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Filippo Timi si racconta: da “Favola” ai nuovi progetti (VIDEO ESCLUSIVA)

Filippo Timi, in scena al Teatro Franco Parenti di Milano, racconta il suo “Favola”, spettacolo record di incassi e anticipa in esclusiva i suoi nuovi progetti: un “Casa di bambola” con la regia di Andrée Ruth Shammah e un Riccardo III da lui riscritto. Due video interviste per conoscere da vicino uno dei più importanti protagonisti del teatro italiano.
A cura di Andrea Esposito
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In occasione del riallestimento dello spettacolo “Favola. C’era una volta una bambina e dico c’era perché ora non c’è più”, siamo andati al Teatro Franco Parenti di Milano per incontrare l’attore, regista e drammaturgo (ma anche scrittore e doppiatore) Filippo Timi, uno degli artisti più amati dal pubblico italiano. Abbiamo dialogato a lungo con lui sia dello spettacolo, di cui vi proponiamo un videoracconto, sia più in generale del suo teatro, della sua estetica, del rapporto con il pubblico e con la critica che abbiamo raccolto in un corposo ed emozionante videoritratto. Timi ci ha anche raccontato, in esclusiva per Fanpage.it, dei suoi prossimi progetti: un “Casa di bambola” in cui sarà solo attore con la regia di Andrée Ruth Shammah e un Riccardo III da lui riscritto.

Favola. C’era una volta una bambina e dico c’era perché ora non c’è più

Lo spettacolo, che ha debuttato per la prima volta nel 2011 ed è divenuto nel corso degli anni un autentico “cult show”, vede Timi nei panni di Mrs Fairytale, una casalinga anni ’50 che fa il verso alla Doris Day di “Tè per due”: “Una casa fiabesca in una cittadina qualunque della provincia americana, un salotto accogliente, una vita perfetta come in un film di Doris Day o in un melodramma di Douglas Sirk. Colori laccati, abiti femminili che roteano vaporosi”. Questa l’ambientazione della “favola” che vede sul palco anche la bravissima Lucia Mascino nei panni di Mrs Emerald, l’amica del cuore di Fairytale, e l’esilarante Luca Pignagnoli. È evidente, e non si perde nulla a saperlo prima, che dietro questa scintillante e apparentemente banale quotidianità si nasconde un mistero, un orribile segreto, che deflagra in un finale “del terzo tipo”, come lo stesso Timi scrive nelle note di regia. D’altronde, fin dall’inizio incombe sulla vicenda il pericolo di un’invasione “aliena” che dà modo al regista di giocare con tutti gli stereotipi sulla paura dell’altro. Questo spettacolo, come si accennava, è molto amato dal pubblico di Timi – continua dopo anni a riempire le sale – mentre è piuttosto snobbato dalla critica. Secondo noi la commedia è molto godibile e imprevedibile, Timi è un vero e proprio mattatore sul palcoscenico e si diverte a giocare con l’eccesso, elemento che è un po’ la sua cifra stilistica. Il pubblico partecipa attivamente, cosa che ormai è divenuta una costante nei suoi spettacoli, il che se da una parte fa storcere un po’ il naso, dall’altra ci restituisce un clima genuino, da teatro popolare, a cui forse non siamo più abituati. Molte recensioni parlano di uno spettacolo che unisce dramma, commedia, rivista, soap, giallo, satira, – nello spettacolo ci sono anche degli intermezzi video di vecchie réclame – il che può anche starci, ma più che nella dimensione dell’accumulo, della giustapposizione, come avviene ad esempio in “Amleto” o in “Don Giovanni”, qui si tratta di modulazioni di genere, di sfumature. Come lo stesso Timi ci ha raccontato: “la sfida era quella di raccontare quello che per me è il femminile più femminile che c’è in tutte le sue declinazioni e di sfidare me stesso alzando il tiro e provando a vestire i panni di una donna. Non un uomo che fa la donna, un travestito, ma proprio una donna”. Chi lo andrà a vedere potrà approvare o disapprovare ma di sicuro non reclamerà indietro i soldi del biglietto. Si ride di gusto.

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Filippo Timi, l’intervista

Dopo aver parlato dello spettacolo, Timi si è fermato a lungo con noi a parlare del suo teatro e della sua carriera. Devo proprio dire, e qui emerge inquietante la prima persona, che prima di conoscerlo avevo grande stima e qualche riserva sul suo percorso. Ma, dopo aver dialogato per più di un’ora con lui, in maniera anche molto intensa come credo emerga dal videoritratto, me ne torno a casa con la chiara impressione di aver incontrato un artista di un altro pianeta, un gigante, un uomo abitato da fantasmi inquietanti e meravigliosi che sfida il contemporaneo senza riserve, senza reti protettive. Timi è un attore che viene da molto lontano e che ha avuto le più diverse esperienze: tralasciando il cinema e la letteratura, solo in teatro ha studiato con Delbono e col Tanztheater, ha lavorato con Robert Wilson, è cresciuto artisticamente con Giorgio Barberio Corsetti, ha condotto studi sulla voce che lo hanno portato ad essere anche un bravissimo doppiatore… (per un elenco più accurato e preciso si veda il suo sito). Insomma, questa nostra intervista casca, non a caso, in un momento delicato e importante. Dopo il trittico “Amleto-Favola-Don Giovanni”, Timi si prepara ad aprire un nuovo ciclo di spettacoli. Il suo lavoro degli ultimi anni, almeno dal nostro punto di vista, più che essersi schiacciato sul pubblico, come una parte delle critica sottolinea, ha scelto di affrontare il presente in modo coraggioso e deciso: sfidando i linguaggi, la sua incontenibile voglia di accumulare, di sovrapporre elementi che, come ci ha molto chiaramente raccontato nell'intervista, è la fase 1 di una carriera che ora sente di voler vivere al massimo. Timi è un artista indispensabile per il teatro italiano. Questo è il nostro pensiero. Vi lasciamo al nostro videoritratto che forse potrà servire come base per una discussione su ciò che ha già fatto e su ciò che farà.

“Casa di bambola” e “Riccardo III”

Sul finale d’intervista Timi ha voluto anche anticiparci, in esclusiva, quali sono i progetti per il futuro. In primis, tornerà a farsi dirigere in uno spettacolo “Casa di bambola” di Ibsen con la regia di Andrée Ruth Shammah che in questi anni ha prodotto il suo lavoro e, come lui stesso ci ha raccontato, lo ha aiutato anche durante le prove dei suoi spettacoli, dandogli consigli, standogli vicino: “Confesso – prosegue Timi – che sono stato io a chiedere ad Andrée di fare uno spettacolo insieme. Adesso ho molta fifa, ma non vedo l’ora di iniziare a lavorare”. In seguito, l'attore perugino si dedicherà alla riscrittura del Riccardo III di cui ha già realizzato un laboratorio: “Ho fatto questo laboratorio sul Riccardo III, filmandolo. Quando mi sono rivisto mi sono reso conto che ciò che vedevo da fuori non corrispondeva affatto all’idea che avevo io ‘da dentro’. Quindi voglio aspettare ancora un po’ per maturare meglio l’idea, quando sarò pronto partirà e sarà forse il primo movimento di un nuovo trittico dedicato questa volta al maschile. Per adesso comunque ho iniziato a scrivere di getto i prossimi tre romanzi. Tre tutti insieme, perché se mi metto a lavorare su uno solo rischio di voler dire troppo cose tutte in un libro e impazzirei”.

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