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Elio Vittorini, un nuovo libro lo ricorda a 50 anni dalla sua morte

Elio Vittorini, a mezzo secolo dalla sua scomparsa, è ricordato da Einaudi con un nuovo libro “Le lettere 1952-1952”. Un intellettuale brillante e a volte scomodo che più che mai in questo momento storico di decadenza intellettuale e morale andrebbe riscoperto.
A cura di Silvia Buffo
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elio vittorini
Elio Vittorini- Siracusa, 23 luglio 1908 – Milano, 12 febbraio 1966

Vittorini è fra i personaggi più scomodi della letteratura proprio per la sua forte eticità, che naturalmente emerge nei suoi memorabili romanzi come Il garofano Rosso, Conversazioni in Sicilia, Uomini e no. Ha trascorso una vita a promuovere la cultura anche in ambito editoriale: in tal senso un forte successo lo ebbe con la collana per Einaudi I gettoni con cui negli anni '50 lanciò molti nuovi intellettuali, e il mondo della letteratura non potrà scordare il vento di novità che le sue riviste Il Politecnico a Il menabò produssero in ambito culturale, edificando un mondo nuovo e di riferimento per i letterati del tempo.

Il '27 non fu solo un anno importante dal punto di vista letterario ma anche sentimentale poiché Vittorini sposò Rosa, sorella di Salvatore Quasimodo. Aveva già da un po' iniziato a scrivere articoli e pezzi narrativi che inviò a Curzio Malaparte, per poi pubblicarli sulla rivista "Conquista dello Stato" e nel 1927  esordì narrativamente con il suo primo importante scritto narrativo, "Ritratto di re Gianpiero", che gli venne pubblicat da La Fiera Letteraria. Ma

Vittorini è fra coloro che credettero nell'impegno degli intellettuali e nel cambiamento del nostro paese, come anche Vasco Pratolini, aderendo in prima persona alla Resistenza e costruirono una letteratura dalla forte impronta morale. Nel 1929 iniziò sulla rivista Solaria e sull'Italia Letteraria non esitò a denunciare la letteratura italiana di provincialismo. Vittorini aveva il senso del dovere morale, desiderava una letteratura libera e incorruttibile.

Sarà sempre ricordato come antifascista e il l 1942 è l'anno in cui lo scrittore si avvicinò al Partito Comunista Italiano clandestino e partecipò attivamente alla Resistenza, nonostante aderì al convegno degli intellettuali nazisti di Weimar promosso dal ministro della propaganda Joseph Goebbels, da cui non tardo a dissociarsi. A Milano nel '45 diresse l'Unità e fu da lì a poco dopo aver scritto il suo celebre romanzo Uomini e no che fondò la rivista di cultura contemporanea Il Politecnico.

Un intellettuale dal forte senso etico ma al tempo stesso dell'evoluzione del pensiero intellettuale e del cambiamento, ed è così che la pensava sui vecchi e stanti doveri morali:

Non proviamo più soddisfazione a compiere il nostro dovere, i nostri doveri… Compierli ci è indifferente. Restiamo male lo stesso. E io credo che sia proprio per questo… Perché sono doveri troppo vecchi, troppo vecchi e divenuti troppo facili, senza più significato per la coscienza.

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