"Puntare a un turismo intelligente, di qualità, ma non elitario, più ecologico e di prossimità. L'era delle opere d'arte sfondo per i selfie è destinata a tramontare…". Così Eike Schmidt, dal 2015 direttore delle Gallerie degli Uffizi di Firenze, carica rinnovata con secondo mandato nel 2019. Lo storico dell'arte tedesco, che prima di tutti in Italia ha avviato la stagione degli ingressi flessibili, volti a contenere il turismo mordi e fuggi (ne parlavamo già nel 2017 qui), elenca le parole chiave che guideranno la riapertura del più importante museo italiano nella Fase 2 e per il futuro a lungo termine.
Come cambierà la vita delle Gallerie degli Uffizi nella Fase 2?
Attraverso una fruizione diversa rispetto al passato. I nostri musei hanno il diritto di rivendicare i risultati raggiunti, ma adesso hanno l'obbligo di immaginare un futuro diverso. Innanzitutto rispettando le linee guida che ci saranno comunicate dal Governo, a partire dal distanziamento sociale per arrivare al numero di persone all'interno delle sale, passando per la pulizia e la sanificazione degli ambienti, oltre alla messa a punto definitiva del "saltacode" che avevamo già sperimentato per altri usi in passato.
Guardando più in là, come immagina il museo del futuro?
Con un pubblico più consapevole, composto meno da viaggiatori internazionali e più da cittadini e residenti, di carattere regionale. Credo molto anche in un turismo interregionale, in grado di coinvolgere il pubblico che può spostarsi con maggior facilità, senza grandi viaggi. Sarà un turismo più ecologico, ma non meno significativo.
Tuttavia gli Uffizi sono il simbolo per eccellenza del turismo internazionale. Non sarà facile cambiare.
Sì, prima della pandemia contavamo turisti provenienti da cento paesi diversi. È stato e sarà un duro colpo, ma l'unica possibilità che abbiamo davanti è cambiare, non tornare a vecchi modelli. Non possiamo immaginare di godere di rendite passive. Tuttavia da storico dell'arte, ma anche da da direttore, intravedo delle opportunità in questa situazione.
Quali?
Accrescere il livello delle conoscenze delle persone che visiteranno le Gallerie in futuro. Le possibilità offerte da un turismo più lento e consapevole, dove ci si sposterà di meno e meno freneticamente, sono diverse e andranno colte tutte. Sono consapevole del fatto che gli Uffizi sono e dovranno restare un museo di massa, ma allo stesso tempo è giunta l'ora di fermare un modo superficiale di far cultura. In passato molte persone entravano per farsi un selfie, usando come sfondo opere celebri, per poi andarsene senza portare via dagli Uffizi nessun patrimonio di conoscenza. Immagino un futuro che vada esattamente nella direzione opposta. Mi consenta una battuta: tra non molto il selfie diventerà un artefatto fuori moda.
Meno superficialità e più conoscenza.
Dobbiamo chiederci in che modo, ciascuno per il ruolo che occupa, può rendersi utile per il resto dell'umanità. Quindi la mia domanda è: in che modo gli Uffizi possono esserlo in un contesto dove ci muoveremo di meno e, si spera, ci porteremo dietro qualcosa in più?
Sta parlando di rivedere decenni di politiche turistiche…
La pausa forzata ci impone di riflettere e sperimentare nuovi modi di fare turismo. Paradossalmente, in una fase in cui gli introiti sono zero, possiamo permetterci di ripensare quello che, per pigrizia e convenienza, fino a pochi mesi fa non riuscivamo a mettere in discussione. Pensiamo al caso di Firenze, città che vive di turismo. Per anni abbiamo assistito a un mercato al ribasso, che ha schiacciato l'offerta di medio livello, ma di qualità, allargando la forbice tra turismo d'élite e quello low cost, ma di scarsa qualità.
Potrebbe voler dire alzare i prezzi…
Non credo che un turismo di migliore qualità debba rendere proibitive le tariffe: deve costare il giusto. C'è tutto un mondo di lavori precari nel settore, completamente schiacciati dalla crisi, che bisogna far ripartire su nuovi basi. Bisogna mettere la parola fine sul turismo selvaggio.
Ha già in mente come fare per sostenere, da direttore del museo più importante d'Italia, questo percorso?
Dobbiamo lavorare tutti insieme: istituzioni culturali, classe dirigente, albergatori, ristoratori, vettori del trasporto pubblico e privato, guide turistiche storici dell'arte, restauratori, per offrire nuove forme di esperienza condivisa della bellezza. Penso a percorsi tematici interregionali, al connubio tra arte e natura che solo l'Italia può consentire a un livello così alto, in termini numerici e di qualità. Bisogna allargare il campo della fruizione dell'arte a categorie finora ai margini come le persone con disabilità, attraverso percorsi specifici per ipovedenti, disabili fisici e psichici, ma anche più approfonditi di come si è fatto finora per i normodotati.
Crede sia uno scenario realizzabile?
Non c'è scelta. O lo creiamo collaborando tutti insieme, oppure lo faranno gli altri, in altri Paesi, e l'Italia perderà il treno della ripartenza. Gli alberghi non torneranno a riempirsi come prima solo perché impareremo a convivere col virus.
Intanto il 18 maggio, nelle intenzioni del Governo, potreste riaprire…
Il ministero ci comunicherà modi e tempi della riapertura, dopo aver analizzato i dati epidemiologici. Noi ci stiamo attrezzando secondo le modalità previste. Siamo pronti.