, del progetto di ricerca sul nuovo archivio Kahlo – Rivera di Città del Messico. Un'altra grande mostra nel capoluogo lombardo, sempre più crocevia delle mostre d'arte mainstream che puntano ai grossi numeri, in termini di visitatori e incassi.

Al Mudec arriveranno oltre 70 dipinti della pittrice messicana, più 40 disegni e ben 150 tra lettere, oggetti e fotografie scattate dalla stessa Frida Kahlo, più 2 inediti della sua pittura mai visti in Italia. Purtroppo non ci saranno i due dipinti di Frida di proprietà di Madonna sin dal 1990, dopo il successo di "Like a prayer". Il no alla richiesta di prestito è arrivato puntuale: "Non mi separo mai dalle mie dos niñas" pare abbia risposto risposto la popstar di origini italiane, secondo quanto riferito dal Corriere.

Attraverso quattro sezioni tematiche scandite da colori vivaci, la mostra intende mettere in risalto la Frida pittrice spesso oscurata dalla donna anticonformista. A cominciare dal volto-maschera con le sopracciglia unite e il labbro superiore scurito da una fitta peluria, un’iconografia inaugurata nel 1933 e che vediamo nel quadro manifesto della mostra milanese: l’autoritratto con scimmia del 1938, uscito dalla collezione Albright-Knox di Buffalo una sola altra volta prima di questa.

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