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Emanuela Cocco presenta tReMa: “La letteratura di genere non è in conflitto con l’alta letteratura”

La curatrice editoriale della collana tReMa, edita da Edizioni Arcoiris, presenta a Fanpage.it la sua ‘creatura’. Quattro volumi di racconti neri e inquietanti firmati, tra gli altri, da Ariel Luppino, Luciano Funetta e Nadia Busato.
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Non c’è nessun conflitto tra letteratura di genere e quella che si definisce ‘alta letteratura’. La missione di Emanuela Cocco parte da questo semplice assioma. La curatrice editoriale della collana tReMa, edita da Edizioni Arcoiris, presenta a Fanpage.it la sua ‘creatura’. Quattro volumi di racconti neri e inquietanti, ogni volume ha un tema centrale ispirato a un film che ha lasciato un segno nel cinema di genere. Il primo volume è Ritorno a Hanging Rock, pubblicato a dicembre 2021, è ispirato appunto a "Picnic ad Hanging Rock" diretto da Peter Weir; il secondo di prossima uscita sarà invece ispirato a “Mulholland Drive” di David Lynch.

Scrittrice (“Tu che eri ogni ragazza”, Wojtek, 2018), drammaturga, editor freelance e docente di scrittura creativa, Emanuela Cocco da quest’anno è nel Comitato di Lettura del Premio Italo Calvino, un appuntamento annuale molto importante per gli esordi di rilievo della letteratura italiana. Non c’è giorno in cui Emanuela non parla di libri e scrittura attraverso le sue attività fuori e dentro i social tra “condivisione di letture, interpretazioni, fissazioni letterarie”. L'ultimo, quello organizzato dalla libreria Pasto Nudo e “Verde Rivista” a Centocelle, Leggere tutto Works, un reading perpetuo che si ripeterà finché non sarà stata letta tutta l’opera di Vitaliano Trevisan, scomparso da poco.

Emanuela, cos'è tReMa?

Parto da una frase che è nella mia introduzione al primo volume e che esprime in pieno l’idea alla base del progetto: “Vogliamo usare il genere come deliberato atto compositivo e consegnare all’oblio la contrapposizione stantia tra letteratura di genere e alta letteratura”. tReMa è proprio questo, una collana che fa letteratura nera, raccapricciante, fantastica, inquietante e fantasmatica, ma queste parole, che la caratterizzano, invece di limitare il progetto lo liberano, offrono la possibilità di fare libri in cui si utilizzano dei codici che hanno una loro tradizione per sperimentare, per ripercorrere le tappe principali di un percorso deformandolo, rendendolo nuovo.

In che modo?

Mi viene in mente una riflessione molto chiara fatta da Paolo Bertetto in un suo saggio sul linguaggio cinematografico. Lui, lo ripeto a parole mie, dice che non ha senso fare una distinzione tra cinema di genere e cinema d’autore perché anche il cinema d’autore è diventato, per certi versi, un genere e, aggiunge, non sempre uno dei generi più interessanti. Riportando il discorso in ambito letterario, sono d’accordo. Spesso romanzi non di genere, o che si autodefiniscono di ricerca, sono pieni di stilemi che fanno riferimento alla stessa grammatica, presentano cliché e hanno tratti in comune, proprio come accade a un prodotto di genere medio. Il punto è che dobbiamo stare nel testo, e se la battaglia si gioca sul testo, allora ha senso parlare solo di caratteristiche specifiche del testo, di autorevolezza del disegno compositivo, di libertà immaginativa. Come molti film d’autore sono allo stesso tempo film di genere, Bertetto definisce Mulholland Drive di Lynch un noir su Hollywood, così con tReMa vogliamo fare letteratura di genere, senza farci spingere all’angolo da pregiudizi imbarazzanti per chi li esprime.

Emanuela Cocco e la copertina di "Ritorno a Hanging Rock"
Emanuela Cocco e la copertina di "Ritorno a Hanging Rock"

Nel primo volume della collana, il tema è quello della sparizione. C’è una grande libertà di sperimentare, ma anche di restare in qualche modo lineari fino a spinte verso il surrealismo più estremo, come nel racconto conclusivo di Ariel Luppino. Come hai scelto questi autori?

