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“Fedeltà” di Marco Missiroli: “Un romanzo sulle maschere che indossiamo per nasconderci”

Marco Missiroli ritorna in libreria con “Fedeltà”, il suo ultimo romanzo pubblicato da Einaudi. In quest’intervista nella redazione di Fanpage.it, l’autore classe 1981 ci ha accompagnati nel dietro le quinte del nuovo libro, arrivato quattro anni dopo il successo di “Atti osceni in luogo privato” e candidato al Premio Strega 2019.
A cura di Redazione Cultura
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Che cos'è la fedeltà? Chiederselo senza riuscire a dare una risposta, fallire come atto definitivo e a suo modo sublime, è uno dei compiti principe della letteratura. È un romanzo sulle maschere "e sui cappottini che indossiamo per nascondere la nostra identità" l'ultimo di Marco Missiroli, che quasi quattro anni dopo il successo di "Atti osceni in luogo privato" torna in libreria con "Fedeltà", dopo il passaggio da Feltrinelli a Einaudi e la candidatura al Premio Strega 2019, in cui dovrà vedersela con concorrenti molto attrezzati, tra cui un altro autore della scuderia Einaudi (Nadia Terranova) e soprattutto il nuovo tentativo di Antonio Scurati e del suo "M. Il figlio del secolo" (Bompiani).

Tra cambi di punti di vista e ottime modifiche alla focalizzazione dei personaggi, dialoghi di statuaria pregnanza, flussi di coscienza impudichi e pezzi di biografia, in quest'intervista nella redazione di Fanpage.it, Marco Missiroli ci accompagna alla scoperta di "Fedeltà", un romanzo atteso da tempo nel mondo editoriale e non solo, oggetto di accese discussione tra i critici e i lettori ancor prima della sua uscita, spaziando sui temi del libro "che non parla di adulterio, ma delle maschere sociali che indossiamo ogni giorno", passando per il racconto di Milano, "città che ho iniziato ad amare", le citazioni di Dino Buzzati, arrivando a questioni extra romanzo, come il Premio Strega e lo sciopero dei lavoratori della Città del libro a Stradella (in provincia di Pavia) che ha bloccato per giorni il rifornimento dei volumi nelle librerie italiane.

"Fedeltà" di Marco Missiroli, storia di un "malinteso"

"Il malinteso", cosí Carlo e Margherita chiamano il dubbio che ha incrinato la superficie del loro matrimonio. Carlo è stato visto nel bagno dell’università insieme a una studentessa: «si è sentita male, l’ho soccorsa», racconta al rettore, ai colleghi, alla moglie, e Sofia conferma la sua versione. Margherita e Carlo non sono una coppia in crisi, la loro intesa è tenace, la confidenza il gioco pericoloso tra le lenzuola. Le parole fra loro ardono ancora, cosí come i gesti. Si definirebbero felici. Ma quel presunto tradimento per lui si trasforma in un’ossessione, e diventa un alibi potente per le fantasie di sua moglie. La verità è che Sofia ha la giovinezza, la libertà, e forse anche il talento che Carlo insegue per sé. Lui vorrebbe scrivere, non ci è mai riuscito, e il posto da professore l’ha ottenuto grazie all’influenza del padre.

La porta dell’ambizione, invece, Margherita l’ha chiusa scambiando la carriera di architetto con la stabilità di un’agenzia immobiliare. Per lei tutto si complica una mattina qualunque, durante una seduta di fisioterapia. Andrea è la leggerezza che la distoglie dai suoi progetti familiari e che innesca l’interrogativo di questa storia: se siamo fedeli a noi stessi quanto siamo infedeli agli altri? La risposta si insinua nella forza quieta dei legami, tenuti insieme in queste pagine da Anna, la madre di Margherita, il faro illuminante del romanzo, uno di quei personaggi capaci di trasmettere il senso dell’esistenza.

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