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Enzo Gragnaniello: “A Sanremo vorrei la serata dei dialetti, ormai la musica italiana è solo intrattenimento”

Enzo Gragnaniello, arrivato al 16° album con L’ammore è na rivoluzione, racconta cosa significa essere “napoletano”, com’è cambiata la musica e i suoi ricordi con Mia Martini e Gerardina Trovato.
A cura di Vincenzo Nasto
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Enzo Gragnaniello, foto di Fabiana Privitera
Enzo Gragnaniello, foto di Fabiana Privitera

Enzo Gragnaniello, tra gli autori napoletani più affermati a livello nazionale, è ritornato lo scorso 19 giugno con il suo 16° album dal titolo L'Ammore è na rivoluzione. A tre anni di distanza da Rint' O Posto Sbagliato, il cantautore napoletano racconta, sempre attraverso il dialetto napoletano, un nuovo spezzato della sua vita, come la nascita di sua figlia Marialuna, a cui dedicherà l'ultima traccia del disco, ma non solo. La ricerca della poesia si fa ancora più incessante, un lavoro che si allontana anche dalla "nuova visione" di Napoli: proprio nell'intervista, descrive cosa significa essere "napoletano" e come il Festival della Canzone Italiana dovrebbe dare spazio anche alla musica in dialetto, invece di perseguire "il giovanilismo, quando proprio i giovani sono quelli che non guardano la tv". Poi un aneddoto con Mia Martini, tra le artiste con cui ha collaborato nella sua lunga carriera e il ricordo del lavoro fatto con Gerardina Trovato per Il sole dentro, brano del 1997, pubblicato nella prima raccolta omonima della cantante catanese. Qui l'intervista.

Come sta andando il tour estivo e la presentazione del sul ultimo disco L'ammor è na rivoluzione?

I concerti sono sempre molto apprezzati, anche perché è un momento dove si suona l'essenziale, con strumenti semplici, acustici ma molto importanti. Non ci sono chitarre elettriche, campionamenti e quando suoni l'essenziale arrivi al cuore del pubblico.

Essenziale come la natura del suo ultimo album, nel racconto dei sentimenti.

Non dobbiamo mai dimenticare che gli esseri umani hanno un'anima, hanno una sensibilità. A volte è coperta, è un'illusione che ci offre il sistema. Ma quando la musica è così potente e pura, diventa vera: bisogna puntare al cuore delle persone, la musica non è solo intrattenimento.

Anche durante un concerto?

Devi comunicare qualcosa, devi lasciare un'impronta.

Ho notato che nella copertina, come nel disco, vengono rappresentati dei bambini. È anche questo un messaggio di "purezza"?

Noi non dobbiamo mai dimenticare che siamo stati bambini. Loro rappresentano la purezza, il collegamento con il creato, l'universo. Sono portatori di semplicità, ma anche di rivoluzione che possono insegnare ai grandi.

Come in ogni suo disco, c'è un grande richiamo alla poesia, alla magia.

La poesia è fondamentale, naturale. Scriviamo in collgamento con la parte invisibile che abbiamo e dimentichiamo che la poesia stessa è un richiamo alla realtà. In un pianeta avaro di sentimenti, abbiamo bisogno di parlare con la nostra anima.

Nel disco, ci sono più riferimenti alla città di Napoli. L'ho letta soprattutto in A me basta, in cui si discute di una bellezza che si propaga. Come trova la sua città e cosa pensa sia cambiato negli ultimi anni?

Napoli sembra essere stata ribaltata, diventando adesso una città molto chic, quando fino a qualche anno fa veniva completamente criminalizzata. La città ha sempre brillato, è sempre stata meravigliosa: alcune volte sono state le persone ad evidenziare la loro mancanza di spiritualità.

C'è qualcosa che l'ha infastidito in questo cambiamento?

Non bisogna fare i napoletani, bisogna esserlo. Poi c'è chi viene dall'hinterland che ha un passato diverso, non conosce i luoghi del centro storico, non conosce i colori, l'eleganza di Roberto Murolo, la nobiltà napoletana. Bisogna stare attenti a ciò che significa Napoli.

Cosa vuol dire per lei essere napoletano?

Conoscere la ballezza della città, conoscere gli odori del Vesuvio e i colori di una città: essere in sintonia con tutte le sue essenzae. Ma anche mettersi all'altezza della sua cultura, della sua gentilezza, della magia e dell'arte che si propaga nella città. Quando rispetti tutte queste cose, allora cominci a essere un vero napoletano.

Come si sente ad aver rappresentato il dialetto napoletano, vincendo anche 4 Targhe Tenco nella sua carriera? Crede che ci sia poca attenzione nazionale, anche dei Festival, verso la musica in dialetto?

