Elisabetta Sgarbi: “Il vero problema sono i lavoratori dello spettacolo, non il caso Fedez-Rai”
Due film – Extraliscio. Punk da balera in giro per festival internazionali e Vaccini. 9 lezioni di scienza, approdato di recente su Nexo – i libri con la casa editrice, la musica e, naturalmente, la sua creatura, la Milanesiana, che l'11 maggio sarà presentata al pubblico, come uno degli eventi che segnano la ripartenza della stagione dei festival nell'Italia post Covid-19. Elisabetta Sgarbi, publisher de La nave di Teseo, ha risposto alle nostre domande, dal delicato rapporto tra scienza e democrazia, a quello su comunicazione e potere, passando per il caso Fedez-Rai e sulla situazione del mondo della cultura dopo l'arrivo della pandemia.
Iniziamo da Vaccini. 9 lezioni di scienza. Un tema importante che emerge dal suo lavoro è la comunicazione riguardo a questo tema così rilevante oggi. Questione che pare avere a che fare, oltre che con la scienza, con la democrazia nel suo complesso. È così?
Assolutamente. Il film – che ora si può vedere sulla nuova piattaforma Nexo PLUS – tenta di pensare questo tema nella complessa rete in cui ogni tema “pubblico” è immerso. Per questo ho chiesto non solo a scienziati e medici di tenere la propria “lezione” – e ci mancherebbe altro – ma anche a filosofi come Massimo Cacciari e Emanuele Coccia, e a una semiotica che indaga il mondo dei media come Anna Maria Lorusso. Il tema dei vaccini incrocia anzitutto il ruolo e l’autorevolezza del discorso scientifico in una società in cui chiunque può spacciarsi per scienziato; e poi, naturalmente, la paura dell’altro, del diverso: in fondo, sin dall’invenzione del vaccino vaiolo, i no vax adducevano come motivo di contrasto il pericolo della mescolanza: sono molte le vignette di uomini che diventavano mucche.
Sempre sul tema democrazia, di recente, La nave di Teseo ha pubblicato il libro Gli uomini di Putin di Catherine Belton sugli oligarchi russi, testo che oggi in Gran Bretagna è minacciato da diversa cause legali. Da editrice e da autore, crede che la libertà di espressione oggi sia in pericolo?
Guardi, io non discuto il diritto di opporsi, anche in tribunale, e dire "Non è vero quanto scrivi, e ho le prove". Ma quando un gruppo di multimilionari chiede milioni di risarcimento per una indagine condotta così seriamente, all’autore e all’editore, non va bene. Non è un confronto ad armi pari, perché la paura di un risarcimento genera la decisione che è meglio non pubblicare, neppure notizie vere. Ho espresso pubblicamente la mia solidarietà a Catherine e a Harpercollins UK. E questo dovrebbe essere un caso politico, non bisogna lasciare soli gli autori e gli editori. Il Governo inglese dovrebbe entrare nella partita.
Circa la libertà di espressione, dopo l'ultimo Sanremo lei è stata protagonista di una diatriba con Mara Venier e con la Rai per quella che ha definito una "mancanza di riguardo nei confronti degli Extraliscio a Domenica In". In questi giorni, invece, a tenere banco è il caso Fedez-Rai. Il rapporto tra comunicazione e potere politico sta cambiando?
Per il caso Fedez mi sembra che Salini abbia chiesto scusa pubblicamente. Per il mio caso con la Venier sia lui, sia il Direttore di Rai Uno mi hanno chiesto scusa in privato, ma non pubblicamente. Quindi noto il salto di qualità. È un chiaro cortocircuito mediatico. Mi auguro che Fedez abbia verificato che i consiglieri leghisti citati abbiano veramente detto quanto Fedez gli attribuisce. Sono frasi orrende che, se sono state veramente pronunciate, andavano stigmatizzate. Devo comunque osservare che Fedez ha monopolizzato l’attenzione dell’intero festival, a danno di un'attenzione che avrei preferito andasse agli altri artisti che si sono esibiti. Avrei preferito si parlasse più di lavoro e di musica. Ma l’artista è libero e sono cose che capitano.
Editore, scrittrice, autrice, regista, organizzatrice di eventi culturali: come riesce a tenere tutte queste anime in equilibrio?
Lavoro molto. Cerco di dilatare il tempo, di non farmi imporre i vincoli delle 24 ore. Dormo poco. Ho persone validissime che lavorano con me. Sono stata educata da una madre che spostava i limiti del possibile sempre più in là. Guardi mio fratello Vittorio, che fa molte più cose di me. Deve essere anche un fatto genetico.
A proposito di suo fratello, di recente ho letto una sua intervista in cui ha dichiarato che lo vedrebbe bene al ministero della cultura.
Sì, penso sarebbe un buon Ministro, per competenza e sensibilità e conoscenza delle istituzioni. E penso che, in un ruolo del genere, controllerebbe anche di più le sue reazioni. Insomma, scherzando ma non troppo dico che dovrebbero alternarsi centrodestra e centrosinistra, Vittorio e Dario Franceschini.
Qual è la sua opinione del lavoro di Franceschini al ministero della cultura, in particolare con l'arrivo della pandemia?
È evidente che i musei, i teatri e i cinema non potevano essere aperti, mentre chiudevano realtà imprenditoriali e non analoghe, ad esempio scuole e università. Inoltre, Franceschini non è solo Ministro della Cultura, ma una figura politica determinante per gli equilibri dei Governi che si sono succeduti durante la pandemia. Però non credo sia giusto parlare della attività di questo o quello, o se è stato giusto chiudere questo o quello. Bisogna guardare la situazione nel suo complesso.
E il suo giudizio complessivo qual è?
Nel complesso do un giudizio negativo su come l’Italia ha gestito la pandemia, nella assoluta impreparazione: la soluzione unica è stata la chiusura, che però è una extrema ratio, con grave danno di tutti e tutto. Tracciamenti, medicina di prossimità, salvaguardia delle categorie più a rischio, regolamentazione dei trasporti pubblici, chiusure mirate, per segmenti: tutto questo è mancato, e quindi abbiamo solo saputo chiudere e dare, per quanto possibile, ristori, che però graveranno sul nostro futuro. E poi una quantità di norme irragionevoli che non possono essere spiegate e quindi non facilitano il loro rispetto e anzi creano risentimenti. E la stessa approssimazione, europea e non solo italiana, c’è stata sui vaccini. Su questo punto, la penso come Luca Ricolfi, come ha scritto ne La notte delle ninfee. Poi, io appartengo a una categoria fortunata, perché a parte i due mesi iniziali di lockdown le librerie sono rimaste aperte. Ma anche qui si sono create fratture importanti e gravi che ancora non sono state adeguatamente sottolineate tra librerie fisiche e e-commerce.
Prossimi progetti?
L’11 maggio la conferenza stampa della Milanesiana, che quest’anno sarà un viaggio in Italia ancora più lungo. Il 14 giugno uscirà nelle sale, finalmente, il mio film Extraliscio Punk da balera. E poi tanti bei libri da pubblicare e sostenere.