Tutti gli autori di Trema li ho scelti in modo molto semplice: li ho letti, li ho seguiti nel tempo. Anni fa, dato che la notte faccio fatica ad addormentarmi, avevo ideato una rubrica notturna che avevo chiamato “Il Convitato”. Consisteva nell’andare a leggere racconti presi a caso dalle riviste che trovavo online e cartacei e poi, a sorpresa, senza conoscere gli autori, analizzarli e poi pubblicare in piena notte la recensione. Mi piaceva l’idea di non aspettare che fossero gli altri a dare la dignità a un testo di essere preso in considerazione. La rubrica l’ho portata avanti per un anno e in quel periodo mi sono rimasti in testa alcuni nomi che poi ho voluto chiamare. Per dire un nome, Lucia Ghirotti l’avevo letta su “Verde” e su “inutile”, ho analizzato un suo racconto senza sapere chi fosse, poi al momento di fare il primo libro è stata una dei primi autori che ho chiamato. In generale leggo molti contemporanei italiani. Su Ariel Luppino ti rispondo che è uno scrittore che mi ha completamente conquistata appena ho letto “Le brigate”, il suo primo romanzo tradotto da Francesco Verde e pubblicato da Edizioni Arcoiris. Quello che scrive Ariel è sempre spaventoso, così terrificante e strano proprio perché collegato in modo disturbante a quello che noi potremmo sperimentare e vivere nella vita di tutti i giorni, come la violenza, la sopraffazione, la schiavitù, la tortura. Nei libri della collana ci sarà sempre un ospite straniero, così gli ho chiesto di darmi un racconto e lui ha mandato questa storia delirante e bellissima, non poteva andarmi meglio.

Ancora su Ariel Luppino, lui è un po’ il ‘testimonial’ del lavoro che sta facendo Arcoiris come casa editrice. Una grande voce della letteratura argentina scoperta da una casa indipendente. Senza questo tipo di lavoro, noi non potremmo mai conoscere questi scrittori.

Io sarò sempre grata al traduttore Francesco Verde per avermi fatto scoprire Edizioni Arcoiris e in particolare la collana Gli Eccentrici, diretta da Loris Tassi. Francesco aveva appena tradotto un romanzo È il tuo turno di Alberto Laiseca, e mi ha detto di leggerlo perché sarei impazzita per quella scrittura e così è stato. Alberto Laiseca è la genialità indomabile, è l’autore che può spingerti a diventare uno scrittore davvero libero e coraggioso ma che può anche spingerti a smettere del tutto, perché con lui non si scherza, è un’esplosine di vita, orrore e immaginazione sfrenata. Dopo quel romanzo ho voluto leggere tutto quello che è stato tradotto di Laiseca e mi sono dedicata a scrivere due lunghi contributi critici sulla sua scrittura, da lì ho scoperto l’intera collana Gli Eccentrici dove ci sono dei romanzi incredibili, che senza altrimenti non avremmo mai letto, penso ai romanzi di Felipe Polleri, e anche a uno dei romanzi più disturbanti letti quest’anno Il gemello, di Luis Gusmán. Il mio amore per questa casa editrice mi ha poi fatto conoscere Barbara Stizzoli, che ha abbracciato da subito il progetto di Trema, dandomi carta bianca per realizzarlo proprio così come l’avevo in mente. Ma sì, tornando alla tua domanda, il lavoro che sta facendo questa casa editrice indipendente per portare in Italia libri così importanti è inestimabile.

Il quotidiano ha sempre nascosto la sua cifra perturbante. Quale diventa il ruolo della letteratura ‘nera’ in un momento storico come quello degli ultimi due anni, dove lo sconvolgimento è presente già in superficie?

