Una proposta che trova unito il mondo del variegato comparto delle imprese culturali. Dalle fondazioni che gestiscono i musei, come il MAXXI di Roma alle aziende del comparto riunite in Federculture, passando per l'adesione di ADEI, l'associazione di categoria degli editori indipendenti. Una volta tanto il mondo della cultura sembra reagire unitariamente alla proposta del fondo per la cultura lanciata ormai un mese fa da Pierluigi Battista sulle pagine del Corriere della Sera e che gli operatori del settore sperino al più presto possa trovare una concretizzazione presto tra i provvedimenti al vaglio del ministro Franceschini e del Governo, dopo gli stanziamenti di risorse straordinarie come i 20 milioni extra FUS.
"Spero che il ministro accolga la nostra proposta e che nel prossimo decreto il Governo inserisca i nostri suggerimenti per mettere in sicurezza il mondo della cultura" ha dichiarato Andrea Cancellato, ex direttore generale de La Triennale di Milano, ora project manager dell’ADI Design Museum e presidente di Federculture. L'appello lanciato nelle settimane scorse dalla più grande associazione nazionale degli enti pubblici e privati, istituzioni e aziende operanti nel campo delle politiche e delle attività culturali ha raccolto oltre tremila adesioni sotto l'hashtag #Unfondoperlacultura per la costituzione di un fondo a sostegno delle imprese culturali. "Il mondo della cultura nel nostro Paese è vastissimo, va dai grandi musei alle piccole realtà di periferia. Quest'insieme è tenuto in piedi da una filiera produttiva lunga e imponente. Oggi questo mondo, che conta all'incirca 840mila lavoratori e rappresenta il quinto comparto produttivo del Paese, sta morendo. Tranne i musei statali e i teatri d'opera, il resto del tessuto culturale rischia di sparire e di lasciare dietro di sé tra pochi mesi un cumulo di macerie. Per questo bisogna agire subito."
In questi giorni in molti hanno provato ad immaginare gli strumenti più idonei a fronteggiare questo tipo di emergenza. Dal canto suo, il ministro Franceschini si dichiara finora soddisfatto di quanto fatto. “Gli interventi – sottolinea il titolare del MiBact – tengono conto delle numerose istanze delle associazioni di categorie di questi settori con cui abbiamo avuto una stretta interlocuzione in queste settimane. Dalle indennità ai lavoratori dei diversi comparti, al fondo di emergenza per lo spettacolo, il cinema e l’audiovisivo, fino al sostegno per alberghi e imprese turistiche, sono numerose le misure messe in campo dal Governo per sostenere in questa prima fase l’industria culturale, creativa e il turismo, uno dei principali motori del Paese”.
Tuttavia ancora molto resta da fare, anzi, con ogni probabilità siamo solo all'inizio di cambi epocali per il modo di fare impresa in ambito culturale. Cosa che, secondo Cancellato di Federculture, costringerà il comparto a cambiare pelle e a progettare un nuovo modo di fare cultura e impresa. "Ma per farlo" sostiene "c'è bisogno di tempo, non possiamo permetterci di improvvisare. Ciò di cui abbiamo bisogno per non affogare è quindi comprare tempo. L'unica possibilità che intravedo è un fondo per la cultura, attraverso un sistema di prestiti, alla stregua di quello attivato per il mondo delle imprese tradizionali, ma con caratteristiche diverse". Alla domanda su come immagina in concreto questo strumento, il presidente di Federculture è chiaro. "Attraverso prestiti dimensionati al fatturato di chi li chiede. Con le cautele del caso, ma con alcune specifiche chiare e ineludibili. Perché il sistema delle imprese culturali non può sostenere la restituzione di prestiti, anche a basso interesse, a breve termine entro i sei anni. Questa è la proposta che facciamo al ministro e al Governo: prestiti della durata decennale, con due anni di pre-ammortamento, a tassi di interesse tra 0% e 1%. Lo Stato se ne farà garante. In questo modo acquistiamo il tempo che ci serve per progettare il futuro".
Chi potrebbe gestire questo fondo e impedire ogni subordinazione del patrimonio culturale al sistema finanziario? "L'Istituto di Credito Sportivo esiste già e svolge funzioni simili" conclude il rappresentante di Federculture. "Allo Stato non costerebbe nulla, perché non si tratterebbe di immettere liquidità nel sistema, ma di generarla attraverso il meccanismo già noto delle garanzie. Con cento milioni di garanzie statali, potremmo attivare mezzo miliardo complessivo a sostegno dell'interno comparto. Aggiungo, dato non trascurabile, che le imprese culturali sono da sempre abituate a ripagare i loro debiti. Si tratta di un sistema di imprese affidabili, lo hanno dimostrato in passato e lo faranno in futuro."