Filippo Giardina e “Satiriasi”, la stand-up comedy all’italiana V.M. 18 (INTERVISTA)
"Satiriasi, satand-up comedy vietata ai minori di 18 anni. Che cos'è la stand-up comedy? Pensieri impopolari, frasi controverse e un po' di sborra." Cominciava così il monologo di Filippo Giardina che inaugurava la quinta stagione del festival romano interamente dedicato alla stand-up comedy. Il riassunto è stringato ed eloquente, ma forse val la pena parlare un po' più approfonditamente, anche se probabilmente con meno efficacia, di questo genere a cavallo tra comicità e satira che, dopo l'immensa fortuna americana e inglese, sta cambiando il modo di ridere in Italia.
Partiamo allora da "Satiriasi": il collettivo, fondato dallo stesso Giardina nel 2009, ha messo insieme una serie di comici di professione che si esibiscono con un tipo di satira asciutta, sferzante ed adulta. Gli spettacoli sono essenzialmente monologhi, con sulla scena il solo microfono e una sola luce puntata sull'attore. I temi sono la pornografia, la religione, la differenza tra uomini e donne (e fin qui siamo è terreno comune anche della comicità più in voga), ma anche l'incesto, il cancro, l'alcolismo, la tossicodipendenza e la depressione. Insomma, uno stand-up comedian non cercherà di compiacervi. Anzi, per lo più tenterà strade impervie, nuoterà controcorrente, per convincervi che, magari, la pedofilia tra i preti non è del tutto condannabile, ma che invece i "preti pedofili sono vittime della società", o magari che i politici vengono pagati troppo poco per i ruoli di responsabilità che ricoprono, o ancora che forse le donne non sono più intelligenti degli uomini, come spesso viene detto.
Tesi estreme, sostenute con una logica impeccabile, che fanno sbiancare l'audience per la loro coerenza. Il pubblico viene suo malgrado convinto grazie a ragionamenti chirurgici che smontano i preconcetti e fanno paura. Certo, siamo di fronte a procedimenti comici, ironici, ma ecco: è la paura di riconoscersi in tali allucinanti elucubrazioni che dà al pubblico della stand-up comedy il senso della vertigine. Perché qui si è di fronte a una comicità ragionata, senza facili battute, senza barzellette. È uno specchio in cui guardarsi e scoprire le proprie contraddizioni.
In un Manifesto in 15 punti, pubblicato sul sito di Satiriasi, Filippo Giardina ha spiegato quali sono i doveri di uno stand-up comedian che si rispetti.
1) La risata è il mezzo e non il fine.
2) Niente travestimenti, si entra col proprio nome e cognome un asta un microfono e il proprio bagaglio di vissuto.
3) La libertà è assoluta ma non sono permessi pezzi che ispirino forme di violenza intolleranza o razzismo.
4) Non è uno spettacolo di cabaret.
5) Il pubblico può essere coinvolto all'interno di un pezzo ma deve rappresentare una parte accessoria – Qualora fosse una parte fondante va giustificato in maniera chiara.
6) Non si fanno comizi politici. Se in un pezzo non si ride (o comunque non c'è l'intento comico) il servizio di satira viene a mancare.
7) Non si fanno giochi di parole a meno che non siano frutto di uno studio tale da giustificarne il senso.
8) Bisogna sforzarsi di proporre pezzi originali, ci repelle la baggianata: "ormai è stato gia' detto tutto" ( tutto quello che è stato già detto può essere ridetto, ribadito e migliorato).
9) Non tutti i milanesi corrono, non tutti i romani sono cafoni non tutti i napoletani sono furbi, non tutte le suocere sono cattive.
10) Maria De Filippi è mascolina, Rocco Siffredi ce l'ha grosso ma a noi non interessa.
11) Per i temi trattati e il linguaggio utilizzato i nostri spettacoli si rivolgono a un pubblico adulto.
12) Il populismo e il parlare alla pancia delle persone creano grasse risate e facili consensi ma uccidono la qualità dello spettacolo.
13) La satira è intelligente chi la fa non sempre.
14) La satira necessita di punti di vista, per questo motivo ognuno di noi è autore dei propri testi.
15) Se il pubblico è già d'accordo con quello che stai per dire forse non c'è bisogno che tu lo dica.
Se questa nuova forma comica sta prendendo piede in Italia è anche perché siamo di fronte a un forte cambiamento nella società. Cambia la politica, cambia la comunicazione, e perciò cambia anche il modo di ridere, più diretto, meno edulcorato. Per chi volesse guardare un po' di spezzoni di comici americani (con sottotitoli in italiano) eccone una selezione: Louis CK, Emo Phillips, Doug Stanhope, Steven Wright, Robert Schimmel.
Da segnalare, in ultimo, un'iniziativa pregevole: un festival di stand-up comedy che partirà a Napoli il 22 di gennaio negli spazi del Teatro Cabaret Port'Alba. L'idea originale di mettere insieme "Satiriasi" con alcune band underground selezionate dalla Fallo Dischi (etichetta napoletana che nulla cede alle logiche di mercato) è una formula mai vista prima in Italia, un omaggio alle serate statunitensi di Bill Hicks, che negli anni '90 apriva i concerti della band alternative dei Tool, cioè "il non plus ultra della controcultura americana". Al momento si progetta una tournèe con tappe in tutta Italia. Incrociamo le dita e aspettiamo le date.