Ti rispondo tirando fuori un altro mio punto di riferimento, sto parlando di Heinrich von Kleist, un grande poeta e drammaturgo tedesco, che scrisse anche meravigliosi racconti dell’orrore. I suoi racconti vennero percepiti dal pubblico del tempo con una sorta di repulsione e di imbarazzo, credo causato dalla posizione in cui la sua scrittura metteva il lettore, che da testimone della violenza diventava anche complice, qualcuno che da questa violenza traeva appagamento. Ecco Kleist aveva come proponimento quello di condurre il lettore in un inferno morale ma paradossalmente era proprio la discesa in quell’inferno a far risaltare e ad affermare l’idea di un mondo che era solo nel cuore e nei desideri dei suoi personaggi, un mondo in cui il bene non è qualcosa di astratto. Ora siamo proprio nella posizione di poter sperimentare sulla nostra pelle le immagini kleistiane di incubo normativo e di sopraffazione dilagante. L’orrore che è dentro di noi è lo stesso che possiamo sperimentare fuori, la letteratura che te lo fa sentire come una cosa che è anche tua è la letteratura che mi piace leggere. Se una cosa fa parte di te non puoi non occupartene come se non ti riguardasse. Allora il bene non diventa più una cosa astratta ma una questione di vita o di morte.

Nadia Busato e Luciano Funetta, tra gli autori del secondo volume di tReMa
Nadia Busato e Luciano Funetta, tra gli autori del secondo volume di tReMa

Luciano Funetta e Nadia Busato sono tra i protagonisti del prossimo volume di Trema. Cosa puoi anticipare?

“Club Silencio” è il titolo del secondo libro di Trema, con un chiaro riferimento a Mulholland Drive di David Lynch, è una raccolta dedicata al deragliamento identitario. Il doppio, la scrittura che mostra il suo dispositivo, la deformazione della frase e della storia. Sarà un’antologia nella quale più che mai sarà valida l’indicazione data agli autori di non avere nessuna inibizione formale. Parteciperanno all’antologia moltissimi altri autori con dei racconti spiazzanti, con una lingua e una personalità uniche. Non li nomino qui perché come al solito li sveleremo un po’ alla volta. Posso però anticipare che avremo ancora le nerissime illustrazioni di Cristiano Baricelli e di Sergio Caruso e che Claudia D’Angelo, che cura le copertine di tutta la collana, sta già lavorando al suo nuovo progetto in segreto e in piena autonomia. Non vedo l’ora di vedere cosa sta facendo. Sull’ospite straniero sto aspettando una conferma ma non posso ancora svelare il nome. Invece, tornando alla tua anticipazione su Nadia Busato e Luciano Funetta posso dire che entrambi, in modo diverso, ma questo vale per ognuno degli autori che ho chiamato, sono autori che hanno personalità, che hanno un approccio alla pagina che è pieno di orgoglio, sì orgoglio, che non è una parolaccia, almeno per me è tutto meno che quello.

Cosa ti colpisce della loro scrittura?

Quando ho letto Luciano Funetta ho pensato a un autore che non si guarda continuamente le spalle per vedere se qualcuno lo sta seguendo, la sua scrittura è quella di chi è chiuso a chiave nella sua immaginazione, attento al giro delle frasi e delle immagini, dentro un discorso tra se stesso e la sua storia. Se poi questa finisce per accogliere o respingere il lettore questo non sembra essere un suo problema. Apprezzo questo approccio alla scrittura, anzi è l’unico approccio che riconosco. L’orgoglio di Nadia Busato è quello del romanziere che scrive perché il mondo, del lavoro, delle relazioni, delle strutture sociali in cui vive, non gli va bene, e lei non si rassegna, le sue frasi, la voce monologica che esce da alcune sue pagine, è piena di furore. Le sue storie non sono storie a tesi, non sono neanche volantini di propaganda politica, ma nel suo romanzo Padania Blues, c’è uno sdegno che ti prende alla gola e ti coinvolge. Averli tra gli autori di Trema, ma questo sul serio lo dico di ognuno degli autori che ha detto di sì al progetto, per me è un grande regalo.

Sei tra le grandi lettrici della prossima edizione del Premio Calvino, che è centrale per le nuove voci della letteratura italiana.

