#FascettaOnesta: l’hashtag contro le fascette “esagerate” è virale (e pone una questione seria)
Ce n'è per tutti i gusti. "Un insuccesso di 1300 copie", "Il capolavoro di un ghostwriter sottopagato", "Un libro che non ti cambierà la vita". Se la ridono della grossa editori, scrittori, traduttori e lettori nel prendere in giro, sotto l'hashtag virale #FascettaOnesta lanciato dall'editore Marco Cassini, ex Minimum Fax e attualmente a Sur Edizioni. L'hashtag, creato per gioco dal Festival Letteratura di Mantova, ironizza sull'uso serioso, retorico – ormai diventato insopportabile per i lettori (forti) – delle fascetta, un utile strumento di marketing ma super inflazionato, che di volta in volta inneggia al "più grande romanzo degli ultimi dieci anni" e che spesso esibisce numeri farlocchi, tirature da capogiro che – se fossero vere – avrebbero e non da oggi risolto il problema del calo dei lettori.
Milioni di copie esibiti ben al di là dei rendiconti ufficiali, tanto al lettore occasionale cosa importa, penseranno i geni del marketing che hanno sfasciato il sistema editoriale italiano (anche se dal loro punto di vista funzionano ancora, o almeno così ci raccontano). Così, di occasionale in occasionale, il lettore è diventato sempre più raro, fino al punto da sparire, mentre anche i lettori forti (come ci dice l'Istat) cominciano a leggere di meno, sempre di meno. Quindi ecco l'iniziativa #FascettaOnesta, che – come ha scritto Cassini nel suo tweet – "rivela i segreti del mondo editoriale". Con ironia, naturalmente. Ed è stato subito seguito da scrittori, editori, traduttori, uffici stampa. Nuove, straordinarie fascette da apporre sui libri che ci sono piaciuti o che ci piaceranno, una sorta di demarketing ironico che potrebbe persino far bene all'asfittico mondo editoriale. Voi lo comprereste un libro accompagnato da una fascetta di Tito Faraci che recita: "Quello prima, per quegli altri stronzi, aveva venduto un botto".