Esiste un mondo di scrittrici italiane da riscoprire: come nasce il meme dell’iceberg
"È solo la punta dell'iceberg" è espressione che comunemente usiamo per descrivere qualcosa di cui conosciamo solo una minima parte, ma che ha in profondità una quantità enorme di materiale da scoprire. Nei giorni scorsi, sui Twitter e Instagram ha girato un meme che rappresentava proprio un iceberg sulla cui cima erano rappresentate i nomi di Elsa Morante, Natalia Ginsburg, Elena Ferrante, Oriana Fallaci e Dacia Maraini, punta di un iceberg, appunto, che nasconde una quantità enorme di scrittrici che il paese dovrebbe riscoprire e i cui libri, pian piano, grazie al lavoro di molti editori – tanti indipendenti – e appassionati e appassionate stanno cominciando a essere rieditati. Fabrizia Ramondino, Alba De Cespedès, Paola Masino sono solo alcune delle scrittrici di cui si stanno recuperando le opere. Quel meme, diventato virale, è opera di Giulia Morelli, Maria Lucia Schito e Silvia Scognamiglio fondatrici del progetto Mis(s)conosciute e di Chiara Rotondi che hanno creato questa grafica per portare all'attenzione del pubblico decine di scrittrici che dovrebbero far parte del "canone" ma di cui, a oggi, è addirittura difficile anche trovare i libri. Da anni Mis(s)conosciute, che esiste come podcast, blog e newsletter, ha creato un percorso di riscoperta e narrazione di scrittrici cercando di "ribadire la rilevanza dell’apporto delle donne in ambito intellettuale e letterario" come dicono a Fanpage.it.
Cos’è Mis(s)conosciute? Come nasce il progetto (nelle sue varie forme, ovviamente) e quale obiettivo ha?
“Mis(S)conosciute – Scrittrici tra parentesi” è nato nel 2019 come podcast letterario, con l’ambizione di tuffare l’ascoltatore nella storia e nella scrittura di autrici poco note degli ultimi 60 anni. Noi siamo Giulia Morelli, Maria Lucia Schito e Silvia Scognamiglio, tre lettrici provenienti da tre luoghi diversi: Emilia, Salento e Napoli. Viviamo a Roma e ci siamo incontrate nel posto in cui lavoriamo, tra un programma radio, una diretta tv e un caffè al bar. Col passare dei mesi ci siamo accorte che il progetto stava prendendo sempre più una forma “militante”: con la nostra attività (che si è allargata ai social, al blog e alla newsletter) cerchiamo quindi di ribadire la rilevanza dell’apporto delle donne in ambito intellettuale e letterario.
La newsletter è lunga e impegnativa, quanto vi richiede? E per quanto riguarda il podcast, invece?
La produzione di una singola puntata del podcast, non lo nascondiamo, richiede mesi. Un po’ perché è relegata al nostro tempo libero, un po’ perché curiamo noi stesse tutti gli aspetti del progetto: dalla ricerca, allo studio, alla scrittura, alla registrazione, al montaggio, al suono, fino alla promozione (per fortuna non proprio da sole. Ci aiuta una solida cerchia di amici: Monica Lasagni per le illustrazioni, gli Shijo X, Marco Bosco, Giulia Zaniboni e Gianluca D’Amico Parra per le musiche, Alessandra Masi e Lorenzo Cerone per le letture, Steven Bradbury per il mix audio). Considerato poi che non ci piace la superficialità, ecco che la frittata è fatta! In tre anni abbiamo pubblicato “solo” 10 episodi (l’ultimo, sulle sorelle Giussani con special guest i Manetti Bros, è un episodio doppio). La newsletter è nata in pratica per mettere per iscritto tutto ciò che si affollava nelle nostre teste tra una puntata e l’altra, è una specie di quaderno degli appunti: raccontiamo tutte quelle scrittrici che abbiamo letto e studiato, ma non ancora abbastanza per dedicare loro una puntata intera. La spediamo l’8 di ogni mese: il 9 stiamo già pensando a quella del mese successivo. Dall’8 marzo 2022, in occasione dell’anniversario del progetto, è diventata anche una newsletter audio mensile in podcast: con un guizzo di originalità, si chiama Mis(S)conosciute-la Newsletter in Podcast.
Come nasce l’idea dell’iceberg e come avete scelto le scrittrici?
L'idea dell’iceberg è di Chiara Rotondi (IG e TW @_imieiritagli_), che ci ha invitate a collaborare a popolare l’abisso in cui si trovano le scrittrici italiane del ‘900, per cui abbiamo girato a lei la domanda. Ecco la sua risposta:
L'ho avuta all'inizio del 2021. Ho visto un meme molto simile sul gruppo "Adelphiani" (dedicato alla casa editrice Adelphi, coi titoli della casa editrice): in alto c'erano i best-seller, e man mano che si scendeva titoli sempre più di nicchia. In quel periodo mi stavo appassionando alla letteratura "femminile" del ‘900 e ho iniziato a fare ricerche sulle scrittrici del periodo, complice anche l'infelicissimo tweet di Alessandro Laterza di qualche mese prima. Da qui la prima versione del meme. Per la sua riedizione, nel mio nuovo profilo Instagram, ho deciso di chiedere a Mis(S)conosciute di aggiungere qualche nome che mi era sfuggito: ed eccoci qua.