L’esperienza come lettrice del Premio Italo Calvino è davvero bella e la sto prendendo con molto entusiasmo, non posso dire una parola di quello che succede dietro le quinte se non che c’è molta professionalità e attenzione dietro a ogni lettura, che niente viene tralasciato, che ogni testo viene preso in considerazione sul serio.

Curatrice editoriale, grande lettrice, insegnante di scrittura creativa ma anche scrittrice: sei al lavoro sul tuo secondo romanzo?

Sì sto lavorando ormai da tre anni al secondo romanzo. Sono lenta non ho mai avuto l’ambizione di scrivere un romanzo all’anno, non ne sarei capace. Ho preso le varie versioni del romanzo e più volte le ho strappate e buttate, ora mi sembra di aver trovato la strada. Come al solito ci si sente inadeguati quando si scrive ma non rispetto a quello che il romanzo rappresenterà o meno per chi vorrà leggero, ma inadeguati rispetto a quella perfezione testuale che è solo nella testa e che le frasi sul foglio non coglieranno mai. Per il resto sul mio approccio alla scrittura posso dire solo che è tutto tranne che tiepido, ecco le cose tiepide mi fanno schifo, quelle cose in cui si procede con cautela, con la paura di non scontentare nessuno, non fanno per me.

Qualche consiglio di lettura per il 2022?

Come prima cosa c’è da dire che a marzo uscirà Grazie Chanchúbelo di Alberto Laiseca, una raccolta di racconti inediti in Italia, tradotti da Loris Tassi per Wojtek c’è bisogno di aggiungere quanto questa cosa mi emozioni? Per il resto aspetto di avere il tempo di leggere libri che ho già preso, perché come tutti accumulo e sono in ritardo con le letture. Così senza pensarci troppo, dopo aver letto lo strepitoso Pong di Sibylle Lewitscharoff, vorrei ora leggere Il miracolo di Pentecoste perché sento di volermi immergere in libri così, che sfiorano le altezze ma con un tocco lieve e magistrale. Li ha tradotti Paola Del Zoppo e sono usciti per Del Vecchio, e li consiglio. Vorrei leggere un nuovo romanzo di Elfriede Jelinek, e invito a scoprire anche il suo teatro, perché chi scrive come lei? Poi voglio anche consigliare un romanzo come La fuga dei corpi di Andrea Gatti (Pidgin Edizioni) è da leggere. Infine ho aspettato e tanto Teoria della prosa di Ricardo Piglia, tradotto da Loris Tassi per Wojtek, nella collana Ostranenie, e vi direi di leggere Piglia in generale. E voglio leggere ancora libri di James Purdy, per favore, ne voglio altri. Voi potete leggere quelli che sono usciti per Racconti edizioni.

Premio Strega e Premio Campiello sono oggi i maggiori riconoscimenti nazionali, premi importanti che più di altri riescono a muovere il mercato del libro. Quello che c’è – compreso per esempio il rituale delle classifiche di qualità de L’indiscreto – può bastare per orientare un lettore?

La classifica di qualità può far uscire titoli interessanti e può mettere in risalto case editrici fantastiche che magari non hanno molta visibilità, ricordo che una volta ci finì dentro Cronopio, che apprezzo moltissimo e che non è così conosciuta. Però più che ai premi e alle classifiche credo nei momenti in cui ci si incontra e si condividono letture, interpretazioni, fissazioni letterarie. Mi piacciono gli eventi intorno a un libro, anche quelli piccoli e messi su con poco. Questa estate sono stata invitata da “Verde rivista” a Collisioni un piccolo festival letterario, oppure penso a La notte bianca del racconto organizzata da Bookish e Racconti edizioni. In queste occasioni abbiamo parlato di libri, bevuto, chiacchierato. Non ci sono state targhe o premi da distribuire, è stato bello. Ora, ci tengo a dirlo, Pasto nudo e “Verde rivista” a Roma hanno organizzato Leggere tutto Works, un reading perpetuo che si ripeterà ogni venerdì sera da Pasto nudo (a Roma, zona Centocelle) finché non sarà stata letta tutta l’opera di Vitaliano Trevisan. Ecco, cose così hanno un valore che va oltre il premio.

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