Il Festival di Sanremo si è trasformato, puntando sul giovanilismo, quando proprio i giovani sono quelli che non guardano la tv. Nella manifestazione più importante della musica italiana, perché non fare una serata dedicata all'Italia intera, a tutte le culture, a tutti i dialetti? C'è il napoletano, il siciliano, il calabrese, ma anche quelli del Nord Italia. Senza questa musica, senza questa cultura del territorio, non c'è canzone. Ormai la canzone italiana è diventato altro, intrattenimento.

In che senso?

Invece di dedicare la serata alla poesia, ai poeti della musica, ci sono i cantautori in mutande, a torso nudo. Non si può offendere così l'intelligenza del pubblico, soprattutto di chi ha gusto. Poi c'è tutto un tour promozionale dei cantanti che parteciperanno, già con lo spot televisivo.

Mi incuriosisce chiederle se ci sia un'autrice/autore per cui attualmente scriverebbe, dopo aver lavorato con autrici come Mia Martini, ma anche Ornella Vanoni?

In questo momento sono un po' lontano da questo mondo, dove tutti muovono le braccia, sembrano animatori da campeggio. Poi ci sono cantautori come Nino Buonocore, che ha un suo suono, una sua voce raffinata. Poi ci sono interpreti che sono molto validi come Noemi, ma si sono lanciati tutti in un'altra direzione, dove urlano e fanno saltare tutti. Non è una questione di suono, anche perché mi reputo contemporaneo, ho fatto dischi particolari come Neapolis Mantra negli anni 90 che sono ancora attuali. Era figlio di una cultura quasi sciamanica.

Un viaggio spirituale.

Sì, perché deve cantare l'anima. Non posso fare le canzoncine, come fanno tutti. Ormai i successi arrivano dai cellulari, sappiamo che il mondo ormai ci ha espropriato della cultura. Una vittoria del sistema capitalistico, che cerca di globarizzare tutto creando una massa: la massa non comprenderà mai l'arte.

Ritornando al disco, il singolo che chiude il progetto è una dedica a sua figlia. Cosa rappresenta in questo nuovo momento della sua vita.

Io ho già una figlia più grande, ma nella piccolina, adesso, vedo proprio la presenza del Padre Eterno, con tutta la sua genuinità, con tutta la sua ingenuità. Riconosco in lei un'espressione di bellezza, anche perché riesce a guardare nella tua anima e comunicare.

Sul tema, soprattutto sulla paura di non riuscirsi a riconoscersi negli occhi dei bambini, ha scritto in quest'album anche Song' o' specch.

Esattamente, quando canto "Song’ ‘a strada che porta a na via ca spiss ‘a frequenta Dio, so ‘o silenzio che fa rummore dint’ ‘e cuscienze e chi l’ha spurcato".

Ritornando alla sua carriera, lei ha scritto canzoni per alcuni dei più grandi artisti italiani. Con chi ha i ricordi più importanti?

L'artista con cui mi sono sentito più a mio agio, sia nel rapporto d'amicizia, sia nella musica, non può che essere Mia Martini. Ricordo quando ci siamo conosciuti, è stato un incontro molto particolare. Poi abbiamo condiviso tanto, abbiamo viaggiato assieme, ho dormito anche a casa sua. Mi portava dei pezzi da ascoltare, poi era una persona molto precisa.

In che senso?

Quando andavo a casa sua, mi sembrava di stare in albergo. Mi faceva trovare le asciugamani in camera, le pantofole, addirittura il pigiama. Aveva dei valori altissimi.

C'è anche un'altra artista con cui ha collaborato negli anni, che sta attraversando un periodo di riscoperta grazie al pubblico, dopo tanti momenti difficili, come Gerardina Trovato. Cosa ricorda dell'incontro con lei?

Lei ha cantato Il sole dentro che è una mia canzone: poi l'abbiamo cantata anche insieme in una trasmissione condotta da Caterina Caselli (Qualcuno mi può giudicare del 1997, video qui). Mi ricordo fosse una ragazza molto sensibile, un'artista vera, non solo un'interprete. Una ragazza speciale che poi è andata in depressione, si è allontanata da tutto: poi il mondo dello spettacolo tende a dimenticarsi di te, se ne fo**e delle persone.

Cosa ne pensa del momento che sta affrontando?

Come l'ho vista io, non la vedo ancora molto equilibrata. Bisognerebbe stare attenti, le fa bene che il mondo del web la sta sostenendo, anche perché lei si sente gratificata. Bisognerebbe essere delicati, capire meglio la situazione. Sul fatto che lei sia un'artista, non ci sono dubbi, però certe cose si possono evitare, tipo le dichiarazioni su Bocelli. Come se perdesse qualcosa per la strada.

Cosa pensa le servirebbe?

Un manager serio, intelligente, che le stia vicino senza approfittare del suo momento delicato.

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