Da dove nasce questa sorta di misoginia letteraria che negli anni scorsi ha caratterizzato il mercato?
Purtroppo non crediamo che sia solo una sfortunata coincidenza: parliamo di scrittrici “fuori” dal canone, non (solo) perché eccezionali, ma perché letteralmente ignorate dal canone letterario, che viene costruito anche dai lettori. Qualche settimana fa sul nostro profilo Instagram abbiamo aperto un sondaggio sulle abitudini di lettura chiedendoci “perché gli uomini non leggono le donne?”. Le risposte (arrivate dalla maggior parte da donne, che costituiscono il 90% della nostra platea di follower, con sole 3 opinioni maschili) rispecchiano le riflessioni che da tempo facciamo: esiste una predominanza culturale “maschile” nel sistema scolastico e nel mercato editoriale che condanna le scrittrici italiane alla damnatio memoriae e che incentiva gli scrittori, il tutto accompagnato da una serie di pregiudizi e preconcetti duri a morire e legati all’idea che le scrittrici si occupino solo di temi vicini alle donne – quindi per un pubblico esclusivamente femminile, come se la vita affettiva, la maternità, l’aborto, le relazioni fossero solo “roba da donne” – mentre gli uomini scrivono universalmente, per chiunque. E soprattutto esiste un problema di mancanza di consapevolezza da parte di lettori (e lettrici) nell’essere parte di questo meccanismo che tende a “nascondere” le scrittrici. Quando scatta la consapevolezza del bias, si modificano le abitudini di lettura.
Abbiamo girato questa domanda anche a Chiara Rotondi:
Temo dovremmo andare molto lontano. Basti guardare alla sproporzione tra vincitori e vincitrici del Premio Strega (a questo proposito consiglio l'articolo su Domani di Giorgia Tolfo e Giulia Caminito) e nei ruoli professionali ai vertici delle case editrici, spiegati bene in questa puntata del podcast Polemichette. E credo nasca come conseguenza del patriarcato, che caratterizza la nostra società.
Mi pare che in questi ultimi anni ci sia una maggiore volontà di riscoperta anche di scrittrici spesso trascurate. Cosa ha portato, secondo voi, a questo cambiamento di paradigma?
Sì, è così, e spesso alle spalle non c’è una volontà diciamo etico-politica: brutalmente è un cambiamento dettato dal mercato, dalla legge della domanda e dell’offerta. Le case editrici si sono accorte che c’era una nicchia – fatta soprattutto di lettrici – che chiedeva a gran voce questo tipo di prodotti. Intendiamoci: a noi sta bene comunque. Vuol dire che il potere negoziale delle donne sta cambiando e nelle librerie si rivedono capolavori che credevamo ormai perduti. Poi ci sono case editrici che invece hanno fatto del femminismo una missione, come Rina Edizioni, e lì naturalmente il discorso è diverso.
Esiste un ruolo dei social in questo cambiamento? Che ruolo possono avere i social in questo cambiamento?
Più che la causa, i social sono il termometro di questo cambiamento. I social rendono evidente e pubblico il caro vecchio passaparola, con i social si raggiungono molte più persone: incluse quelle che poi alla fine decidono chi o cosa (ri)stampare. I social sono il luogo dove i lettori si esprimono e cercano consigli di lettura (in precedenza appannaggio degli inserti domenicali o delle poche trasmissioni televisive culturali, colonizzate sempre dagli stessi nomi, prevalentemente maschili). Sui social è più facile fare rete.
Il palmares dello Strega è una cartina di tornasole di un problema più ampio o ci può stare che alla fine la miglior letteratura nove volte su dieci sia ad appannaggio degli uomini?
Ci può stare finché a giudicare ci sono solo o in gran parte uomini. A partire dalla seconda metà del ‘900 la scena letteraria italiana è mutata, il numero delle scrittrici è diventato pari a quello degli scrittori. È però mancato, e in parte manca tuttora, il riconoscimento formale dell’importanza del ruolo delle scrittrici. Ma dove avviene questo riconoscimento? Laddove si forma il canone: e quindi tra i banchi di scuola, nelle aule universitarie, nella ricerca, nei festival, ai premi letterari, tra le pagine di critica letteraria. E chi lo stabilisce (ancora) questo canone? Sempre in gran parte uomini. Ne abbiamo diffusamente parlato durante una diretta Instagram con il gruppo di lettura Strategie Prenestine qualche mese fa, in occasione dello Strega 2021: la sproporzione per molto tempo si è verificata sì tra i candidati al premio, ma anche e soprattutto tra i giurati.
Cosa bisognerebbe fare per portare più luce sulle scrittrici?
