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Egitto, scoperta la tomba di una sacerdotessa: sulle pareti, delle scimmie ballerine

Una scena curiosa, quella raffigurata sulla tomba della sacerdotessa Hetpet: scimmie che ballano di fronte ad un’orchestra. La tomba risale a 4 mila anni fa, e per gli archeologi è stata la prima scoperta dell’anno.
A cura di Federica D'Alfonso
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Sulla tomba della sacerdotessa, delle scimmie ballerine.
Sulla tomba della sacerdotessa, delle scimmie ballerine.

Frenetiche attività quotidiane e scimmie ballerine: è questa la scena che una squadra di archeologi si è trovata dinanzi quando ha riaperto, dopo 4 mila anni, una tomba appartenuta ad una sacerdotessa della dea Hator. Il sepolcro è stato rinvenuto accanto alla piramide di Chefren, in un cimitero faraonico ad ovest del Cairo, e l’annuncio ufficiale della scoperta è stato fatto nella giornata di ieri. Una scoperta che ha stupito gli studiosi per la particolarità delle scene dipinte nella tomba: una scimmia che balla davanti ad un’orchestra, mentre un’altra è intenta a raccogliere frutta.

L’esistenza del complesso di sepolture era già nota da tempo, ma gli scavi sono ricominciati solo da pochi mesi grazie al lavoro dell’archeologo Mostafa Waziry. La tomba sarebbe appartenuta ad una donna, Hetpet, sacerdotessa della dea Hator: non si conoscono ulteriori dettagli sulla defunta, ma la tomba con ogni probabilità rivestirà un’importanza fondamentale nel ricostruire la sua storia. Di sicuro si tratta di un personaggio di rilievo: doveva essere molto importante in vita, in quanto il suo prestigio non è legato ad uno sposo o a una figura maschile.

Il suo nome è avvolto nel mistero: l’appellativo “Hetpet” nel linguaggio dell’antico Egitto vuol dire “offerente”, e veniva utilizzato frequentemente per indicare le “donne delle offerte”, ovvero le sacerdotesse votate al culto della dea della bellezza. “Hetpet” è anche l’appellativo spesso rivolto alla stessa dea Hator.

Perché le scimmie?

Nell’antico Egitto gli animali rivestivano un’importanza fondamentale sia religiosa che nella vita quotidiana. Alla dea Hator era associata la mucca, in quanto simbolo di fertilità e amore. Nella mastaba però compaiono numerosissime raffigurazioni di scimmie danzanti perché, insieme ai babbuini, erano considerati animali domestici alla stregua di cani e gatti: erano gli unici animali ammessi nelle abitazioni, in quanto ritenuti simbolo di amore e fertilità e quindi direttamente collegati al culto della dea Hator. Il babbuino inoltre era considerato l’incarnazione del dio Thot, divinità della saggezza e inventore della scrittura.

La mastaba, contrassegnata con il codice "G9000", è composto interamente da blocchi di calcare e pareti in mattoni di fango. Un lungo corridoio conduce ad una cappella di purificazione e ad una zona riservata alle offerte per l’aldilà. Le pareti, perfettamente conservate, hanno dell’incredibile: i colori sono ancora chiaramente visibili e, insieme a numerose scene di vita quotidiana, raffigurano delle scimmie che danzano di fronte ad un’orchestra. Insieme a loro uomini e donne, intenti a pescare, cacciare e coltivare campi, attività simboli di fertilità e abbondanza.

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