Francesco Vezzoli al MAXXI: eros e lacrime tra glamour e classico
Tra le tante mostre in corso al MAXXI in questo periodo, senza dubbio la più spettacolare e acclamata è la Galleria Vezzoli, un evento di risonanza internazionale, che in occasione della preview ha richiamato VIP da tutto il mondo. Si tratta della prima antologica italiana di Francesco Vezzoli, artista bresciano quarantaduenne, formatosi a Londra ed oggi richiestissimo e quotatissimo a livello mondiale, tanto che, nel corso di quest’anno, Roma, New York e Los Angeles lo celebrano con il progetto The Trinity, tre mostre personali al MAXXI, al MoMA e al MOCA.
Prima tappa di The Trinity è appunto la Galleria Vezzoli, curata da Anna Mattirolo nelle gallerie 2 e 3 del museo romano di Zaha Hadid, eccezionalmente trasformate con damasco rosso, stucchi e drappi a rievocare le sontuose gallerie delle collezioni museali sette-ottocentesche. Fino al 24 novembre, l’allestimento fastoso racconta il fenomenale percorso artistico di Vezzoli, illustrando la complessità della sua brillante ricerca e rendendo giustizia alla varietà di tecniche e media da lui utilizzati. Tra ricami a piccolo punto, video, sculture, fotografie, stampe, più di 90 opere mettono in scena l’universo Vezzoli, un ossimorico universo glamour e classico, pop e colto, decadente e ironico, un universo affascinante anche perché soggetto a diversi livelli di lettura, da quello più superficiale e sarcastico a quello più profondo e articolato.
Appartenente ad una “generazione iconofila”, Vezzoli attinge dalla cultura alta come da quella popolare e si appropria di modelli e immagini del cinema, della moda, della tv, della politica; li rielabora poi per giungere a un risultato tanto complesso quanto familiare al pubblico, perché creato sulla base dei meccanismi della comunicazione mediatica.
Le sue prime opere sono ricami a piccolo punto, tecnica rivoluzionaria per un periodo in cui, come afferma l’artista stesso, a Londra con Hirst e i Chapman “andavano di moda gli animali squartati e i cazzi al posto dei nasi sui volti”. Alle pareti della Galleria del MAXXI sono esposti questi lavori: da piccole riproduzioni di quadri astratti di Rothko a trascrizioni di annunci erotici delle cabine telefoniche londinesi (Oooh! I'd Love Some Hanky Spanky), fino ai famosi ritratti di dive, ricamati e spesso ‘decorati’ con luccicanti lacrime in lurex, a fondere il favoloso e patinato mondo dello spettacolo con una dimensione intima e tormentata.
Una sorta di sfilata originalissima, di sculture di donne in stile Canova che reggono schermi al plasma, costituisce la sezione dedicata ai video. Esilaranti, seducenti, sconvolgenti, questi lavori dimostrano i forti legami dell’artista con lo star system mondiale, in quanto coinvolgono celebrities internazionali, da Eva Mendes a Lady Gaga passando per Sharon Stone e Natalie Portman che in un finto spot di un profumo (Greed) litiga con Michelle Williams per il possesso della bottiglia. Nei video ancor più che altrove, Vezzoli, smascherandoli e parodiandoli, si serve degli assurdi codici dei mass media. Intrisa di comicità è la Trilogia del ricamo, dove ci si imbatte in Iva Zanicchi che canta nella casa-museo di Mario Praz, poi in Franca Valeri che balla su un brano dei Kraftwerk in un abito di Capucci, e infine in Valentina Cortese che declama il testo della canzone Help dei Beatles in toni melodrammatici.
A dimostrazione di come “il mondo dell’arte si è trasformato, consapevolmente o meno, in una specie di industria dell’intrattenimento”, è interessante e spassoso seguire la puntata fittizia del format americano E! True Hollywood Story in cui Francesco mette in scena la propria biografia, dall’infanzia in provincia alla notorietà, fino alla tragicomica morte in una piscina di Beverly Hills; il tutto inframmezzato da testimonianze di finti personaggi del mondo dell’arte che non risparmiano pesanti critiche all’artista, ricordato come dedito al vizio e ossessionato dal successo. Volutamente scabroso è il Trailer per un Remake di Caligola di Gore Vidal, che pubblicizza un film che non uscirà mai, il rifacimento pornografico di Io, Caligola di Tinto Brass: a stupire non è solo la licenziosità delle scene, ambientate in una villa hollywoodiana, ma anche la presenza di attori estremamente famosi, come Milla Jóvovich, Courtney Love e Benicio Del Toro.
In una sorta di piccola sala da cinema è proiettato Comizi di non amore, uno pseudo talk show condotto da Ela Weber, dove attrici come Catherine Deneuve e Jeanne Moreau si lasciano corteggiare da improbabili pretendenti. La critica alla manipolazione attuata dai media sulle relazioni personali è palese, così come è chiaro l’omaggio a Pasolini, richiamato anche nello spazio posteriore allo schermo con le sedie ricamate delle 120 Sedute di Sodoma.
Un’atmosfera da galleria antica si respira nella sezione degli autoritratti, dove, oltre ai più noti scatti fotografici in cui l’artista si fa ritrarre in vesti femminili (alla Rrose Sélavy) o nei panni di attori del passato, vi sono le recenti sculture marmoree che segnano una nuova strada nella produzione vezzoliana. Sempre giocando sul tema del doppio e dell’ibrido, l’artista ha acquistato antiche sculture romane o copie di queste per metterle in relazione con pezzi contemporanei. In Antique not antique: selfportrait as a crying roman togatus, ha innestato su un busto di togato romano il proprio volto scolpito e solcato da una lacrima. La classicità è trattata con scherzosa irriverenza in gruppi come Satira di un Satiro, dove la testa in marmo di Vezzoli fa la linguaccia ad un’antica testa di satiro, oppure nello sfrontato Autoritratto come amante dell’Apollo del Belvedere, dove un Vezzoli moderno manda un bacio ad un antico Apollo.
La recente svolta “da Hollywood al Louvre” abbandona l’analisi della fama legata ai mass media per lavorare su una fama meno pop, quella della storia dell’arte. Le ragioni di questa scelta sono chiare ed aprono preoccupanti problematiche di natura culturale: “Ho spostato la mia attenzione perché ho fallito, e questo ci tengo a dirlo. Ho fallito perché ho coinvolto nel mio lavoro personaggi famosissimi ma il video di Roman Polanski con Natalie Portman e Michelle Williams ha 150.000 click su internet, il video della pubblicità vera del profumo di Dior ne ha 1.500.000. […] Il mio lavoro è entrato in un immaginario di nicchia, lo conoscono tutti quelli che leggono Artforum, Vogue, che leggono W magazine, ma non è penetrato nell’immaginario globale”.