Se per secoli non c’è stato spazio per le donne in letteratura, non poteva essercene nemmeno per la legittimazione dei temi legati al loro vissuto, che ancora oggi stentano ad ottenere un equo riconoscimento. Bisogna contribuire in tutti i modi a far germogliare una nuova consapevolezza, sia femminile che maschile: le donne ci sono e devono essere rappresentate, o, ancor meglio, rappresentarsi, avendo tutte le carte in regola per farlo benissimo senza la benedizione degli uomini che nei vari ambiti detengono il potere. E questa rappresentazione deve prendere corpo, di nuovo, nella scuola, nell’università, nei cataloghi editoriali, nella critica e nell’offerta dei mercati editoriali.
Iceberg prende in considerazione il passato, per le scrittrici contemporanee la situazione com’è secondo voi?
Molto affollata, con alterni risultati e fortune, com’è giusto che sia. Diciamo che finalmente ci sembra che le autrici non debbano sgomitare più dei colleghi maschi per emergere, ma allo stesso modo (è già una vittoria). Nel nostro piccolo, abbiamo pensato di dar loro spazio nella nostra newsletter: nella rubrica “scrittrice legge scrittrice” autrici come Giulia Caminito, Marta Cuscunà, Nadia Terranova, Ilaria Gaspari, Giulia Lombezzi (solo per citarne alcune) si raccontano raccontando un’autrice a loro affine.
Abbiamo girato la domanda anche a Chiara Rotondi:
Non leggo molta letteratura italiana contemporanea, onestamente: ma sicuramente un titolo che mi auguro si "canonizzi" è Claudia Durastanti. "La straniera" è uno dei miei libri preferiti. Mi piace molto anche Valeria Parrella, ma questi nomi sono noti ai più: sicuramente là fuori c'è un "fondale" di autrici contemporanee che mi prefisso di scoprire poco a poco.
Quali sono i progetti di riscoperta che ultimamente vi sono piaciuti di più?
Siamo d’accordo con Chiara de @_imieiritagli_ nel dire che negli ultimi anni sono sbocciati, fortunatamente, davvero molti progetti di riscoperta, alcuni con una storia di lungo corso ma che hanno trovato un nuovo slancio, a loro volta tutti da scoprire: ci vengono in mente Tartaruga edizioni, Rina edizioni, Capovolte edizioni, Le Ortique, Le Plurali editrice, edizioni Cinqueterre. E sicuramente, come per le autrici, stiamo dimenticando qualcuno.
Quali scrittrici ripubblichereste immediatamente mettendo fine a un oblio troppo lungo?
A dire il vero due-tre delle nostre preferite stanno già tornando in catalogo. Nell’estate del 2020, dopo mesi di lunga lavorazione passata anche dal dramma del lockdown e del Covid, ha visto la luce una puntata a cui tenevamo molto perché la prima dedicata a una scrittrice italiana che amiamo particolarmente, Fabrizia Ramondino. All’epoca reperire i suoi testi è stato faticosissimo, la sua latitanza dai cataloghi editoriali ci ha sconcertate non poco. Siamo quindi rimaste piacevolmente colpite, in positivo, quando abbiamo scoperto che Fazi Editore ha ripreso in mano la sua opera per darle una nuova vita editoriale ripubblicando Guerra d’infanzia e di Spagna. Molti altri editori stanno lavorando in tal senso, verso una riscoperta che sembra camminare di pari passo con i nostri desideri letterari: Rina Edizioni ha ripubblicato Racconto grosso e altri di Paola Masino e anche Cliquot Edizioni ha rimesso in circolo Alba de Céspedes e Brianna Carafa. Speriamo che ne seguano molte altre!
Cosa avete scoperto in questi mesi di Missconosciute? Che feedback state avendo?
Di sicuro in questi anni abbiamo scoperto che la gente ha voglia di leggere e ha voglia di diversificare le proprie letture. Ogni nostra nuova iniziativa è stata sempre salutata con molto entusiasmo e di questo siamo molto felici. Col tempo intorno a noi si è formata una piccola community, uno “zoccolo duro” che cresce lentamente ma inesorabilmente. Ne siamo molto contente perché il nostro approccio ai social è l’opposto del protagonismo: quello che cerchiamo di fare è diffondere il più possibile storie, vite e opere delle scrittrici che amiamo, facendo parlare loro, ridando loro voce e spazio che avevano perso. Lo diciamo sempre, il nostro è uno “slow project”: curiamo tutto nei dettagli e non ci crucciamo troppo se non rispettiamo tutte le scadenze che ci diamo, l’importante è il risultato. In questa lentezza che ci caratterizza, la pioggia di followers sui vari social arrivata nelle ultime settimane in seguito alla pubblicazione del meme con Chiara de i @_imieiritagli_ ci ha lasciate non poco sorprese: non ci aspettavamo che un contenuto realizzato di getto, molto poco “ponderato” rispetto a tutte le nostre altre attività ci portasse a risultati simili, tra i quali c’è anche l’essere qui con te a raccontarci. Questo meccanismo ci stupisce ogni volta, ci fa riflettere e comprendere un po’ di più gli strani meccanismi dei social. Noi, da parte nostra, proseguiamo per la nostra strada: stiamo scrivendo dei nuovi episodi che usciranno a breve, stiamo organizzando, finalmente, attività in presenza e non vediamo l’ora di scoprire cosa ci riserva il futuro!