Di Ernesto Assante, morto la scorsa notte, sono stato prima di tutto un lettore, perché nella nostra crescita musicale, soprattutto quella di chi era adolescente negli anni 90 e prima, la critica e il giornalismo musicale hanno avuto un'influenza importante. Senza streaming e musica a portata di mano, erano le riviste e i giornalisti a guidarci negli ascolti e a farci scoprire cosa avveniva nel mondo. E Assante è stato senza dubbio una di queste guide: come firma di Repubblica, con quel Musica, inserto del Venerdì che tanti amanti della musica ha cresciuto, fino a Media-Trek, il suo blog, uno dei primi a muoversi così nel mondo della musica ma anche pioniere di un mondo, quello digitale, che sarebbe diventato predominante proprio in quegli anni, come ha ricordato anche Vittorio Zambardino, parlando proprio del critico musicale e dell'avventura online di Repubblica e Kataweb di cui fu fondatore.
Noi eravamo giovani che si raccapezzavano alla ricerca della musica giusta, giravamo per negozi, bancarelle, registravamo le cassette dalle radio e dalla tv, e a un certo punto la musica cercavamo anche di trovarla online, con improbabili connessioni internet a 56k e con la guida di chi ne sapeva più di noi. E Assante ne sapeva più di noi e più di tantissimi. Scrivo questo ricordo del ragazzino che fu con, nelle cuffie, un album dei Tunng, band folktronica che ebbe qualche fortuna alla fine degli anni 2000 e lo faccio perché ricordo, indelebile, la scoperta tramite un articolo proprio di Assante che suggeriva ai suoi lettori non l'ultima grande star della musica italiana o americana, ma un gruppo inglese semisconosciuto ai più e di cui mi innamorai subito.
I Tunng, una band che oggi dirà poco o niente a chi ascolta la musica, ma noi vivevamo e viviamo anche per questo, per scoprire qualcosa, trovare una direzione, un'intuizione che possa far rinverdire la scintilla amorosa della musica e Assante, in questo, mi è sempre sembrato uno dei più curiosi: quante cose ho scoperto dalla sua penna o dai giornali che dirigeva, lui che a un certo punto a unito al suo "progetto solista" un noto duo assieme a un'altra firma storica di Repubblica, ovvero Gino Castaldo: Assante e Castaldo, il duo più noto del giornalismo musicale italiano.
Poi la vita mi ha portato a incontrarlo, siamo anche diventati colleghi – chi me lo doveva dire quando, ragazzino, leggevo Musica -, e mi capitava di incrociarlo a Sanremo, durante qualche ascolto o concerto e, a differenza del mito che vuole che è meglio non incontrare le persone che si stimano, Assante è sempre stato gentile e i ricordi di centinaia di persone, tra artisti, addetti ai lavori o lettori ha confermato quanto questa cosa fosse vera e condivisa. Insomma, questo adulto e quel ragazzino ti ringraziano per tutta la musica scoperta.