Elio ricorda l’ex musicista degli EELST Feiez: “Morì davanti a noi e portò via un pezzo di me”
Stefano Belisari meglio conosciuto come Elio di Elio e Le Storie Tese in una lunga intervista al Corriere ha ricordato il collega e caro amico Feiez, parte del gruppo, morto nel 1998 a seguito di un malore improvviso, un aneurisma. Il dolore della perdita è ancora vivo oggi, "se n'è andato un pezzo di me", ha commentato. Il cantautore ha poi parlato del figlio Dante, affetto da autismo, il cui futuro oggi gli appare incerto.
Il ricordo della morte di Feiz
Il giorno più brutto vissuto per Stefano Bellisari alias Elio risale al 1998, a quando è morto Feiez, suo ex collega, musicista e corista del gruppo: "Era davanti ai nostri occhi. Non so a quanti sia capitato di vedere morire così un amico, qualcuno con cui hai condiviso giorni, sogni, speranze, rabbie. Lui aveva 36 anni. Quando crollò, suonando, ebbi la sensazione che se ne fosse andato un pezzo di me, che nulla sarebbe stato più come prima". Feiez, pseudonimo di Paolo Panigada, morì mentre stava suonando Rockin' in Rhythm di Duke Ellington: "Accadde il 23 dicembre e ricordo l’atmosfera surreale di quei giorni, tra lutto e festa, con i doni e le cene mischiate alla morte di un tuo amico. Tutto surreale. Ma purtroppo tutto vero".
L'autismo del figlio Dante: "Non riesco a immaginare il suo futuro"
Elio ha parlato del figlio Dante, oggi 14enne, affetto da autismo. Nato nel 2009 insieme al fratello gemello, Ulisse, i genitori si accorsero sin da subito che c'erano alcune anomalie comportamentali: "Ce ne siamo accorti molto presto. È stata mia moglie a percepire delle anomalie nel comportamento di Dante. Io la consolavo, le dicevo che tutto si sarebbe normalizzato. Ma noi abbiamo due gemelli e le differenze, nel percorso di crescita, si vedevano nettamente. È stato difficile trovare qualcuno che sapesse farci una diagnosi chiara e che ci indirizzasse. Non esiste un numero di telefono a cui rivolgerti, un indirizzo dove andare. Ti rendi subito conto che l’autismo di un figlio si coniuga con la assoluta solitudine dei genitori. E questo vale per ogni tipo di disabilità". Ha ricordato che il figlio aveva "un’attenzione ossessiva per le trottole, attenzione per le cose e non per le persone", e la reazione fu di assoluto sconforto.
È tutto incerto, la prima reazione è lo sconforto. Sono sincero: è la paura, la disperazione. Manca tutto, credimi. Manca tutto. Manca un protocollo che una mamma e un papà possano seguire, che funzioni da bussola in quel maremoto. Devono cercare con il lanternino, da soli, nel dubbio di non aver trovato persone e soluzioni giuste.
Difficile per Stefano Belisari immaginare il futuro del figlio: "Da una parte è un incubo, la sua solitudine quando noi non ci saremo, dall’altra un sogno, quello di una vita libera e indipendente", le parole.